Bologna, 17 settembre 2024 – La cronaca recente ci porta a tornare su un argomento che Cavallo Magazine ha già più volte affrontato: la West Nile.
All’inizio di settembre tra Sassano e Monte san Giacomo, in provincia di Salerno, è stato rinvenuto un cavallo morto. Per stabilire la causa del decesso, il servizio veterinario dell’Asl di pertinenza ha predisposto gli accertamenti necessari di cui pochi giorni fa sono stati resi noti gli esiti.
Il cavallo sembrerebbe sia stato colpito da West Nile, un virus che si sta facendo sempre più strada anche in Italia e contro il quale la profilassi vaccinale sembra essere l’arma più efficace.
Mentre i sindaci campani di Sassano, Domenico Rubino e di Monte San Giacomo, Angela D’Alto, hanno invitato la cittadinanza a comportamenti responsabili di prevenzione delle punture di zanzara, chiedendo di segnalare carcasse di animali agli enti competenti, le autorità stanno collaborando per monitorare la situazione e implementare misure di controllo per limitare la diffusione del virus.
Come spesso accade in questi casi, un ruolo chiave lo gioca la corretta informazione che, a sua volta, induce ad altrettanto corretti comportamenti.
A tale proposito, riportiamo una nota della Federazione Nazionale Ordine dei Veterinari Italiana (Fnovi) apparsa sul sito fnovi.it inviata all’attenzione del prof. Bassetti per fare chiarezza rispetto alle dichiarazioni riportate in una intervista del celebre virologo ligure sulla West Nile che si sta diffondendo, soprattutto in provincia di Salerno, sia tra gli uomini sia tra gli animali.
“La malattia non arriva all’uomo tramite contatto con il cavallo, bensì, entrambi rappresentano ospiti a “fondo cieco” e non rappresentano, anche da positivi, una fonte di infezione per altri uomini o animali. Infatti, il virus West Nile, un Flavivirus, in natura compie un ciclo endemico (trasmissione zanzara-uccello-zanzara) che prevede l’infezione di zanzare ornitofile (Culex modestus e Culex pipiens, vettori) infettate durante un pasto di sangue su uccelli viremici, questi ultimi considerati ospiti amplificatori o serbatoi. Il virus West Nile, una volta ingerito dalla zanzara si diffonde e moltiplica nel suo organismo localizzandosi a livello delle ghiandole salivari per poi essere trasmesso ad un altro uccello. Le zanzare così infettate, possono pungere ospiti accidentali, come il cavallo, l’uomo ed altri mammiferi (ciclo secondario o ciclo epidemico), che possono manifestare o meno una sintomatologia clinica.
L’essere umano, gli equidi e altri mammiferi sono considerati ospiti accidentali a fondo cieco, dove il virus non raggiunge in circolo concentrazioni sufficientemente elevate da infettare i vettori e, pertanto, il ciclo di trasmissione non riesce a perpetuarsi. La FNOVI pone l’accento sul ruolo del Sistema Sanitario Nazionale e della professione Veterinaria attiva nell’attuazione del Piano nazionale prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025.
I cambiamenti climatici, la presenza di vettori portatori di nuove malattie (Dengue fever, West Nile Virus, Lyme disease) rappresentano una sfida importante per il prossimo futuro: c’è bisogno di una strategia preventiva ben strutturata e articolata fra i vari professionisti della salute”.
Un allarme da non sottovalutare
Dopo le raccomandazioni alla sorveglianza attiva sulle zanzare e sugli ambienti di scuderia delle Asl di diverse regioni, dalla Sardegna al Veneto all’Emilia solo per citarne alcune, e dopo i più recenti casi di trasmissione all’uomo di Medolla (MO) e nell’oristanese, la presenza della West Nile non può più essere ignorata. Soprattutto per quanto riguarda i cavalli l’invito a vaccinare è pressoché d’obbligo. In primis per tutelare la salute dei cavalli stessi e in seconda battuta per arginare la diffusione del virus.
Per il virus West Nile, nel 2023, i Paesi dell’UE hanno segnalato 713 casi umani acquisiti localmente in 123 diverse regioni di nove paesi. Ventidue di queste regioni sono state segnalate come luoghi di infezione per la prima volta nel 2023; e sono stati segnalati anche 67 decessi. Il conteggio dei casi segnalati è inferiore a quello del 2022, con 1.133 casi umani, ma il numero di regioni colpite è il più alto dal picco del 2018, indicando un’ampia circolazione geografica del virus. (Fonte Anmvi)