Era stato annunciato, però ora c’è anche una data: 2 giugno. È esattamente in questa giornata che i cavalli addetti al traino dei feretri dei soldati che vengono seppelliti con tutti gli onori ad Arlington riprenderanno servizio.
Il tutto dopo circa tre anni di stop in cui l’intero reparto è stato letteralmente ‘rivoltato come un calzino’.
A causa di una gestione pessima e di una totale ignoranza rispetto ai cavalli infatti si era arrivati a una vera e propria forma di maltrattamento di quelli che, a tutti gli effetti, sono considerati dei membri dell’esercito statunitense.
Cattiva gestione, mancata attenzione all’alimentazione, pessimo stato dei finimenti avevano condotto alcuni soggetti perfino alla morte, creando una casistica numerica che ha fatto suonare un serio campanello d’allarme. Richiamando l’attenzione dei vertici militari e portando all’adozione di contromisure strutturali molto ferme.
Formazione e benessere
Al reparto dei cavalli di Arlington sono stati inviati esperti che hanno rimesso la situazione ‘in bolla’. Hanno riformato i soggetti più anziani o compromessi fisicamente, ripensato i pesi e i traini dei cavalli, la loro alimentazione e il loro allenamento. Sono stati perfino riconsiderati gli spazi dei loro paddock e i foraggi. E, soprattutto, è stato formato nuovo personale con maggiori competenze rispetto ai cavalli e ai loro reali bisogni.
Insomma, una bella rivoluzione. Che in poco meno di tre anni ha rimesso in piedi uno dei servizi più rappresentativi dell’esercito americano.
Un servizio che vale
Senza voler sminuire la seppur giovane tradizione statunitense, il servizio dei cavalli di Arlington ha un valore… anche in dollari. Nel 2022 l’Esercito ha investito oltre 1 milione di dollari e, secondo fonti ufficiali, quest’anno si parla di un investimento di dieci volte tanto.
Dal 2 giugno entreranno in servizio tre squadre addestrate appositamente per le funzioni, composte ciascuna da 11 cavalli. Per le funzioni, ogni squadra avrà sei cavalli addetti al traino del feretro, un cavallo montato e uno, idealmente il cavallo del milite defunto, senza cavaliere, così come vuole il protocollo. Gli altri tre sono di riserva. Gli undici cavalli di ciascuna squadra lavoreranno a rotazione, in modo da condividere l’onere del servizio.
La turnazione si è resa necessaria in quanto c’è richiesta per almeno 30 funzioni alla settimana e proprio in virtù dell’enorme numero, l’Esercito sta valutando un incremento degli effettivi a quattro gambe a 100 unità.
Va ricordato che hanno diritto a questo particolare rito funebre tutti i soldati caduti in azioni di guerra, coloro che hanno ricevuto la Medaglia al Merito nonché coloro che negli ultimi due anni hanno preferito aspettare che venisse reintrodotto il funerale con i cavalli per dare definitiva sepoltura ai propri congiunti.
Oltre a questa élite militare, il servizio funebre con i cavalli di Arlington ha anche il compito di accompagnare i presidenti degli States. Così come è successo lo scorso gennaio quando, all’età di 100 anni, è scomparso il trentanovesimo presidente Usa Jimmy Carter.