Bologna, 6 gennaio 2021 – Qual è il compagno di viaggio giusto per i Re Magi? La teoria si divide tra cammelli e cavalli. Oggi i tre signori fanno il loro ingresso nel presepe e se la nostra adesione va a quello popolare napoletano, la scelta va ai cavalli. Rigorosamente con i mantelli di tre diversi colori per rispettare una forte simbologia.
Per approfondire l’argomento, siamo ricorsi a una indagine tra presepisti very very professional.
Prima di addentrarci nella materia, un piccolo chiarimento terminologico è d’obbligo. In genere si parla indifferentemente di “cammelli”, ma gli animali che si vedono sul presepe sono per lo più “dromedari”. La differenza sta nel numero delle “gobbe”, che per i cammelli sono due, mentre i dromedari ne hanno una sola.
Le gobbe non sono l’unica differenza tra i due animali. Ponendo attenzione all’etimologia, cammello è una parola che, attraverso il greco e il latino, deriva da una lingua semitica, mentre dromedario è parola greca, che indica la qualità di questo animale di essere un buon “corridore” (la radice drom– si trova, per esempio, in ippodromo, “luogo dove corrono i cavalli”, e simili).
I Re Magi sui cammelli sono i protagonisti di una bella filastrocca di Daniela Cologgi e Paola Serafino, che inizia proprio così: I Re Magi sui cammelli, coi turbanti e coi mantelli…
Nell’immaginario collettivo, infatti, i Re Magi, poiché vengono dall’Oriente, sono collegati al gibboso animale e su queste cavalcature sono rappresentati il più delle volte in raffigurazioni non solo presepiali.
Naturalmente chi fa un presepe di tipo “palestinese”, cioè ambientato in Palestina e popolato da personaggi che a quei luoghi si rifanno, dovranno dare la preferenza ai Re Magi seduti sulla gobba del dromedario, come, per esempio, nelle belle statuette del presepe Del Prado, opera dello scultore spagnolo José Luis Mayo.
Sul presepe napoletano del Settecento di tipo “colto”, o borghese, si incontrano i Re Magi anche su cavalli, ma nel loro corteo vi sono dromedari e cammelli. Il corteo dei Re Magi, in effetti, riproduce quelle splendide ambascerie inviate nel Regno di Napoli, uno dei maggiori Stati Europei dell’epoca, da parte dei paesi dell’Africa e del Vicino Oriente, Turchia compresa.
Questi cortei, con i loro personaggi esotici, con le loro bestie pressoché ignote in Europa, non mancavano di incuriosire e meravigliare, al loro passaggio per le vie della città partenopea, i napoletani di tutti i ceti. Compresi gli artigiani di S. Gregorio Armeno che, modellando le statuine, indicavano i Re Magi come “i mongoli”. Con più esattezza si sarebbero dovuti definire “turchi”, approssimazione del resto non grave, poiché “mongoli” e “turchi” fanno parte della stessa etnia.
Qualche artigiano, per maggiore aderenza alla realtà, ha voluto anche montare i Re Magi su tre diverse cavalcature, per indicare la provenienza da tre diverse regioni: un cavallo, un dromedario, un elefante.
Nell presepe napoletano di tipo popolare, i Re Magi sono rigorosamente montati dunque su cavalli, il cui colore è anch’esso rigorosamente indicato dalla tradizione: uno dal pelo rosso-bruno (baio), uno bianco (grigio) e uno nero.
La scelta non è casuale. Infatti, gli elementi del presepe popolare appartengono tutti alla vita reale. I personaggi stessi sono persone reali che si incontrano quotidianamente e che tuttavia rivestono anche un particolare valore di simbolo. Come riconoscere e come interpretare il simbolo è opera che presuppone un lungo studio e un lungo amore.
Il cavallo è un animale con duplice valenza: tellurica (o ctonia, cioè “terrestre”), ma anche celeste.
Il cocchio di Plutone che esce da una spaccatura della terra per rapire la bionda Proserpina è tirato da cavalli; ma anche il cocchio di Helios, il “Sole”, è trainato da cavalli nel suo viaggio da Oriente verso Occidente.
I tre colori, nero, bianco, rosso, alludono sia alle tre fasi della “Grande Opera” dell’Alchimia, sia alle tre fasi principali del giorno, la notte, il mezzodì, il tramonto. Nelle statuette popolari, i Re Magi sono ben evidenziati nelle loro tre diverse età e nelle tre diverse etnie, ma non vi è differenza alcuna nel colore delle cavalcature.
Dott.ssa Annalisa Parisi