Modena, 10 marzo 2023 – Un fremito burocratico solleva un po’ di polvere su vecchi ricordi di tempi – e cavalli – che furono.
L’occasione è data dalla pubblicazione, da parte dell’Agenzia del Demanio, del bando per l’affitto di terreni agricoli nelle Valli di San Martino Spino.
Tra i beni compresi nel bando anche il Palazzo di Portovecchio, fulcro dell’allevamento in ogni epoca.
Detta così per chi non è del posto non sembra una gran cosa: ma per chi è della Bassa, e ha sempre amato i cavalli qualche palpito più accelerato si fa sentire.
Perché le proprietà comprese nel bando sono le ultime, nude e vuote vestigia di quello che fu l’ex V Deposito Allevamento Cavalli del Regno d’Italia.
Ma non solo: su questi terreni si allevavano cavalli sin dai tempi dei Romani.
“L’area delle Valli mirandolesi, abitata fin dall’epoca etrusca, era nota da tempi immemorabili per l’allevamento di cavalli di razze pregiate[2]: infatti, un documento storico attesta che il 7 luglio 1461 il duca di Ferrara Borso d’Este si recò a San Martino Spino per acquistare un puledro[3]. Gli allevamenti dei famosi cavalli corsieri[4], villani e zanetti[5], acquistati dalla nobiltà padana,[6] furono gestiti dai Pico, signori del Ducato della Mirandola, dal XV secolo[7] fino alla loro decaduta nel 1711 e in seguito dai duchi Estensi di Modena, che la diedero in gestione ai marchesi Menafoglio”, da Wikipedia
Senza soluzione di continuità, dopo gli Estensi le strutture dell’allevamento vennero acquistate dal Regno di Sardegna e poi da quello d’Italia per uso dell’esercito.
Nel 1956, con la “Riforma dei Depositi cavalli stalloni” furono soppressi tutti e cinque i centri di rifornimento, compreso questo di San Martino che passo in gran parte alla Cooperativa Agricola Odoardo Focherini.
Ma torniamo a noi: ora si riaffittano i terreni agricoli, che solo una quindicina di anni fa avevano visto un ritorno di fiamma dell’allevamento equino grazie a un buon numero di cavalli Bardigiani che avevano ripreso possesso degli splendidi Barchessoni.
Ma cosa sono i barchessoni, si chiederanno quelli nati lontani dalle zanzare e dalla nebbia della Bassa modenese?
Si tratta di strutture affascinanti, pensate e studiate specificatamente per l’allevamento di un grande numero di cavalli: costruiti dal 1824 in poi su progetto dell’architetto emiliano Ercole Cantelli, sono diventati una icona di questa terra.
La loro struttura poligonale a 16 lati, con le falde del tetto a capanna e una piccola torretta centrale sembra, visti da lontano, delle piccole cattedrali. Cantelli aveva disegnato una soluzione nuova e originale, estremamente funzionale agli scopi che doveva raggiungere.
Fornivano ombra e frescura nelle torride estati di queste parti, e riparo dai rigori invernali: un solo buttero poi poteva tenere d’occhio, dal centro del barchessone, a tutti i cavalli che ospitava.
Ma torniamo ai giorni nostri: “Dopo il terremoto del 2012” racconta Anna Greco, animatrice del comitato locale ‘Salviamo Portovecchio‘, “non c’è più alcuna attività specifica svolta. E la situazione dal punto di vista statico-conservativo degli edifici sta davvero deteriorandosi anno dopo anno. Nel 2017 grazie al FAI Bassa Modenese e alla comunità sanmartinese è stato possibile rendere aperto per la prima volta al pubblico la tenuta di Portovecchio, destando interesse con notevole afflusso di pubblico”.
Nel 2020 la comunità si è attivata per partecipare al 10° Censimento dei Luoghi del Cuore FAI.
Il sito Di San Martino è stato primo classificato in provincia, quinto in regione e 139° a livello nazionale su oltre 38.000 siti in gara.
Prosegue Greco: “Il Comitato Salviamo Portovecchio grazie a questo risultato ha potuto ottener dal FAI l’impegno di attivarsi affinché si giunga a mettere in sicurezza e proteggere dalle avversità atmosferiche il Palazzo, vera e propria urgenza. C’è da sperare che arrivino presto notizie positive affinché possano essere fatti passi concreti per scongiurare l’avanzare degli ammaloramenti e dei danni. Sarebbe imperdonabile che andasse persa una così importante testimonianza del nostro territorio”.
Comunque, nel caso: qui il bando riguardante l’affitto dei 67 ettari siti nel comune di Mirandola, provincia di Modena: sarebbe bello tornassero i cavalli, a San Martino in Spino.
Termine per la presentazione delle offerte relative al bando di affitto: 29 marzo 2023 16:00, importo a base d’asta dell’appalto: € 44.600,00