Bologna, 15 giugno 2023 – Dopo l’annullamento del febbraio scorso, causato da un’improvvisa allerta meteo che ha imposto la chiusura dell’Università di Messina, il 13 di giugno si è svolta la giornata didattica dedicata al “Benessere Animale nelle Attività Equestri”, rivolta agli studenti del corso di laurea in medicina veterinaria.
L’evento è stato suddiviso in tre parti. Nella mattinata, Franco Barbagallo, storico collaboratore di Cavallo Magazine, ha svolto una esercitazione teorico-pratica con una sua presentazione multimediale in aula, seguita da una dimostrazione pratica in campo con il suo cavallo Zulù dal titolo “La Formazione delle fondamenta di un cavallo da sella e la sua specializzazione nel trekking professionale per comprensione e non più per coercizione, utilizzando i metodi gentili del trainer Ed Dabney”.
Nel pomeriggio, nell’aula magna dell’Università si è tenuto un workshop a cui hanno partecipato gli studenti, il Direttore del dipartimento di scienze veterinarie prof. Francesco Abbate, l’etologo prof. Michele Panzera, il dirigente FISE Sicilia Mario Roggio, l’allevatore Francesco Russo, nonché Presidente della ARACSI (Associazione Regionale Allevatori Cavallo Siciliano) e Franco Barbagallo.
Vi hanno partecipato 38 studenti in presenza, 40 collegati in streaming dalle altre sedi italiane dell’International Veterinary Student Association, a cura di IVSA Messina. Ha riscosso un notevole interesse su tematiche etologiche e di apprendimento che sono entrate molto nello specifico e nel tecnico, dal momento della nascita di un puledro fino al raggiungimento dei quattro anni fino a una sua utilizzazione professionale specifica, in questo caso nel trekking.
L’iniziativa rientra nei topics di approfondimento didattico in tema di etologia veterinaria e benessere animale per i futuri medici veterinari al fine di fornire conoscenze sull’impatto che le attività equestri dell’uomo hanno su un cavallo e sul come si può e si deve tenere sempre più in conto il suo benessere prima di ogni altra considerazione economica e risultato sportivo.
L’esercitazione teorica in aula
Franco Barbagallo si è avvalso di una sua presentazione multimediale con voce, fotografie e filmati. Ha iniziato con una breve storia dell’addestramento equestre dal più lontano passato fino ai giorni nostri, partendo dai testi di Senofonte e Federico Secondo di Svevia, dall’età d’oro delle arti equestri della Scuola Neapolitana, dell’Accademia della Stella e della Scuola di Versailles, passando per i metodi brutali di cow boys, vaqueros e gauchos fino alla rivoluzione copernicana operata degli indiani d’America e gli influssi di coloro i quali, per primi fra i “bianchi”, hanno cominciato a cambiare rotta nel secolo scorso, fino ad arrivare ai fratelli Dorrance e Ray Hunt, considerati i capostipiti della Natural horsemanship. Ha poi confrontato alcuni aspetti fra i metodi di trainer come Monty Roberts, Pat Parelli e Stan Allen con i quelli “gentili” di Ed Dabney. Ha quindi affrontato il tema della comunicazione con il cavallo, il linguaggio “cavallese” , ovvero il tipo di “comunicazione naturale” da usare con loro per farsi comprendere, le regole di partnership da instaurare, simili a quelle fra un qualsiasi insegnante e alunno, dove al posto di leadership e dominanza si stabilisce un rapporto basato sulla autorevolezza e non sull’autorità, sul reciproco rispetto e fiducia fra insegnante e alunno, con regole precise da rispettare sempre e comunque, a partire proprio dall’insegnante.
La presentazione ha poi introdotto il metodo “gentile” delle “Sei Chiavi dell’Armonia”, ideato da Dabney per costruire “armoniosamente” le fondamenta di un cavallo da sella e quindi il capitolato di addestramento da seguire per “mandarlo all’Università” per specializzarlo nel trekking professionale. La parte conclusiva è stata dedicata alla risoluzione dei problemi “ordinari e difficili” indotti nel cavallo dall’uomo e sul come risolverli ed eliminarli. Infine è stata presentata l’esperienza del “Progetto Azienda Traina”, prototipo “in progress” di un’azienda agricola con un’economia circolare che offre ospitalità, servizi turistici, alleva e addestra i suoi cavalli sin dalla nascita come “si dovrebbe sempre fare”, li impiega per i propri viaggi a cavallo per i suoi clienti e li vende già addestrati a cavalieri “illuminati”.
L’esercitazione pratica in campo
Nel tondino del Centro Equestre esistente all’interno della Università, Franco Barbagallo e il suo amato cavallo Zulù hanno eseguito una dimostrazione sia da terra che dalla sella del metodo di Dabney delle “Sei Chiavi dell’Armonia”. Ha dimostrato praticamente come si costruiscono “gentilmente” le fondamenta di un cavallo da sella per comprensione, senza costrizioni, affinché acquisisca tutti i movimenti di testa, collo, anteriori, posteriori e gabbia toracica necessari per poterlo specializzare poi in qualsiasi disciplina equestre. Hanno destato particolare interesse due aspetti. Il primo è stato l’insegnamento da terra senza sella, avvalendosi solo di una capezza apposita con una corda solidale di 3 metri, di ogni movimento del corpo così che, una volta messa successivamente la sella, tutto diventasse di facile e fluido apprendimento con un cavaliere in groppa.
Il secondo è stato quello dedicato al come ottenere un cavallo davvero “alla mano”, capace di leggere nel cavaliere che lo monta la sua energia alta o bassa, la distribuzione del suo peso, il posizionamento del suo baricentro e di seguire il movimento leggero delle sue mani per muoversi, alle diverse andature, con utilizzi minimalisti e estremamente leggeri di gambe e redini.
Workshop finale
Nell’aula magna della facoltà, il prof. Francesco Abbate ha ricordato come la Università di Messina abbia appena ricevuto l’accreditamento dell’European Association of Establishments for Veterinary Education (EAEVE), annoverandolo fra i migliori dipartimenti di veterinaria d’Europa, ribadendo, in quest’ottica di eccellenza rivolta al futuro, come sia importante che le tematiche del benessere animale debbano essere tenute sempre più in conto dai futuri medici veterinari e non solo per gli equini. Durante il dibattito, seguito a precise domande degli studenti, il professore Michele Panzera ha puntualizzato come l’obbiettivo finale, per quanto riguarda un cavallo da utilizzare nell’equitazione in genere, deve essere quello di assecondare le sue nobili predisposizioni sociali e gregarie avendo sempre come priorità il suo benessere in ogni fase del suo sviluppo. A partire dall’estinzione delle risposte di fuga di tipo neofobico sin dalla nascita, dalle successive fasi di imprinting al seguire, alla successiva fasi di modellaggio comportamentale fino ai tre anni, alla messa della sella, alla costruzione delle sue fondamenta e alla sua specializzazione finale in una qualsiasi disciplina dello sport o nell’escursionismo o in qualsiasi altra delle attività che può svolgere con l’uomo.
Mario Roggio, dirigente tecnico della FISE e Franco Barbagallo, rispondendo a delle domande di studenti, hanno affrontato le diverse problematiche relative al benessere animale negli sport equestri. Roggio si è focalizzato sulle problematiche dell’endurance, una delle quali è certamente il doping, e del salto a ostacoli, dove ancora esiste il problema dell’utilizzo di tecniche di addestramento e allenamento vietate sulla carta ma ugualmente utilizzate. Poi ci sono le problematiche relative ai regolamenti: la FISE ha già un regolamento e un codice di condotta con delle regole di base che sono un buon punto di partenza ma il “grosso del lavoro” lo deve svolgere la FEI, dalla quale dipende (su questo versante, pare che le cose stiano cambiando, come potete leggere QUI) ma anche lo Stato e l’Europa devono fare la loro parte.
Barbagallo ha parlato delle gravi problematiche del dressage, facendo riferimento al libro di Philippe Karl “Le derive del dressage moderno” e a quello di Craig Stevens “Mediterranean Horsemanship” e a quelle del reining, sulle quali ha approfondito negli anni in USA e in Italia. Ha testimoniato come, essendo queste delle specialità dove l’assoluta precisione dei movimenti e delle figure richiedono grande applicazione e ripetitività per esprimerle al meglio, facilmente esse possono diventare estremamente pesanti, stressanti e oppressive per il cavallo. In più, certe regole di associazioni e organi impongono di ottenere risultati “troppo presto e troppo in fretta” e per raggiungerli si usano metodi coercitivi anche molto violenti in allenamento e in riscaldamento pre-gara, quando “nessuno vede”. Non per niente gli americani sono usciti dalla FEI che, giustamente, voleva che le cose cambiassero.
Ha concluso affermando come non poche “nefandezze” si vedano anche nei raduni equestri fra cavalieri della domenica e durante le feste equestri di paese, dove spesso si finisce per scimmiottare i cattivi esempi dei supposti professionisti.
Francesco Russo, in qualità di allevatore di successo, ha puntualizzato come sarebbe importante, anche e soprattutto per gli allevatori, potersi avvalere di una formazione consona che li informi e gli insegni come ottenere soggetti sempre più adatti alla pratica sportiva e/o escursionistica, così che molti di essi possano anche lasciare il mercato, mefitico, della carne. Così da ottenere cavalli che, per struttura, attitudini, carattere, e anche per il tipo di rapporto positivo che si può instaurare con l’uomo sin dalla nascita, soddisfino un mercato in espansione che già oggi pone crescente attenzione, anche in Sicilia grazie a un sempre maggior numero di amazzoni, a un rapporto con gli equini amichevole e non più cretinamente e coercitivamente “macho”.
Franco Barbagallo: l’intervista
Al nostro collaboratore Franco Barbagallo abbiamo chiesto le motivazioni di questa sua esperienza con l’Università di Messina.
«Ho avuto la rara fortuna di poter diventare, da semplice cavaliere, un giornalista equestre, occupandomi professionalmente world wide di sport equestri, escursionismo a cavallo e addestramenti di ogni tipo. Poi sono addirittura diventato allievo, interprete e assistente di Dabney. Quindi ho ideato e condotto personalmente per dieci anni viaggi a cavallo professionali d’eccellenza in Sicilia distribuiti dai migliori tour operator stranieri. Ho avuto così modo di “vederne davvero di tutti i colori” in luoghi, settori e situazioni fra le più varie ma dove le vittime erano sempre e solo i cavalli, animali che a dir poco adoro. Sto dedicando questi miei ultimi anni di carriera divulgando il più possibile ovunque, anche in Sicilia dove abito, sia le nefandezze del passato e del presente, sia l’esistenza di ben altre vie affinché la ruota finalmente giri nell’altra direzione. Solo la scienza e la conoscenza possono invertire le tendenze, dimostrando con inoppugnabile rigore scientifico i prodotti di cattive condizioni di vita, stress, coercizione, ripetitività, violenza, dominanza, abuso sui cavalli e le Università possono e debbono fare la loro parte, come nel caso di quella di Messina dove il terreno è molto fertile grazie al prof. Panzera. Poi deve essere la “base”, costituita dagli spettatori delle gare e dai praticanti “illuminati”, a indurre “la testa del pesce che puzza sempre per prima”, cioè la FEI e lo stato, a imporre regole anche drastiche e impopolari per gli “affaristi della equitazione”, affinché i cavalli smettano di essere considerati degli oggetti da comprare e vendere con più o meno lucro, trattati come fossero delle motociclette, invece di essere considerati degli esseri senzienti, sensibili, che provano forti emozioni e che fondamentalmente sono o dovrebbero essere innanzitutto considerati degli amici. Invece, ancora oggi troppo spesso vivono soffrendo, in un modo o nell’altro, solo e soltanto per volontà e ignoranze nostre. Speriamo che in Sicilia si possano tenere presto dei corsi seri per formare nuove generazioni di allevatori, guide equestri, cavalieri che ai cavalli e la loro benessere ci tengano davvero, come me».
Foto di Rossella Caramma