Bologna 11 gennaio 2024 – Nel XVII e XVIII secolo i Maratti, eroici guerrieri indiani, galoppavano verso la vittoria su cavalli Bhimthadi. Ma affinché questa coraggiosa e duttile razza – verso la quale l’itera India ha un debito storico – venisse riconosciuta, si è dovuto attendere fino a oggi.
Solo in questi giorni infatti, l’Agenzia Nazionale delle Risorse Genetiche Animali (NBAGR), l’ente che governa in India la registrazione delle razze, ha riconosciuto a questi cavalli indigeni lo status di razza indipendente
«Questi cavalli sono stati scelti per la cavalleria di Shivaji Bhonsle, maragià e Imperatore Maratha, per le loro doti di resistenza fisica. Hanno eccellenti capacità di sopravvivenza, possono attraversare terreni difficili, sono frugali e affidabilissimi. Rappresentano un tassello storico di grande significato per il nostro paese ed è quindi giusto che vengano riconosciuti come una vera e propria razza». Queste le parole di Ranjeet Pawar, fondatore dell’associazione All India Bhimthadi Horse che insieme a Baramati Ashwapaga lavora da oltre 25 anni per raggiungere l’obiettivo che finalmente è stato centrato.
Dal polo alle pattuglie: un cavallo molto duttile
Sharad Mehta, capo della stazione regionale del National Research Centre of Equines (NRCE) ha spiegato che «Negli ultimi 200-300 anni, questi cavalli indigeni hanno perso popolarità a causa della domanda e dell’importazione di Purosangue. Tuttavia era importante dare loro un riconoscimento come razza».
In India si stima ci siano circa 340mila cavalli, dei quali circa 10mila sono impiegati nelle corse. Il resto sono quindi cavalli detti ‘indigeni’, impiegati dalle comunità non stanziali e parte di un settore destrutturato.
Ci sono state ben 66 richieste di riconoscimento di razze equine autonome ma tra queste solo 8 sono state accettate.
Tra queste il Bhutia dal Sikkim e dall’Arunachal Pradesh, il Kathiawari dal Gujarat, il Marwari dal Rajasthan, il cavallo di Manipur, lo Spiti dall’Himachal Pradesh, lo Zanskari dal Jammu e dal Kashmir, il Kachchhi-Sindhi dal Gujarat e dal Rajasthan. E infine il Bhimtadi dal Maharashtra.
A oggi sono stati registrati 5134 cavalli Bhimtadi, che vivono in 5 distretti diversi del Maharashtra. E mentre si indaga in laboratorio sulla purezza delle loro linee, c’è già chi pensa al loro impiego futuro.
«Il prossimo passo – spiega Sharad Mehta – sarà quello di provare a impiegarli nello sport. In virtù della loro stamina e della loro resistenza, endurance e il polo potrebbe essere le discipline più calzanti per loro. Potrebbero anche diventare ottimi soggetti per i reparti ippomontati e perfino cavalli da scuola».