Bologna, 11 aprile 2023 – Il mulo e il bardotto occupano uno spazio importante nello statuto dell’associazione PASSIONECAITPR, approvato dall’Autorità competente ex MIPAAF e nella biodiversità del nostro paese.
- Il mulo è un incrocio tra uno stallone asino e una giumenta. I bardotti sono esattamente l’opposto: un cavallo stallone incrociato con un’asina. A tutti gli effetti, bardotti e muli sono classificati e mostrati insieme sotto il termine generico di “mulo”.
- Le orecchie dei muli sono generalmente un po’ più piccole di quelle degli asini, comunque lunghe ma della stessa forma dei genitori dei cavalli.
- La conformazione del mulo è una combinazione di tratti di entrambi i genitori. La testa, l’anca e le gambe di solito lo stallone. I muli non mostrano incollatura particolarmente pronunciata al collo neppure quando derivano da razze sangue caldo.
- Il mulo presenta un mantello con la taratura di “peli misto”, di solito ciuffi sottili, criniera ruvida e una coda più simile al genitore cavallo.
- I muli fanno del loro meglio per imitare il raglio dell’asino, ma la maggior parte di loro emette un suono unico che è una combinazione del nitrito del cavallo e del grugnito del raglio che si interrompe.
Muli e bardotti: pezzi della nostra storia
Considerati elemento sostanziale di connessione nonché di finalizzazione ibrida della razza pura, il mulo e il bardotto costituiscono un anello di connessione culturale con le tradizioni storiche del nostro paese.
Dall’impiego fino ai primi anni 90 da parte dell’Esercito in particolare nel reparto degli Alpini, sono ancora oggi protagonisti nelle operazioni di esbosco nelle zone impervie che percorrono la penisola, in tutti quei territori inaccessibili ai mezzi meccanici.
Non meno importanti la loro presenza negli armenti al pascolo, in quanto efficace deterrente assieme ai cani da guardiania, nella protezione del branco dagli attacchi dei predatori selvatici.
Una sorta di “cartolina d’antan” che ancora contribuisce a tramandare tradizioni antiche e a raccontare la nostra terra, in nome di un rapporto ancestrale che lega l’uomo agli animali, valorizza l’allevamento in termini di produzioni zootecniche derivate; favorisce un ritorno al lavoro “a trazione animale” che da sempre preserva e salvaguarda i territori.
Un concetto evoluto volto a tutelare non soltanto la biodiversità ma un intero ecosistema a esso connesso.
Bio-Diversità al Centro
È proprio in quest’ottica che PASSIONECAITPR ha attivato un progetto anche grazie al supporto costante del Prof. Carluccio e della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo nonché dal nostro “CENTRO STUDI PER LA BIODIVERSITÀ EQUINA” che giunge al terzo anno di raccolta dati e che riconosce proprio nelle produzioni ibride derivate il fattore di differenziazione che la rende realtà unica nel suo genere in Italia.
Numerose le cooperazioni con diverse associazioni francesi, spagnole, tedesche ed americane sul confronto delle diverse tipologie di muli con particolare attenzione alla taglia XL derivante dall’impiego di fattrici CAITPR e di stalloni asinini di grande mole tra i quali annoveriamo gli Italiani Ragusano e Martina Franca.
L’unicità si rafforza non solo per l’innovazione progettuale che desta costante interesse nei diversi stake-holder. Ma anche sul tipo di rilevamenti fatti che oltre le consuete misure biometriche, per la prima volta in assoluto tengono conto delle variabilità caratteriale dei singoli soggetti, l’attendibilità degli incroci con determinati soggetti e la naturale predisposizione verso alcune specifiche attività.
Ulteriore primato resta l’inserimento del mulo in attività legate alle disabilità nella sfera psichiatrica.
I primi risultati degli studi sulla biodiversità verranno illustrati dettagliatamente in occasione dell’Assemblea annuale che si terrà orientativamente nel mese di giugno 2023.
Fonte: comunicato stampa