Bologna, 17 ottobre 2023 – Quando abbiamo letto la notizia riguardante i Brumbies sulla stampa internazionale, francamente pensavamo di non aver capito bene… “Gli ecologisti salutano con favore la raccomandazione da parte del Senato australiano per un rafforzamento della protezione legale della flora e della fauna selvatica contro i cavalli (selvatici anche loro) delle Alpi australiane, dove la loro presenza sta mettendo a serio rischio estinzione diverse specie vulnerabili e l’intero ecosistema”.
In pratica, secondo diversi scienziati australiani, l’abbattimento dei brumbies, i wild australiani, è indispensabile per il radicale contenimento della loro popolazione al fine di prevenire danni all’ambiente e alle altre specie in pericolo di estinzione.
Evidentemente qualche cosa non ha funzionato nella gestione di questi cavalli che, tra leggi locali e statali spesso contrastanti, si sono moltiplicati in maniera importante, fino a divenire un problema.
Fuori controllo
Nella zona delle Alpi australiane, a sudest del continente, si conta una popolazione di circa 25mila soggetti.
Da qui l’urgenza di ridimensionare i numeri dei brumbies. Che potrebbe passare, previa modifica di una legge dello Stato del Nuovo Galles del Sud, attraverso il ripristino della pratica di abbattimento dagli elicotteri.
Sì. Corretto. Sparare sui cavalli dagli elicotteri.
La reazione da parte dell’altra metà dell’opinione pubblica è facilmente immaginabile. Immediatamente ci sono state le risposte delle associazioni che proteggono e vigilano sui brumbies, con l’Australian Heritage Brumby in testa. Organizzazioni che, consce del problema di una popolazione in crescita troppo rapida, da tempo si prodigano per il ricollocamento e le adozioni di molti esemplari.
I numeri del Kosciuszko National Park
In Australia, la maggior parte dei parchi naturali è controllata dallo Stato e dai centri di governo territoriali.
Il ‘caso’ del Kosciuszko National Park è esemplificativo di una gestione dei wild che dire imperfetta è poco. Secondo un piano di gestione dei brumbies varato nel 2021, nella sola zona del Nuovo Galles del Sud, nei territori delle Alpi australiane, a fronte di una popolazione di 18mila cavalli, era stato determinato l’obiettivo di 3mila esemplari entro il 2027. Il che significa, secondo uno studio condotto dall’associazione Invasive Species Council di Katoomba, la rimozione di 6mila soggetti all’anno, tra ri-allocamenti e abbattimenti. In realtà, a oggi, nel Kosciuszko National Park si ‘rimuovono’ mille cavalli all’anno. Il che porta a un dato impressionante. Entro il 2027 la loro popolazione potrebbe arrivare a oltre 30mila esemplari.
Gli esperti valutano che una simile popolazione risulterebbe devastante per l’habitat in cui vive tanto per le altre specie, quanto per i cavalli stessi che non avrebbero abbastanza cibo. Una questione davvero molto complessa, dove a questo punto esiste più di una ragione.
Sempre gli esperti come soluzione al problema offrono l’abbattimento dagli elicotteri in quanto consentirebbe di raggiungere i cavalli in luoghi altrimenti difficilmente accessibili. Inoltre, l’abbattimento dagli elicotteri risulterebbe il sistema più efficace e meno costoso. Soprattutto quello che, se eseguito ad opera di veri esperti, non sottoporrebbe gli animali a inutili sofferenze.
E le sterilizzazioni? No. Anche in questo caso gli esperti spiegano che per mettere a regime un piano efficace, ci vorrebbero dai 10 ai 20 anni. Troppi.
La parola che stride
La situazione, da qualsiasi parte la si consideri, non può che originare tanta rabbia e sdegno. Soprattutto se si pensa che l’esacerbazione oggi risolvibile solo attraverso un vero e proprio sterminio avrebbe potuto essere gestito e regolato proprio da quegli scienziati che oggi mettono i brumbies letteralmente con le spalle al muro. Scienziati… Una parola che veramente ha poco a che vedere con la poca lungimiranza applicata al problema.
Ogni volta che l’uomo cerca di ‘mettere mano’ alla natura, pare debbano nascere solo ulteriori problemi…
I brumbies lo stanno imparando a loro spese. Ma a lungo andare, forse, lo dovremo imparare anche noi.