Bologna, lunedì 17 giugno 2024 – Nella giornata mondiale contro la desertificazione, pur sostenendo la lotta contro la siccità, è impossibile non evocare una storia di cavalli.
Tra la sabbia trasportata dal vento che spazza le dune, in una remota zona della Turchia, vediamo passare uno stallone baio scuro, che avanza con fare nervoso.
Lui è Byerley Turk, ed è lo stallone più importante della storia moderna dei cavalli, è stato detto che è “il cavallo più straordinario della storia”.
E non è un caso. Adesso lo vediamo così, ma la sua storia è molto lunga e risale al 1678, quando nacque in una fattoria feudale nei Balcani. Ben presto fu notato per la sua velocità e resistenza.
Come tutte le storie di cavalli, il loro destino dipende interamente dagli umani che incontrano sulla loro strada. Byerley Turk non fu inizialmente fortunato. Decisero di addestrarlo come cavallo da guerra.
Vestito con una scintillante armatura tempestata di rubini della sipahi, ossia cavalleria ottomana, fu inviato a combattere con l’esercito imperiale ottomano all’assedio di Vienna per la battaglia conclusiva della V° guerra austro ungarica nel 1683.
Non possiamo sapere cosa precisamente accadde, ma certamente Byerley Turk si ritrovò in mezzo alla battaglia, in prima linea. Forse fu grazie alla sua velocità o alla sua resistenza, ma non ci fu sciabola, moschetto o colpo di cannone che riuscirono a fermarlo. Byerley Turk sopravvisse a una delle battaglie più cruenti che Vienna ricordi, e che vide la sconfitta proprio dell’esercito ottomano. La battaglia fu così cruenta che tutt’oggi la grande campana del duomo di Vienna è quella creata dai cannoni turchi che furono requisiti durante questo assedio.
Sopravvivere a una battaglia è possibile, ma sopravvivere a una schiacciante sconfitta, non è da tutti.
Ovviamente le disavventure di Byerley Turk non finiscono qui: lungo la strada del ritorno verso casa, da sconfitti, avvenne una piccola diatriba con l’esercito britannico e Byerley Turk si trasforma così da sopravvissuto a sequestrato.
Divenuto ora un esotico bottino di guerra, lo sventurato cavallo ottomano viene trasportato attraverso l’Europa, in un lunghissimo cammino che lo conduce fino alla caserma reale del re Giacomo II a Hounslow, in Inghilterra.
Qui viene notato dal (non a caso) capitano Robert Byerley che lo acquista nel 1687. A questo punto potremmo pensare che la storia del baio scuro arrivato nella verde Inghilterra dai caldi deserti della Turchia sia finita. Ebbene, non è così.
E’ il 1690 quando Byerley Turk inizia un nuovo viaggio con il suo nuovo padrone, Robert. Un viaggio verso un nuovo campo di battaglia, questa volta in Irlanda, tra le fila di Guglielmo d’Orange, contro il deposto Giacomo II Stuart. Come in tutte le storie, ci fu un imprevisto durante questo viaggio alla volta dell’Irlanda che influenzerà il futuro di Byerely Turk e, indirettamente, tutta la storia dei cavalli moderni.
Il Capitano Robert, padrone di Byerley Turk, sceglie di fermarsi alle corse di Downroyal e di far gareggiare il suo cavallo. La vittoria fu talmente facile che lasciò fortemente impressionato il pubblico e il Capitano stesso che vinse così la celebre Campana d’Argento.
Questa corsa convinse tutti in modo definitivo che Byerley Turk era un cavallo eccezionale. Ma l’allevamento non era un pensiero per il Capitano, che faceva riprodurre gratuitamente il suo stallone turco. Un osservatore dell’epoca, riportato nel testo Il turco di Byerley di Jeremy James, scrisse: “Robert Byerley non è interessato alle tasse, trovandolo un modo piuttosto losco di guadagnare denaro. Quindi, ha permesso che il suo tesoro coprisse le cavalle gratuitamente”.
La campagna d’Irlanda fu molto dura, ma anche qui Byerley Turk riuscì per la seconda volta a sopravvivere alle atrocità dell’uomo. Dopo due anni di fango e di sangue, all’età di 14 anni, Byerley Turk viene riportato a casa, in Inghilterra. Da questo momento in poi la sua storia la conosciamo tutti, perché divenne uno dei tre stalloni capostipiti del Purosangue inglese attuale, insieme a Godolphin Barb e Darley Arabian.
Byerley Turk non rivide mai più la sabbia e le dune dove era nato. Morì nel 1703 all’età di 25 anni e fu sepolto a Goldsborough Hall nello Yorkshire, ma l’eco della forza del deserto riecheggia ancora oggi in tutti gli Ippodromi del mondo.