Bologna, 3 marzo 2022 – Cavalli di Frisia… Nella narrazione della guerra che tutti noi stiamo seguendo a ridosso di ‘casa’ stanno entrando parole di cui non conoscevamo neppure l’esistenza. In Tv e sui media, i reportage sono incessanti e qualche volta si capta qualche cosa che, per fortuna, arriva a distrarre dal dramma.
Nati nel mezzo di un lunghissimo periodo di pace, oggi, su un lancio d’agenzia, abbiamo appreso che esiste una ‘alternativa’ ai cavalli di Frisia che pensiamo noi… Quelli di cui abbiamo sentito parlare oggi non hanno nulla a che vedere con floridi equini al prato, con criniere fluenti e mantelli nero lucido.
Ben diversi dall’idea che ci si potrebbe fare, i cavalli di Frisia sono barriere difensive. Si dice vennero usati per la prima volta nella difesa di Groninga, cittadina prossima all’antico confine con la Frisia, nei Paesi Bassi. Era il 1594 e con la disposizione di questi cavalletti appuntiti in legno (oggi in ferro intersecati da spuntoni e fil di ferro) si intendeva rendere difficile l’avvicinamento della cavalleria e delle truppe.
Oggi li vediamo in questa immagine, ripresa dai social e sempre di agenzia. Una doppia foto cui i cavalli di Frisia sono impiegati a difesa della piazza antistante Opera di Odessa, in Ucraina. A destra era il 1941. A sinistra era solo pochi giorni fa…
Tutto brutto. Compreso pensare che uno strumento così evocativo di guerra possa anche semplicemente essere chiamato o assimilato alla parola cavallo.