Genova, 30 maggio 2022 – Il soggetto non è uno di quelli che noi italiani siamo tanto abituati a vedere rappresentati, è più conosciuto in ambito svizzero/germanico.
Si tratta di un episodio che ha per protagonista Rodolfo I d’Asburgo (1218-1291), Re dei Romani dal 1273. Avvenne nel 1264, mentre si recava a Kyburg per prendere possesso della contea che gli arrivava per eredità materna.
Durante il viaggio Rodolfo incontrò un sacerdote accompagnato da in chierico che, portando l’Eucarestia a un moribondo, si erano persi in un fitto bosco
Rodolfo e uno dei suoi uomini smontano quindi da cavallo, mettono in sella i religiosi con le pissidi e tutto il resto e li accompagnano a destinazione, lasciando quindi attendere gli onori mondani per fare un’opera di carità.
Questo fatto, che pare storicamente accertato, è significante rispetto al giudizio che gli ordini mendicanti svizzeri avevano del personaggio. Infatti lo descrivevano come un sovrano modesto e vicino al popolo oltre che strenuo difensore del dogma eucaristico.
Ma che c’azzecca Rodolfo con Churchill e Rubens, direte voi?
E’ che il dipinto di cui stiamo parlando venne realizzato all’inizio del ‘600 da Pieter Paul Rubens (1577 – 1640) in collaborazione con il conterraneo Jan Wildens.
Rubens si occupò delle figure, Wildens del paesaggio di cui era uno specialista.
Impagabile nel quadro il dettaglio del chierico che sta in sella molto goffamente e sembra lì lì per cadere a terra, anche quasi divertito dall’avventura che gli sta capitando.
Ma in realtà però il tutto si è rivelato pagabilissimo: il dipinto infatti nei secoli è transitato per molte mani.
Sempre piuttosto famose, queste mani. Da Filippo IV di Spagna Asburgo pure lui) che l’aveva commissionato sino alla famiglia de Guzman (sì, quella del fondatore delle Scuderie Reali di Cordoba) in cui era entrata come sposa una Polissena Spinola.
E poi finalmente nel 1864 a quelle della famiglia Spencer-Churchill.
Il dipinto venne venduto insieme a molte altre opere d’arte dagli eredi nel 1965 con un’asta da Christie, Manson & Woods e acquistato dalla famiglia Frascione di Firenze.
Rimasta per lungo tempo quasi dimenticata, la tela è stata oggetto di un accurato restauro nel 2015. Venne esposta a Macerata in occasione del decennale dell’Encuentro Amigos de Partaguas, un club riservato ai cultori del sigaro.
Da notare che il restauro aveva ripulito la tela non solo dalla polvere del tempo, ma anche dai residui lasciati dal fumo dei sigari.
Quelli di Winston Churchill, che la teneva nel suo ufficio ed era notoriamente un fumatore accanito.
La tela adesso sarà esposta al pubblico nell’Ufficio del Presidente della Regione a Genova. E’ stata ufficialmente attribuita a Rubens da Nils Buttner, presidente del Rubenianum di Anversa.
Buttner con Anna Orlando è curatore della mostra “Rubens a Genova” in arrivo da ottobre a Palazzo Ducale.
Ma intanto se potete andate a trovare questa di opera, che non si vede spesso (almeno nelle seriose tele a soggetto religioso) una scenetta tanto carina come quella del chierico malmesso in sella, con il cavallo che ha esattamente la faccia che fanno i cavalli in queste situazioni.
Da notare gli abiti dei cavalieri, che a dire la verità sembrano usciti per una caccia: corno al balteo, cani al seguito, code dei cavalli intrecciate come d’abitudine nel mondo iberico quando i cavalli lavorano.
Il Museo del Prado infatti racconta la storia in modo leggermente diverso e dà anche il nome del paggio: Regulo da Kyburg.