É ormai nozione nota che il supporto psicologico, e quindi il lavoro sulla propria mente, è importante se non fondamentale sia per affrontare le sfide di tutti i giorni, migliorandone le modalità di reazione, ma anche per ottimizzare le proprie performance lavorative o, nel nostro caso d’interesse, sportive.
L’atleta infatti per esprimere al meglio se stesso ha bisogno di supporto: tecnico (da parte del suo preparatore), emotivo (della famiglia e degli amici) e mentale; è quindi importante per il raggiungimento dell’obiettivo il gioco di squadra, il lavoro focalizzato di tutta l’equipe che sta dietro all’atleta, anche se sarà poi lui l’espressione ultima del lavoro fatto.
Diverse sono le figure a cui ci si può rivolgere per imparare o affinare la capacità di concentrazione, o di risoluzione di problematiche emotive che si pongono lungo il percorso di crescita agonistica e non; alcune tra queste sono: il mental coach: che come dice la parola stessa è un allenatore della mente che insegna degli esercizi che allenano la mente a migliorare la prestazione. Lo psicologo dello sport: oltre a svolgere le stesse attività del mental coach, supporta gli atleti per gestire eventuali paure e insicurezze, aiuta nell’individuazione e il superamento di blocchi mentali, e lavora sul controllo di momenti di grande carica emotiva. Lo psicoterapeuta che si occupa di problematiche più importanti e più radicate che hanno bisogno di percorsi più lunghi e ravvicinati nel tempo: come il disturbo del comportamento alimentare, il disturbo depressivo, il disturbo ansioso, problematiche che possono essere definite invalidanti e richiedono un altro tipo di percorso e di accettazione da parte del soggetto.
La dott.ssa Elena Giulia Montorsi, specializzata in psicologia dello sport, professione che pratica dal 2009, ci ha aiutato a tracciare quello che può essere un percorso di supporto psicologico sportivo. Nasce da una famiglia dedita agli sport equestri, amazzone lei stessa ha unito la professione (Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa delle Performance, Mindfulness Coach, Scrittrice) alla sua passione, specializzandosi, grazie al suo diretto coinvolgimento con i cavalli, nel supporto ad atleti delle discipline equestri, dalla monta inglese, al volteggio e al reining.
Gli atleti che si rivolgono a lei, presentano problematiche diverse in base all’età, e al livello tecnico. Si passa dai professionisti del settore con problematiche emotive, di stress o di ansia, o che vogliono migliorare le prestazioni in gara, già eccellenti dal punto di vista tecnico, ma mancanti di quel qualcosa in più dal punto di vista mentale che possa permettergli di fare la differenza. A cavalieri e amazzoni di qualunque disciplina, più piccoli d’età, CH, JR, YR, le cui problematiche più comuni sono quelle di ansia da prestazione, fare errore, rimanere concentrati, ansie per alcuni tipi di gare altamente selettive come campionati italiani, europei o del mondo.
Il lavoro ha come obiettivo principale il mantenimento della concentrazione o ottimizzazione dello stato di flow (stato di grazia sportivo, in cui corpo e mente sono indissolubilmente legati, muovendosi in sinergia e totale focalizzazione sull’obiettivo).
Già da anni i ragazzi stessi chiedono il supporto di professionisti, essendo ormai la professione di psicologo dello sport e la sua concreta azione positiva, ampiamente diffusa e radicata.
Può succedere che gli stati d’ansia siano dovuti a situazioni al di fuori dell’ambito sportivo e poi in esso riportati ma è più frequente che sia il contrario, ovvero che problematiche sportive si riscontrino poi in altri ambiti della vita come può essere, per i più piccoli, quello scolastico.
A differenza degli adulti professionisti, i ragazzi ragionano meno per compartimenti stagni: un professionista può avere una difficoltà sua, di vita personale, ma continuare ad essere performante a livello sportivo in gara o lavorativo; nei ragazzi più giovani invece questo ragionamento settoriale è più difficile, quindi se c’è un problema in un ambito, molto più probabilmente si rifletterà su altre aree della loro vita.
Nell’iniziare un percorso di supporto psicologico (ben diverso da quello che è un approccio terapeutico) la dott.ssa Montorsi ci spiega quali sono i passi da percorrere: si parte dall’approccio conoscitivo con l’atleta, ovvero la motivazione che lo ha spinto a richiedere la seduta.
A seconda della motivazione, la necessità di risoluzione di un problema, piuttosto che la volontà di migliorare una determinata prestazione, si struttura un lavoro ad hoc che soddisfi la richiesta, indagando anche se ci sono altre aree di cui non si è consapevoli che presentano il medesimo problema.
La sua filosofia di lavoro indaga la radice del problema, per avere tutti gli strumenti per poterlo arginare. Spesso consiglia anche degli esercizi che però vanno eseguiti nel momento opportuno, se si è in uno stato d’ansia un esercizio che può essere di respirazione, placa si momentaneamente l’alterazione di stato ma non risolve il problema alla sua radice. É come mettere un cerotto su un’emorragia, sicuramente ci sono degli esercizi che vanno ad abbassare il livello d’ansia che sono utilissimi, ma in contemporanea va fatto un lavoro per capire perché si genera questa emozione.
Non solo gli atleti agonisti si rivolgo a professionisti di psicologia dello sport, ma anche persone che magari hanno subito dei traumi sportivi e di conseguenza non riescono più a gestire la paura. La paura diventa tanto invalidante da non riuscire più a montare a cavallo.
Il supporto psicologico sportivo segue dunque a grandi linee questo iter:
Comprendere qual è la richiesta e il percorso utile per adempierla;
Quanto si è consapevoli della radice del problema;
Come mai si è manifestato e radicato;
Elaborare una serie di strumenti utili (comprensione e introduzione di un meccanismo di pensiero diverso e vincente rispetto al precedente).
Ogni atleta poi avrà i suoi tempi per assimilare gli esercizi e le tecniche più utili al raggiungimento degli obbiettivi che si è posto, una volta fatte proprie potrà proseguire in autonomia dandosi le giuste risposte alle giuste domande.
Tra gli esercizi più utilizzati ci sono:
- Esercizio di respirazione per aumentare la concentrazione;
- Esercizi di respirazione per attenuare i livelli d’ansia, se non si ha la mente libera per riuscire a capirne la causa;
- Esercizio di rilassamento e consapevolezza corporea;
- Esercizio di visualizzazione (imagery);
Il primo obiettivo della dott.ssa Montorsi è che l’atleta, a prescindere dal motivo che l’ha portato ad intraprendere un percorso psicologico, possa essere poi indipendente. Nel caso di atleti che hanno impegni importanti come le olimpiadi, essendoci una pressione emotiva maggiore potranno essere programmate delle sedute ad hoc per l’evento nonostante il percorso sia finito.
La dott.ssa Montorsi ha voluto sottolineare come la Federazione Italiana Sport Equestri abbia dato il giusto peso all’aspetto psicologico e pedagogico inserendo nel programma di formazione di istruttori e tecnici ore di pedagogia, tecniche educative e psicologia.
La Federazione quando ha riformulato il processo di formazione degli istruttori ha fatto si che ogni quadro tecnico ampliasse la sua cultura in merito, questo ha portato gli istruttori a vedere come gli aspetti psicologici possono influenzare le prestazioni sportive dando l’opportunità a loro stessi di riconoscere delle difficoltà emotive negli allievi e offrendo il giusto supporto o chiedendo anche aiuto ad un professionista.