Roma, 6 agosto 2024 – Se pensiamo all’alimento principe per il cavallo senza soffermarci troppo ci verrà in mente (giustamente) il fieno, ma sappiamo veramente di che si tratta e che lavoro c’è dietro alla sua produzione?
Per farci un’idea abbiamo fatto due chiacchiere con Simone Tenucci che, insieme alla sua famiglia, gestisce un’azienda agricola e un maneggio già dagli anni 60, avendo quindi un’idea sia sulla lavorazione del foraggio che dei quantitativi impiegati all’atto pratico per il sostentamento quotidiano dei cavalli.
Per portare a produzione un terreno incolto, il lavoro della terra inizia orientativamente tra fine settembre e gli inizi di novembre, in questi mesi si svolgono le varie fasi di lavoro della terra: l’aratura (che permette di solcare e ribaltare il terreno portando la terra nuova sopra e le infestanti e le vecchie semine sotto, così che non interferiscano con le nuove colture); la fresatura del terreno ovvero l’affinamento e la polverizzazione del suolo; e la morganatura che si effettua con l’erpice a dischi (in Maremma chiamato morgano), ed è una lavorazione superficiale, a circa 10-15 cm di profondità, che ha l’obiettivo di rompere la cotica erbosa e arieggiare lo strato superficiale del terreno.
In questo modo si prepara il letto di semina, affinando il più possibile il terreno in modo che il seme possa trovare un comodo alloggio e poca resistenza alla sua esile crescita.
É importante rispettare il periodo di semina per dar modo alla pianta di nascere e germogliare ed essere abbastanza grande (5/8cm) per superare l’inverno; se si semina troppo tardi si rischia che il germoglio sia colpito dalle gelate invernali senza essere cresciuto abbastanza per attraversarle indenne.
Superata questa fase l’erbaio viene seguito per accertarsi che cresca bene, e, a circa metà della maturazione (marzo/aprile), se si ritiene opportuno, si possono somministrare dei fertilizzanti (spesso chimici).
In presenza di un prato permanente (ovvero che si lascia a coltivazione spontanea, non si diserba e non si tratta con antiparassitari, ma viene sottoposto solo allo sfalcio), come può essere quello di erba medica (che una volta seminato non ha bisogno di nessuna manutenzione per almeno sette anni) il primo sfalcio avviene solitamente alla fine di aprile, e in base alla stagione e alle piogge si può procedere con più tagli, a distanza, tra l’uno e l’altro, di circa un mese.
Sopratutto per l’erba medica, una volta che viene pressata e raccolta in rotoballe, è importante che venga tolta dal campo coltivato perché, vista la rapida crescita della pianta si rischia che la pressione della rotoballa impedisca questo processo.
Nell’azienda agricola VI.GRA.SI.GI (di Alberese Grosseto) per esempio si coltivano tre tipi di fieno, somministrati con discrezione a seconda delle caratteristiche dei cavalli a pensione:
- Fieno naturale: è il fieno spontaneo che nasce in qualsiasi appezzamento di terreno, non necessita di alcuna semina né lavorazione. Generalmente si procede con un solo taglio all’anno. É un fieno scarico, e proprio per questo si può somministrare senza particolari attenzioni; spesso si usa nei paddock dove si lascia a disposizione h24. É molto equilibrato, e in base al territorio dove cresce è più meno nutriente.
- Erba medica, che essendo molto nutriente sarà dispensato principalmente a cavalli inappetenti, fattrici in gestazione/allattamento, puledri in accrescimento..
- Semina mista. Proporzionalmente si usa un quintale (100 kg) di seme per ettaro (10.000 metri quadrati), nel caso specifico dell’Azienda di Tenucci si utilizza un mix di tre semi, così suddivisi: 40 kg di avena, 35kg di loietto, 25 kg di trifoglio squarroso (anche questa semina prevede un taglio solo).
Il taglio più proficuo nel caso dell’erba medica è il secondo, in quanto il primo sfalcio viene fatto per pulire la coltivazione dalle infestanti, questa non è una caratteristica negativa, anzi, composto anche da altre erbe, il fieno del primo taglio è più equilibrato perché meno puro; dal terzo taglio in poi i nutrienti della pianta vengono sempre meno.
Per spargere il seme esistono vari macchinari, tutti da agganciare al trattore, tra questi:
- la seminatrice, macchinario molto preciso che con dei dischi che entrano nel terreno deposita il seme in un lasso di tempo predeterminato.
- Il frullino spandi concime, che viene usato come il nome suggerisce sia per spandere il concime a metà della crescita della pianta seminata, o per spargere il seme. É composto di un recipiente con sotto una girante che sparge velocemente la quantità predeterminata di seme nel campo; è meno precisa ma più che adatta alla fienagione.
La pratica di sfalcio inizia da fine aprile/inizio maggio, fino a terminare nel mese di agosto per quelle piantagioni che permettono più di un taglio.
Il fieno del primo taglio è quello che deve stare più a lungo in terra perché di notte c’è ancora molta umidità; arrivato alla crescita desiderata, buona norma vuole che passino almeno 8 giorni di sole prima di procedere allo sfalcio. Più si va verso il caldo e più queste tempistiche si riducono.
Il fieno seminato e naturale, visti le loro peculiarità, possono essere lavorati per la raccolta senza particolari accorgimenti, l’erba medica, invece, avendo la parte nutriente racchiusa nella foglia, ha bisogno di più accortezza, non nel taglio in sé, quanto nei procedimenti di ranghinatura (andanatura) e pressaggio; è infatti consigliato svolgere queste fasi nei momenti più umidi (la notte, o la mattina presto).
Una volta falciato il prato diventa un “letto” di fieno che dev’essere lasciato a terra per circa quattro giorni, trascorsi i quali, con il giro andanatore, si fanno dei cordoni (dei corridoi), pronti per essere raccolti, dopo un paio di giorni, dalla rotoimballatrice.
Si aspetta qualche giorno per quest’ultima operazione perché con il giro andanatore il fieno a terra viene rimescolato facendo si che venga più all’aria quello che era rimasto a stretto contatto con il terreno, permettendo così un’essiccatura omogenea.
Il momento giusto per pressare è quello in cui si raggiunge la giusta umidità del fieno, esiste a tal fine uno strumento che misura il tasso di umidità, l’igrometro. Per non rischiare muffe, autocombustione o altre problematiche che possono rendere il frumento non adatto alla somministrazione, la percentuale deve rientrare tra il 15 e il 18% di umidità, che va misurata su una “rotoballa di prova”
É bene, una volta formata la rotoballa, aspettare almeno sessanta giorni prima di offrirla ai cavalli, questo per essere sicuri che non si creino processi di fermentazione dovuti ad un livello di umidità troppo alto, dovuto per esempio all’esposizione alle piogge. L’acqua è amica del fieno radicato quanto ne è nemica nel momento in cui questo viene falciato e lavorato.
Le rotoballe vanno ricoverate, per evitare che si sciupino in caso di esposizione agli eventi atmosferici. Può essere stoccato in vari modi, o in dei tunnel agricoli, o in pagliaie dove viene stivato e poi coperto con dei teli appositi dai quali non passa l’acqua ma allo stesso tempo traspira l’aria.
É importante che le rotoballe siano ben sollevate da terra, altrimenti assorbirebbero tutta l’umidità; è più importante che non siano a contatto col terreno piuttosto che vengano coperte.
Con un sommario calcolo si può dire che con una rotoballa di 4q di media si riesce a governare un cavallo per circa 30 giorni, quindi all’anno si rendono necessari dalle 12 alle 15 rotoballe per cavallo.