Bologna, 6 dicembre 2023 – Non c’è niente di più lontano dell’intelligenza artificiale dal cuore di chi è appassionato di cavalli. Il profumo del fieno, del cuoio in selleria, il rumore degli zoccoli, il fruscio di una coda, la sensazione del mantello sotto le dita, l’emozione di una galoppata in campagna… Sono tutte cose che non potranno mai arrivare fin dentro all’essenza di un appassionato se non sono reali. Se non sono state vissute, almeno una volta, in prima persona.
Eppure, nonostante questa caratteristica imprescindibile di ‘esperienzialità’, l’Ai si affaccia anche alla finestra del mondo equestre. Per il momento solo a quella dell’informazione di settore.
Nonostante sia un campo considerato marginale rispetto alla passione dei praticanti, questo ambito gioca un ruolo delicato nella diffusione della cultura equestre.
Secondo una vecchia legge della comunicazione, si dice che ciò che è scritto tende a diventare vero. Un riferimento per chi legge che conta sul fatto che, ‘dall’altra parte della penna’, ci dovrebbe essere una persona competente, autorevole, che ne sa un po’ più di chi legge.
Ed eccoci al ‘caso’ che ha fatto scaturire questa riflessione. Sui social è apparso un post che è risultato virale a livello mondiale. Si tratta di una foto, risalente al 1910, che mostra un cavallo gigantesco, insieme con quattro persone. Un’immagine talmente curiosa che ha funzionato come un ‘acchiappa click’ formidabile.
Nel post che accompagnava l’immagine, venivano forniti dati che sicuramente avranno colpito l’immaginario di molte persone. Pare che il cavallo, un Percheron quindi verosimilmente un cavallo di taglia, mangiasse 50 chili di fieno al giorno e dovesse la sua straordinaria fisicità a un mix tra genetica e attenzioni umane. Ovviamente doveva disporre di un alloggio fatto su misura, abitava in una fattoria nell’Iowa e poteva essere montato da 4 persone per volta.
Una narrazione credibile, che qualcuno avrà anche condiviso in scuderia con gli amici, diffondendo questo incredibile record d’altri tempi. Peccato però che… l’immagine fosse frutto – per ammissione dello stesso autore del post, un vero burlone che ha festeggiato così il suo pesce aprile, – di un’elaborazione dell’Ai, l’Intelligenza Artificiale.
E qui entra in gioco un’altra parolina a cui ci stiamo via via abituando: fact checking. Ovvero verifica dei fatti.
Da un’attenta analisi dell’immagine, si è notato che le dita della mano di uno degli uomini accanto al cavallo sono abnormi e pare che questa ‘devianza’ sia al momento uno dei talloni d’Achille delle foto generate dall’Ai che non avrebbe le idee chiare su mani e gambe.
Inoltre, l’immagine è stata verificata con un programma che è stato elaborato proprio con lo scopo di rilevare interventi di intelligenza artificiale sulle immagini, Hive Moderation. Secondo questo fact checker, l’immagine sarebbe un ‘fake’ per il 71,4%. Il che significa che contiene elementi storicamente congrui, ma il resto è decisamente una costruzione di fantasia.
Occhio quindi a ciò che si raccoglie in rete e attenzione anche ad avere sempre una posizione ‘critica’ verso ciò che vediamo o leggiamo. E se abbiamo un dubbio… pensiamo ai cavalli che siamo abituati a toccare. Quelli veri.