Bologna, 25 gennaio 2023 – L’ultima iniziativa nata in ‘casa’ GIA (Gruppo Italiano Attacchi) e presentata a Verona durante la Fieracavalli 2022, dal titolo “Zoccoli, fanali e musei”, vuole favorire momenti di incontro tra i soci in ambienti d’arte per conoscere sì collezioni di carrozze o razze di cavalli carrozzieri, ma anche per raccontare storie di gentiluomini e gentildonne e delle loro ineguagliabili dimore.
La prima iniziativa ha coinvolto i soci in una giornata a Napoli, piena di sole nonostante le previsioni di allerta meteo, che si sono ritrovati davanti al museo di villa Pignatelli sul lungomare di Chiaia.
Chi scrive ha curato di accompagnare i soci nel percorso raccontando non solo ciò che si andava a vedere ma anche la storia e alcune curiosità legate al periodo di splendore della villa Pignatelli.
Una collezione di enorme fascino
Il museo è intitolato al marchese Mario D’Alessandro di Civitanova che veniva chiamato “‘o marchese d’e carrozze” per la sua passione, tale da non permettergli di andare a piedi. E che lo portò a radunare preziosissimi esemplari come base del futuro museo.
La porta aperta del Museo delle Carrozze lascia intravedere preziosità di case costruttrici italiane come Bottazzi, Polito, Nacca… Affiancate da altrettante preziosità di case straniere come Lawton, Morel, Binder, Laurie and Malner, Muhlbacher.
Alla produzione francese di carrozze si affiancano eleganti Phaeton, alte carrozze da passeggio dalle grandi ruote, talvolta munite di capote a mantice per proteggere il conducente e guidate generalmente dal proprietario.
Tra queste si distingue lo Spider Phaeton di produzione inglese, dei Lawton, con la cassa rifinita in paglia viennese. Alle manifatture italiane di Ferrari a Milano e di Solano di Napoli, appartengono alcuni grandi legni da caccia di almeno a sei posti, nati originariamente per la caccia alla volpe e forniti di alloggiamenti per i cani con grigia di areazione e spazio sotto i sedili per fucili, munizioni e selvaggina.
Tra i veicoli più imponenti e pesanti trovano posto i Coach di Laurie and Marner di Londra, di Morel e di Muhlbacher di Parigi. Costruiti per il trasporto della posta in Inghilterra furono utilizzati in seguito per quello dei passeggeri e divennero di moda per l’uso privato.
Alla bottega dei fratelli Bottazzi va condotta un Coupé chiuso a quattro ruote, legno derivato dalla Berlina e utilizzato inizialmente come carrozza di casata per andare a teatro o ai ricevimenti e poi come trasporto pubblico.
Un esemplare di Locati-Torretta di Torino si distingue per l’eleganza delle finiture, per la presenza di molle a C, per gli scuri ai finestrini in mogano.
Oltre alle Mylord, alla Clarence, alla Poney chaise, alle Rally Car, si possono ammirare Tilbury, i Gig, i Military che testimoniano l’utilizzo nell’Ottocento di carrozze a due ruote, assai leggere, adatte per brevi spostamenti soprattutto in campagna e facili da condurre anche per le donne.
Tra tutti gli esemplari presenti si afferma come rarità il Duc de dame dei Fratelli Solano di Napoli, aperto, bassa e privo di portiere, con i parafanghi che seguono il profilo delle ruote e scendono a unirsi alla pedana, per rendere più agevole alle signore salirvi.
Fruste, finimenti, fanali, accessori guarniti anche da corni scaramantici, completano la collezione.
Le carrozze raccontano… la nascita dell’orgoglio Made in Italy
Tutto per raccontare di una Napoli che alla fine dell’800 pullulava di carrozze, specie sulla via Toledo dove si incontravano caffè alla moda, case di scrittori, musicisti e intellettuali, teatri, dove la “movida” dell’epoca imponeva l’andare in carrozza e mai a piedi per essere alla moda, tanto che i numerosi incidenti che capitavano fecero nascere l’idea moderna di assicurazione per la responsabilità civile.
È interessante sapere che all’inizio dell’800 a Napoli si contavano 2000 tra cocchieri e calessieri, 75 falegnami di carrozze, 55 ferra-cocchi, 54 affitta carrozze, 1239 vetture per comodo e lusso (come da statistiche dell’epoca).
La villa Pignatelli era l’emblema di residenza e di famiglia della migliore nobiltà. La principessa era famosa per le sue feste dove tutti i particolari venivano curati, non solo abiti, acconciature e profumi, ma anche cibi, piatti e posaterie, minuziose regole di comportamento su chi aveva il diritto di passare per primo o su come assegnare i posti a tavola.
È rimasto tutto scritto nei quaderni della principessa che sono un tesoro di informazioni sulla vita dell’epoca. Nonché sull’uso delle carrozze, sui costi del personale a esse addetto e sul vestiario adatto che la principessa smise di acquistare in Francia a favore delle sartorie e profumerie napoletane, dettando così un’inversione di tendenza a favore della manifattura italiana che – ieri come oggi- costituisce una delle eccellenze del nostro Paese.
Fonte: Gruppo Italiano Attacchi/Paola Corsaro