Perugia, 15 giugno 2023 – La parte più difficile di scrivere un pezzo è decidere cosa non metterci dentro, cosa limare e tagliare.
Perché quando parliamo con la gente di cavalli e c’è la passione in comune a scaldare tutto si parla per ore: e anche quando abbiamo intervistato Gianluca Laliscia per il numero ora in edicola, quello dedicato ai Maestri, di materiale ne abbiamo raccolto tanto.
Tra le cose che non abbiamo lasciato nell’intervista, per meri motivi di spazio, c’è un ricordo che risale a quando papà Laliscia era ancora un ragazzo.
E riguarda un altro grande Maestro, Carlo Defendente Pogliaga.
“I nostri allievi alla Italia Endurance Stables & Academy si vanno a prendere il cavallo”, ci ha detto Laliscia, “lo puliscono, lo accudiscono. Gli insegniamo a guardarlo negli occhi. Perché è vero che noi gli chiediamo delle performances quasi estreme, ma proprio per questo dobbiamo avere riconoscenza verso di lui. E questo me lo ha insegnato uno dei più grandi istruttori della nostra equitazione, che ho avuto per pochissimo tempo. Perché l’ho conosciuto quando ero giovane nei carabinieri e lui aveva già 95 anni: era il Cavaliere Carlo Defendente Pogliaga. Lui diceva: i cavalli li devi guardare, li devi li devi leggere. Loro ti dicono cosa pensano, ed è solo quando tu sai comunicare con loro che puoi essere un Cavaliere”.
Carlo Defendente Pogliaga, promettentissimo già da giovane ufficiale alla Scuola di Applicazione di Pinerolo nel 1931, si è distinto in tutta la sua lunga vita per una meravigliosa sensibilità nei confronti del cavallo e per la sua grande comunicativa come istruttore.
“Io ho la pelle d’oca nominandolo”, continua Laliscia, “quando l’ho conosciuto aveva 95 anni, lui era qui in Umbria perché ha vissuto i sui ultimi anni ad Assisi. Lo incontravo nelle scuderie di Alex Bacchi, noi ragazzi gli dicevamo ‘Cavaliere, quando ci vediamo?’ e lui rispondeva sempre ‘Quando ci si vede’. Che voleva dire appena c’è luce, perché lui era lì dalla mattina prestissimo, all’alba”.
La cosa che più l’ha colpita di lui?
“La sua non visibilità. Lui non si vedeva ma vedeva tutto, era sempre perfettamente consapevole del lavoro che stavi facendo con il tuo cavallo, dei progressi come dei problemi. Secondo me Pogliaga è una delle pietre miliari dell’equitazione italiana: non solo per i risultati che ha raggiunto, ma soprattutto per quello che ti insegnava sul rapporto con il cavallo”.
Perché per formare un maestro ci vuole un altro maestro, non ci sono santi.
E il Sistema Naturale di Caprilli, dentro il quale era cresciuto Pogliaga, era stato per l’appunto ideato con l’obiettivo di trasmettere in modo sistematico i principi fondamentali di una certa equitazione.