Milano, 12 novembre 2019 – Il fascino dei 23 codici sopravvissuti di Leonardo da Vinci, taccuini su cui appuntava idee e schizzi e raccolte di suoi fogli sciolti, non smetterà mai di intrigarci.
Ma chi li possiede oggi? Il Codice Atlantico, chiamato così per le dimensioni delle pagine su cui sono stati incollati i fogli di mano vinciana, di solito utilizzato appunto per gli atlanti geografici è conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano e tra bombarde e destrieri rampanti conta anche il disegno di un umile basto per cavallo da soma.
I manoscritti che lo compongono sono parte di quelli ereditati da Francesco Melzi, allievo prediletto di Leonardo che passarono a Pompeo Leoni, i cui eredi lo vendettero a Galezzo Arconati che a sua volta lo donò all’Ambrosiana.
Uguale provenienza per il Codice Trivulziano, custodito però al Castello Sforzesco di Milano, dove lo stesso Leonardo lavorò a lungo. Sempre in Italia, alla Biblioteca Reale di Torino, c’è il Codice sul volo degli uccelli.
Un’altra consistente parte dei disegni ereditati da Melzi è conservata alla Royal Collection della famiglia reale britannica: circa 600 fogli in gran parte a tema equestre, e se non altro può consolarci che siano nelle mani di una amazzone sopraffina come Elisabetta II; idem per i tre Codici Forster del Victoria and Albert Museum di Londra, sempre sotto la regale ala Windsor.
Un po’ meno entusiastica la nostra felicità per i 12 manoscritti di Francia: furono sottratti alla Biblioteca Ambrosiana dietro ordine di Napoleone Bonaparte nel 1796, e mai più restituiti.
A chiudere l’elenco i due Codici di Madrid della Biblioteca Nazionale di Spagna e il Codice Leicester: l’unico ad essere ancora in mani private, quelle di Bill Gates.
Il magnate americano lo acquistò per 30.802.500 $ nel 1994: peccato non contenga nemmeno un piccolo disegno equestre, visto che la maggiore dei suoi tre figli, Jennifer, è una appassionatissima e determinata amazzone.
Sfogliando da Vinci
Dispersivo nei suoi studi anche per la mancanza di una regolare preparazione accademica, questa debolezza di Leonardo ha finito per connotare in modo positivo la sterminata produzione dei suoi manoscritti che risultano così interessanti anche per questo suo saltare da un argomento all’altro, da un cavallo ad un’opera idraulica, da una bombarda ad una favola illustrata e via appuntando.
Tra le tante note anche l’inventario dei suoi libri tra i quali era compreso «un libro di medicina di cavalli» (forse il De equo animante, di Leon Battista Alberti?), e una ricetta per pulire il mantello dei cavalli grigi (la citazione di uno dei testi consultati riporta qui, ma ancora non abbiamo trovato il punto): ed è bellissimo sapere che anche un genio come lui aveva i nostri stessi problemi, in scuderia.
Tra le tante note anche l’inventario dei suoi libri tra i quali era compreso «un libro di medicina di cavalli» (forse il De equo animante, di Leon Battista Alberti?), e una ricetta per pulire il mantello dei cavalli grigi: ed è bellissimo sapere che anche un genio come lui aveva i nostri stessi problemi, in scuderia.
Per sfogliarlo (quasi) dal vero:
Codice Atlantico dell’Ambrosiana, digitalizzato da The Visual Agency
Codice Trivulziano 2162 del Castello Sforzesco
Codice del Volo della Biblioteca Reale di Torino
El Leonardo Interactivo di Madrid della Biblioteca Nazionale di Spagna
Manoscritti della Royal Collection, Windsor
Codice Arundel della British Library
Codici Forster I, II e III del Victoria and Albert Museum di Londra
Manoscritti di Francia dell’Institut de France di Parigi
Codice Leicester della Bill & Melinda Gates Foundation
Tratto dal nostro speciale su Leonardo da Vinci