Roma, 3 luglio 2024 – Il cavallo è un erbivoro non ruminante e ha una dentatura di tipo ipsodonte (come la maggior parte degli erbivori) ovvero denti di grosse dimensioni e lunghezza, che vengono consumati durante l’arco di tutta la vita.
Un’altra caratteristica importante dei denti ipsodonti sta nel fatto di essere denti massivi, cioè la porzione occlusale dei denti non presenta cavità pulpare la quale inizia più in profondità. Questo comporta una mancanza di sensibilità rispetto ai carnivori e onnivori e ciò facilita la metodologia di intervento per l’odontoiatra equino che comunque necessita di una buona sedazione del soggetto sia per la sicurezza del cavallo che del veterinario stesso.
Il numero dei denti varia a seconda del genere: il maschio conta più denti (40) della femmina; presenta infatti i canini che la femmina non ha, questo escluso il dente di lupo (lupino) che è un piccolo dentino accessorio che sta a fine barra (davanti al primo dente masticatore, ovvero il primo premolare), in corrispondenza della sede dell’imboccatura.
Gli studiosi dicono che il lupino sarebbe il primo premolare che con l’evoluzione della specie da pentadattile onnivoro (con una bocca e una dentatura simile al suino) a erbivoro, ha subito una trasformazione, dove i premolari si sono allargati (molarizzazione dei premolari) e il lupino (PM1), essendo molto più piccolo rispetto agli altri, non potendo evolvere è andato a sparire. Questi dentini vengono spesso estratti nei cavalli in lavoro perché possono essere fastidiosi trovandosi in corrispondenza dell’alloggio dell’imboccatura.
La femmina ha 36 denti. 12 incisivi, 12 premolari e 12 molari, il maschio oltre a questi ha 4 canini (lo scaglione) arrivando così a 40; questa differenza è probabilmente legata ad un discorso ormonale. In alcuni casi anche le femmine possono presentare i canini di dimensioni molto ridotte (spesso solo inferiori) e vengono dette femmine scaglionate.
Il consumo costante delle arcate dentali può comportare, nel tempo, problemi di mal occlusione per la formazione di gradini, rampe, o ondeggiature, ancora più frequenti quando il cavallo presenta un difetto congenito detto brachignatismo (bocca a pappagallo): cioè quando l’arcata superiore è più avanti dell’arcata inferiore, disallineamento delle arcate che comporta che una parte di dente, in genere il premolare superiore e il molare inferiore non combacino con il controlaterale tanto che il dente inferiore sale fino ad arrivare a bucare l’arcata gengivale superiore (parliamo di un tempo che varia dai 4 ai 6 anni di noncuranza per raggiungere una situazione di questo genere) e a quel punto il cavallo non riesce più a triturare, questa è la classica situazione che si presenta nei cavalli che hanno difficoltà a prendere peso.
Inoltre il colletto (la corona del dente) del cavallo, rispetto agli umani e agli altri carnivori in generale, presenta delle cuspidi molto appuntite che formano sul bordo esterno delle arcate superiori e sul bordo interno delle arcate inferiori le cosi dette “punte di smalto”, molto acuminate e taglienti, causa di diversi problemi; sia per quanto riguarda la masticazione degli alimenti che, nel cavallo atleta, fastidi procurati dall’imboccatura e dal contatto della mano del cavaliere.
La presenza delle punte, come spesso erroneamente pensato, non dipende assolutamente da come è gestito il cavallo, tutti i cavalli hanno le punte indipendentemente da quello che mangiano.
I cavalli allo stato brado presentano un’usura maggiore del dente rispetto ai cavalli scuderizzati e dunque un intervento sulla tavola dentaria di un cavallo gestito in scuderia dura di più rispetto a quello di un cavallo che passa circa 20 ore al giorno al pascolo che proprio per questo necessiterebbe di interventi più ravvicinati.
Per ovviare a queste problematiche il cavallo necessita di interventi odontoiatrici (con intervalli di tempo che possono variare da uno a due anni in base all’età e alle problematiche del soggetto) che vadano a correggerle sia per ottimizzare la masticazione e quindi l’assimilazione degli alimenti, sia per permettere postura e atteggiamento nel lavoro corretti. Se un cavallo durante la vita è stato controllato regolarmente, spesso l’intervallo di tempo tra un intervento e l’altro in età più avanzata si può allungare notevolmente.
Il lavoro di routine del dentista consiste nella molatura delle punte di smalto che come detto si presentano sull’angolo esterno di tutta l’arcata superiore, e sull’angolo interno, verso la lingua, nell’arcata inferiore.
Altro aspetto interessante è che il cavallo è anisognato ovvero lo spazio tra le arcate superiori e quelle inferiori è molto diverso, quando il cavallo a riposo ha la bocca ferma le arcate combaciano per metà, l’arcata superiore è strabordante verso l’esterno, e questo porta ad un consumo non uniforme dei denti.
Nella parte anteriore il cavallo ha più spazio a livello vestibolare quindi in questa parte le lesioni sono dovute non tanto alla masticazione quanto all’imboccatura, associata ad una mano forte del cavaliere; mentre le punte che sono sui molari (denti posteriori) procurano ulcere perché c’è meno spazio tra la guancia e l’arcata, al livello degli ultimi due denti M2 e M3 che sono in corrispondenza del massetere (muscolo masticatore) la guancia viene spinta contro le punte che portano a delle ulcere fino ad arrivare a delle lesioni anche profonde e sanguinanti.
La punta incide la guancia formando un piccolo cratere, erodendo la mucosa. Per evitare un sanguinamento e un dolore sicuramente maggiore, l’organismo risponde creando una sorta di callo a cheratinizzare questa lesione che dunque si presenta come ispessita.
Il cavallo, e gli erbivori in genere, possono avere le carie, ma essendo ipsodonti consumano dente e consumano la carie, se questa è molto aggressiva con il passare degli anni potrebbe portare alla frattura del dente per cui in alcuni casi potrebbe essere utile valutare un intervento curativo della stessa.
Questa serie di problematiche vanno ad influenzare in maniera importante sia la condizione fisica, che la postura del cavallo durante l’attività, questo perché avendo dei fastidi in bocca assume delle posizioni e degli atteggiamenti antalgici che non sono corretti.
Il vantaggio tra una bocca in ordine rispetto a una bocca in disordine è duplice:
- Si ottimizza l’alimentazione;
- Si ottimizza l’approccio del cavallo sull’imboccatura, quindi sulla mano e sulla corretta incollatura durante il lavoro.
Molti pensano che i denti del cavallo crescano continuamente, ma questo non è vero, crescere vuole dire aumentare di altezza, nel caso del cavallo invece, una volta terminata l’eruzione di tutti i denti (incisivi, premolari e molari),i denti iniziano un lento e continuo consumo che porterà all’esaurimento completo del dente nel cavallo anziano.
Il consumo dei denti può essere stimato da 1mm a 2mm all’anno ed è compensato dall’eruzione del dente che fuoriesce dall’alloggio alveolare, se andiamo a leggere delle radiografie delle arcate dentali in un cavallo giovane notiamo che i denti sono alloggiati in tutta l’altezza delle ossa mascellari e mandibolari mentre in un cavallo molto anziano avrà alloggiata nelle suddette ossa soltanto la porzione apicale delle radici.
Per capire meglio possiamo paragonare il dente del cavallo ad una gomma da cancellare di quelle racchiuse per la maggior parte da un rivestimento di carta, la porzione di gomma esterna corrisponde al colletto esteriorizzato nella bocca (dente visibile), l’altra parte all’interno dell’involucro corrisponde alla porzione di dente alloggiata nell’alveolo osseo.
Iniziando a consumarsi il dente, la gengiva ne spinge fuori un’altra porzione dalla sua sede, nella stessa misura in cui questo si è consumato. Se cancellando consumiamo la gomma di 1 mm spingeremo fuori la gomma dalla carta di 1 millimetro. Dopo svariate cancellature si arriverà ad avere un centimetro di gomma fuori ma sarà esaurita la gomma dentro la carta, e lo stesso vale per il dente del cavallo.
La cavità pulpare è fatta come una piramide, man mano che i denti si consumano, detta cavità (nervosa e vascolare) si retrae, dando seguito a una specie di devitalizzazione naturale, e si riempie di dentina secondaria.
Le problematiche cambiano tra cavalli giovani e cavalli anziani: mentre nel cavallo anziano spesso i problemi sono dovuti ad anomalie nel consumo come gengiviti o diastemi (spazio tra dente e dente) nei cavalli giovani ci possono essere anche problemi dovuti alla perdita dei denti di latte così come alla presenza dei già citati lupini che nella maggior parte delle volte vanno estratti.
Il famoso detto “a caval donato non si guarda in bocca” deriva dal fatto che dal consumo dei denti si può fare una stima dell’età.
La lettura della tavola dentaria parte dall’osservazione del consumo degli incisivi inferiori (piccozzo, mediano e cantone), poi si passa a quella degli incisivi superiori e infine anche alla tavola dei denti masticatori (premolari e molari).
Quando il dente è giovane gli incisivi presentano il cornetto dentale (una concavità nel centro), in fondo alla quale si può osservare quello che viene detto “germe di fava” (ovvero il cemento, che é nero). In base a quanto è profondo questo cornetto, quando si arriva al fondo, e quando sparisce (in base all’usura del dente) si può avere una stima dell’età, questa stima è tanto più attendibile quanto più il cavallo è giovane. A 7 anni si arriva al fondo del cornetto sul piccozzo, a 8 agguaglia il mediano, e a nove agguaglia il cantone.
Si ringrazia per gli spunti e la cortesia Ruggero Benedetti, medico veterinario che da oltre vent’anni si occupa di odontoiatria equina.