Bologna, 6 febbraio 2021 – Una luce in fondo al tunnel. E che luce. Il Canadien, alias il Cavallo Canadese, dopo aver rischiato l’estinzione, dopo anni di allevamento ‘spontaneo’, pare aver trovato la via per riprendersi una posizione nel mondo equestre del Nord America.
La storia di questa razza piuttosto sconosciuta e negletta risale a circa la seconda metà del ‘600, quando Luigi XIV mandò nella ‘Nuova Francia’ fattrici e stalloni. I cavalli si adattarono bene ai climi rigidi del Canada e alle nuove condizioni di vita. Crebbero in numero e si diffusero con successo.
Nel corso della storia, furono le monte dei coloni, degli eserciti e servirono con onore anche nella Guerra Civile che sancì la nascita dei confinanti Stati Uniti.
Ma fu proprio dopo la Guerra che la fama di questi soggetti così resistenti e ben addestrabili andò scemando oltre i confini della propria terra.
Di taglia non particolarmente grande, il Canadese era conosciuto anche come Pony della Regina e via via divenne sempre più raro. Nonostante il parlamento canadese l’avesse già riconosciuto ‘National Horse’ nel 1909.
Il Canadien, oggi
Arrivando a lunghi passi fino ai giorni nostri (o quasi…), nel 2018 una simpatica signora di nome Barb Malcom, decise che la sua mission nella vita sarebbe stata quella di restituire un futuro al Canadien. Iniziò a impiegarli per la scuola al centro dove lavorava, Churchill Chimes Equestrian Centre e creò una società, la Donalf Farms, per allevarli e riportare la razza in auge.
Grazie alla signora Malcom e all’innata capacità di sopravvivenza della razza, oggi il Canadien sta ritornando gradualmente sulla scena. Dispone di una propria attivissima associazione di razza e una attenta politica di scelte allevatoriali sta rconducendo verso la produzione assai promettente.
Ottimi sotto la sella e con qualche anbizione anche in ambito sportivo.
Pericolo scampato e lunga vita al Canadien.