Bologna, 14 febbraio 2025 – Il Cavallo Colossale è uno di quei capolavori che non conoscono il tempo. Quelle magie dell’uomo che anche quando sono espressioni ‘incompiute’ lasciano la propria traccia. In questo caso, la propria impronta…
Il Cavallo Colossale di Antonio Canova nacque tra il 1819 3 il 1821 quando Ferdinando I, re di Napoli, commissionò al maestro di Possagno il suo monumento equestre, una forma autocelebrativa molto in voga tra i regnanti di tutti i tempi. Avrebbe dovuto essere un’imponente statua in bronzo, destinata ad arricchire Piazza del Plebiscito, ma nel 1822, a 65 anni, Canova morì e dell’opera appena iniziata rimase solo l’enorme modello in gesso, con finitura in finto bronzo, per espresso volere dell’autore.
Nel 1849, la voluminosa scultura insieme ad altre opere, lasciarono lo studio romano del maestro e vennero donate al Museo di Bassano del Grappa. Il Cavallo Colossale rimase a lungo in esposizione. Superò miracolosamente i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale dopo di che, negli Anni ’60, venne messo a ‘dormire’ in un deposito, senza particolare cura. In attesa di un necessario restauro. Che alla fine, dopo 50 anni, è arrivato a compimento. Giusto in tempo per restituire questo straordinario cavallo, che incute un certo rispetto in chi lo osserva, al pubblico che potrà così tornare ad ammirarne la magnifica fisicità neoclassica.
L’operazione, 340mila euro in totale, è stata promossa e organizzata dal Comune e i Musei Civici di Bassano del Grappa, in collaborazione con il Segretariato regionale del Ministero della Cultura per il Veneto e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza, con la partnership di Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto “Restituzioni”, e la sponsorizzazione di Venice in Peril Fund