Bologna, 21 marzo 2022 – Chi l’avrebbe mai detto che proprio in Francia – nazione che ha fatto dell’allevamento una delle sue cifre – si potesse arrivare ad avere pochi cavalli…
La notizia, raccolta dalla stampa francese fa riflettere.
Secondo i report, non c’è penuria tra i top horse, prodotti allevatoriali che per genealogia sono sicuramente indirizzati al mercato dello sport di vertice, bensì i ‘cavalli-cavalli’.
Quelli cari, buoni e onesti che si impiegano nelle scuole. Che in Francia sono davvero tante.
Le regioni che soffrono la penuria di questo tipo di soggetti sono soprattutto la Dordogne e la Nuovelle-Aquitaine, entrambe a forte vocazione equestre e con molti centri ippici.
Ma cosa lamentano veramente i centri e le scuole di equitazione francesi? Gli addetti ai lavori hanno spiegato che, da qualche anno a questa parte, è sempre più difficile trovare cavalli a prezzi accettabili per una scuola. In pratica, i cavalli ci sarebbero, ma il loro prezzo li porta al di là del perimetro di acquisto dei centri ippici e delle scuole.
Senza mancare di rispetto a nessuno, francamente, viene da dire… ‘benvenuti nel club’. Il prototipo del cavallo da scuola, dell’età giusta, senza acciacchi, onesto e sano anche da noi è sempre stato raro e mai a buon mercato.
Secondo le analisi condotte in Francia, il fattore economico è la prima parte del problema. Come suggerisce la legge della domanda e dell’offerta, più c’è richiesta, più i prezzi salgono.
E più i prezzi salgono, più la ricerca dell’acquisto ‘giusto’ diventa spasmodica.
La cartina di tornasole per questo atteggiamento di mercato lo forniscono i commercianti. I cavalli che solo due o tre anni fa venivano venduti per 3mila euro, oggi costano esattamente il doppio. Sicuramente il costo di energia e materie prime incide anche sul mercato allevatoriale e dei trasporti, ma le percentuali degli aumenti non sembrano congrue.
Si tratterebbe di una tendenza allargata a tutta l’Europa ma particolarmente sentita in Francia dove la forza allevatoriale interna ha sempre tenuto in equilibrio i prezzi.
Il secondo aspetto che starebbe influendo su questa ‘bolla’ del mercato riguarda proprio il tema allevatoriale. In Francia è drasticamente calato il numero degli allevatori e il totale depotenziamento degli Haras Nationaux ha fatto il resto. Niente stalloni, niente allevatori… niente cavalli.
Infine qualche numero dalla Francia. Nel 2018 si contava in media un equide (cavallo, pony o asino) ogni 57 abitanti. 140mila proprietari avevano all’incirca 1,2 milioni di equidi. Dati che però hanno avuto un andamento al ribasso in questi ultimi anni.
Il numero dei cavalli anziani (si intende ultra-ventenni) è in crescita. Il loro impego è principalmente legato al diporto (68%). Il 25% va in allevamento e una piccola parte diventa ‘collaboratore’ agricolo o semplicemente animale da compagnia.
La popolazione giovane è in discreta salute numerica ma… il loro prezzo non è più quello di una volta.