Bologna, 18 marzo 2020 – Voglia di qualcosa di nuovo da leggere su cavalli ed equitazione?
Per assurdo a volte è meglio cercare tra i libri antichi, come ad esempio questo di cui vi parliamo oggi: “Il cavallo frenato“, di Giovan Battista e Pirro Antonio Ferraro che è stato pubblicato nel 1602 a Napoli, per i tipi di Antonio Pace.
Questo unico volume tiene uniti, da più di quattrocento anni, gli scritti dei Ferraro senio e junior.
Che non erano solamente padre e figlio ma anche maestro e allievo, colleghi di lavoro e apostoli di quella religione che mette al centro delle attenzioni la bellezza del cavallo, e la sua capacità di innalzarci sino a qualcosa che perde i connotati del mero esercizio ginnico per sconfinare nella leggera poesia dell’Arte Equestre.
Si tratta probabilmente del più vivo e interessante tra tutti i classici dedicati all’equitazione che conosciamo.
Non solo per calda partecipazione con cui Pirro Antonio parla del lavoro di suo padre, ma anche per le note di colore e attualità, per i ricordi di cavalli e cavalieri che sarebbero altrimenti ormai dimenticati.
Senza tralasciare dissertazioni velatamente polemiche su vari colleghi cavallerizzi e precisazioni puntute sull’utilizzo non autorizzato né riconosciuto da parte di alcuni stampatori dell’epoca che, senza precisarne l’autore, spesso rilegavano lo scritto di Ferraro senior alle ristampe del notissimo Grisone.
Cavalieri dello stesso sangue, e con la stessa inclinazione a diffondere il proprio sapere: perché «…si potrà dir che il tuo saper sia nullo s’altri non san, per tua cagione, ancora».
Molto belle anche le illustrazioni, come quella che vedete qui e rappresenta un giovane allievo istruito dal suo maestro: ci piace immaginare sia il piccolo Pirro Antonio messo in sella dal papà, ed è così bello e significativo che nello sfondo di questo quadretto familiare siano inserite le figure di maneggio che sembrano proprio riprese da quelle stilizzate da Cesare Fiaschi nel suo “Trattato”.
Il libro dei Ferraro trovate qui, tutto da leggere in edizione digitale grazie ad Internet Archive.
Per sfogliarlo dal vivo potrete invece recarvi alla Biblioteca Estense di Modena, fa parte dello splendido fondo Mari