Roma, 11 dicembre 2023 – Avete mai visto gli spot della Budweiser creati in occasione della finale del Superbowl americano? Quelli in cui si vedono diversi cavalli Clydesdale (i cavalli della birra, molto simili agli shire) che fanno le cose più disparate?
Se non sapete di cosa stiamo parlando e non avete mai visto questi iconici spot, dovete vederli immediatamente! Non solo sono molto belli e simpatici, ma hanno il merito di aver portato l’attenzione del grande (grandissimo, mondiale) pubblico sui cavalli e, più in particolare, su questa razza che, altrimenti, non avrebbe di certo una tale risonanza, considerando la sua stazza e la conseguente poca duttilità nel riciclarsi in altre attività equestri, dopo l’avvento delle macchine.
Ovviamente, anche in questo caso, i cavalli non smettono di stupirci, ma dopo che avrete visto gli statuari Clydesdale giocare a football americano, dare il cinque a un cane dalmata e quant’altro, viene naturale chiedersi chi è che li addestra e segue sul set?
Per scoprirlo, dobbiamo spostarci e andare nel Wyoming dove, in lontananza, sul crinale di una verde e lussureggiante collina, vediamo un gruppo di cavalli galoppare, guidato da due cowboys. Una scena meravigliosa, molto suggestiva. Forse troppo. Sembrerebbe quasi finta.
“Ok, buona! Facciamone un’altra”, una voce fuoricampo urla in un megafono e interrompe la magia.
I due cowboy invertono bruscamente la direzione e galoppano per tornare indietro. Il gruppo di cavalli bradi continua a galoppare per la sua strada finché non compare un uomo di spalle. Tutto il branco si ferma allineato ed ordinato davanti a lui, come per dire; “Eccoci qua! Abbiamo fatto!”
“Good guys! Good boy!” complimenti accompagnati da un gustoso premietto, molto gradito da tutti.
Lui è Robin Wiltshire, e loro sono i suoi cavalli o, come li chiama lui: i suoi bambini. Robin è uno degli addestratori di cavalli per il cinema e la televisione più famosi al mondo. Anche i Clydesdale della Budweiser sono i suoi bambini, li ha addestrati, e continua ad addestrarli tuttora, seguendoli in ogni istante sul set. Nella sua carriera ha lavorato con i cavalli su ogni genere di set cinematografico: film, spot pubblicitari, cortometraggi, riuscendo a girare le scene più disparate.
Vuoi far giocare dei Clydesdale a calcio? Robin Wiltshire è la persona giusta per riuscirci. Il suo segreto? “Tratta il cavallo con gentilezza e riceverai indietro amore”.
Il suo lavoro con i cavalli gli è valso il premio del Leone d’oro (massimo titolo per gli spot pubblicitari in America) ed è anche è diventato un documentario (My Heroes Were Cowboys).
Ma non è sempre stato così. Come possono testimoniare tutti coloro che hanno vissuto il sogno americano sulla propria pelle, e non solo attraverso le sceneggiature di Hollywood, ci sono dei momenti in cui tutto sembra finire. Si spengono i riflettori della speranza e la disperazione invade le vite dei sognatori, senza pietà.
E così è stato anche per Robin Wiltshire che arrivò tanti anni fa negli Stati Uniti dall’Australia, accompagnato dal bagaglio più ingombrante che ci sia: il sogno di lavorare nel cinema con i cavalli.
Il sogno c’era, l’entusiasmo pure, peccato che non ci fosse tutto il resto. Soprattutto mancava la materia prima: niente film con i cavalli. L’era dei western al cinema era finita. Quando Robin arrivò in America, Guerre stellari aveva fatto il suo debutto: tutto il mondo dell’intrattenimento aveva appeso al chiodo sella e stivali per indossare graziose tutine attillate e lanciarsi nello spazio.
Era appena arrivato, doveva ancora iniziare, ma Robin non era già più utile. Il suo sogno americano era stato stroncato, ma non voleva tornare indietro. A casa, in Australia. Così decise di organizzare degli spettacoli equestri nelle pause durante i rodeo. Una magra consolazione, ma di qualcosa doveva pur vivere (anche se era una condizione più simile alla sopravvivenza).
Fu in questo periodo che avvenne un incontro che gli cambiò per sempre la vita. Ovviamente noi sappiamo che non si trattò di una persona, bensì di un cavallo.
Il sogno americano di Robin non iniziò con l’arrivo negli Stati Uniti e neanche con l’inizio di una nuova professione. Il suo destino, e quello di tutta la sua famiglia, fu stravolto dal suo terzo cavallo: un sauro, non tanto alto, molto intelligente ma dallo sguardo triste, di nome Juliper.
Ci sono cavalli che incontri soltanto una volta nella vita, cavalli speciali che rimarranno per sempre parte di te. Entrano nell’anima. Juliper segnò per sempre il futuro di Robin, ne fece l’uomo che è oggi.
Purtroppo, la tristezza rimase per sempre con Juliper, non si potrà mai sapere cosa abbia veramente vissuto prima di incontrare Robin. Però, dietro a quello sguardo, dimostrò di avere un’intelligenza fuori dal normale, e presto il pubblico lo notò, le voci iniziarono a girare, il passaparola rimbalzò fino a Darrel Winflield.
E così, Robin fu ingaggiato per girare lo spot del noto marchio di sigarette Marlboro. Da allora cominciò una nuova vita: per l’uomo e per il suo cavallo.
Iniziarono gli spot pubblicitari, i film (Django Unchained; Rocky IV, ecc…), le apparizioni in tv e sulle riviste. Diventarono famosi, tutti volevano ingaggiarli. Con la fama arrivarono anche il ranch di Robin (tuttora esistente: il Turtle Ranch). Tutta la vita della famiglia cambiò, decisamente in meglio. Non era più sopravvivenza, adesso.
Alla fine, quello di Robin non fu un sogno americano, bensì fu il sogno di Juliper.
Si sa che non tutti i sogni sono destinati a durare per sempre, spesso la loro bellezza risiede proprio nella loro temporaneità. Un giorno Robin era fuori per lavoro, lontano dal ranch. Il ragazzo di scuderia lo chiamò per dirgli che Juliper non stava per niente bene: era a terra e non voleva alzarsi.
Robin rimonta in macchina e si precipita per tornare al ranch, non ci impiega poco tempo, era lontano. Ma Juliper non vuole abbandonarlo, lo vuole salutare. Lo aspetta. Resiste. Quando Robin arriva, Juliper lo guarda e nitrisce. Robin si inginocchia e gli stringe la testa in un abbraccio. Ma Juliper non c’è più.
Nessun uomo prende un cavallo e lo trasforma in un grande cavallo. Così come nessun cavallo può rendere da solo un uomo migliore. Robin ha imparato da Juliper l’umiltà, la pazienza e l’entusiasmo. Juliper ha imparato da Robin che l’uomo non è un prolungamento della frusta che ferisce, ma che l’uomo può anche essere un compagno piacevole con cui vivere.
Sono cresciuti insieme, e insieme hanno vissuto tante avventure, facendo crescere una famiglia, un ranch e milioni di spettatori che li hanno amati e si sono emozionati davanti alle loro scene.
Noi non lo vediamo, ma tra i cavalli che abbiamo visto prima galoppare in Wyoming, c’era anche lui: Juliper. Ed anche il celebre tiro a otto dei Clydesdale della Budweiser è, in verità, un tiro a nove. In testa c’è sempre Juliper, che li guida. I Clydesdale lo sanno e lo seguono. Anche Robin lo sa.