Bologna, 23 dicembre 2024 – Tempo fa avevano riportato la notizia di uno studio in cui si tracciava la rotta vichinga dei cavalli che venivano fatti viaggiare per essere poi impiegati nei riti sacrificali.
Sempre dal nord arriva ora la notizia della scoperta di un vasto sito di sepoltura risalente a oltre 2800 anni fa. Il kurgan, questo il nome di questo genere di agglomerati funerari, si trova a Tuva, nella Siberia meridionale.
Peculiarità della scoperta di questo tumulo che risale a un periodo tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio di quella del ferro, gli studiosi pensano si possa trattare di un esempio di sepolture scite. Una cultura che non ha lasciato testimonianze scritte e che tuttavia è nota per le sue pratiche rituali funerarie.
Tra i reperti ritrovati nel kurgan di Tuva, ci sarebbero i resti di decine di cavalli, pare 18. Sacrificati, si ipotizza, per favorire il viaggio del defunto. Insieme a loro anche attrezzature equestri. Perfino imboccature, al tempo realizzate in ottone, ancora indossate dagli animali. E naturalmente schiavi, organizzati in una sorta di cavalcata macabra a protezione dei loro padroni.
Avvalendosi dei sistemi di datazione oggi a disposizione dei moderni ‘Indiana Jones’, gli archeologi hanno stabilito che la maggior parte dei cavalli impiegati per i sacrifici avevano tra i nove e i quindici anni. Qualcuno perfino oltre venti. A riprova che in quel lontanissimo tempo esistevano soggetti decisamente longevi. E che per i sacrifici si sceglievano animali che non avevano più un vero ruolo lavorativo.
Il valore della scoperta
La missione archeologica è stata guidata da Gino Caspari dell’Università di Berna in collaborazione con il Max Planck Institute for Geoanthropology in Jena e il ritrovamento di Tuva è entrato immediatamente nella Top 10 delle scoperte per il 2024.
È incredibile pensare come i cavalli costituiscano una sorta di ‘crono-percorso’ nella storia dell’uomo…
Nel caso del ritrovamento siberiano indicano che, probabilmente, la cultura equestre della steppa trova le sue vere origini più a est di quanto si pensasse relativamente al periodo in oggetto.
I legami culturali tra l’Asia interna e gli Sciti della steppa occidentale mostrano come nel primo millennio a.C., con il diffondersi dell’equitazione sia stata possibile un’intensificazione degli scambi culturali – riti sacrificali e funebri compresi – transeuropei, nonché un aumento del flusso di beni, persone e tecnologie lungo il corridoio della steppa eurasiatica. Una vera e propria migrazione che ha fatto crescere il mondo, accompagnata dalla presenza fondamentale dei cavalli.
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