La Triple Crown, ogni volta che sentiamo nominare questa parola, la nostra immaginazione si immerge inevitabilmente in uno splendete ippodromo. Qui, lucidi purosangue inglesi, molto tondi e molto muscolosi, scalpitano alle gabbie di partenza. Cappelli eleganti ondeggiano sinuosi sopra alle teste delle signore, uomini in completo scuro, erba verdissima e ancora fresca. Ma non tutte le Triple Crowne sono così, ce ne sono alcune senza corona ma fatte di orecchie lunghe, passo corto e tanta, ma tanta, polvere. Vengono organizzate dalla Western Pack Burro Association e non immaginerete mai come vengono svolte.
Ma iniziamo dal principio, tutto ebbe inizio in uno di quei remoti posti aridi, caldi e gelidi, dove non casualmente vediamo uomini altrettanto solitari avventurarsi alla ricerca disperata del famigerato oro americano. Il west. La fortuna del west. Quel ritrovamento che può cambiarti la vita, quell’oro per cui tanti uomini hanno sacrificato ogni cosa, inclusa la vita.
Chi c’era accanto a questi uomini? Chi erano i loro guardiani e compagni di ricerca? Perché sì, questi cercatori di fortuna non erano mai veramente soli. Là, intravediamo tra la polvere, in lontananza, delle orecchie lunghe e un’andatura di passo corto.
Possiamo senza dubbio affermare che gli asini sono stati i veri protagonisti della corsa all’oro del Far West. E quando diciamo corsa, non lo diciamo tanto per dire. Non erano rare delle vere e proprie corse contro il tempo verso la città più vicina. Delle folli corse dove uomini e asini trottavano uno accanto all’altro, tutti a piedi, per cercare di arrivare per primi all’Ufficio Reclami o al Tribunale a dichiara come proprio un giacimento d’oro appena scoperto. Gli asini erano troppo carichi di oro, se i minatori erano fortunati, o di attrezzi, per essere montati. E così, nel momento in cui due minatori trovavano l’oro uno vicino all’altro, iniziava la corsa che ha dato origine alle corse con gli asini come noi non le abbiamo mai immaginate.
Da allora, in Colorado, Arizona, California e New Mexico, non si è più smesso di correre con gli asini al proprio fianco. Queste corse sono diventate così famose da essere state definite in Colorado nel 2012 come lo “sport nazionale estivo”.
Per cui, rimuovete immediatamente l’immagine dell’asino montato che corre su una pista o che svolge uno dei famosi pali. Qui gli asini non vengono montati, il regolamento lo vieta, però non è vietato portare l’asino in braccio. E questo ve lo diciamo con non poca gioia. Ebbene, come migliore esempio di rispetto degli animali, se gli asini hanno delle difficoltà sul percorso, possono essere trasportati dall’atleta uomo, e sapete perché? Perché qui corrono anche gli asini in miniatura, come Buttercup.
Questa asinella in miniatura è la compagna di sport e di avventura di Marvin Sandoval ed insieme hanno vinto la famigerata Triple Crowne, di cui parlavamo all’inizio!
“Alla nostra prima gara, la Creede Donkey Dash, Buttercup ha dato prova di sé. Le piace molto e mi spinge a correre più veloce.
Dopo la vittoria della Creede Donkey Dash, Marvin e Buttercup hanno conquistato anche la Fairplay, Leadville e Buena Vista Pack Burro Race, aggiudicandosi la famigerata Triple Crown delle Burro Race!
E chi l’avrebbe detto che Buttercup, asino in miniatura che non arriva a un metro d’altezza al garrese, fosse quel “drago sputafuoco”, così come è stata rinominata, che come scalpita e soffia alla linea di partenza della gara? Nonostante la bardatura obbligatoria, composta da sella da soma, attrezzattura mineraria tradizionale (tra cui piccone, padella per la ricerca dell’oro e una pala), Buttercup vuole mantenere la tradizione di una Triple Crown che si rispetti e diventa quasi nevrile alla linea di partenza, senza paura di confronto con un vero purosangue inglese.
La voglia di gareggiare di Buttercup non deve ingannare, perché non dobbiamo mai dare per scontata la sua collaborazione, come quella di tutti gli altri asini. In questo sport dove l’asino ha certamente il potere di veto (se dice di no, è no. Tutti noi lo sappiamo molto bene), “la parte più emozionante delle corse di asini è che non sai mai come andrà a finire!” racconta Sandoval. “Devi essere molto paziente quando corri con un asino. Non puoi forzare il tuo asino a fare quello che vuoi che faccia: correre in una direzione anziché un’altra. Devi convincerlo a volerlo fare da solo”.
“Gli asini mi hanno insegnato cosa significhi creare una partnership e di fidarsi l’uno dell’altro. Credo che, dopo aver provato tanti sport, questo sia veramente uno sport di squadra”.
E così, lontano dalle verdeggianti piste dei celebri ippodromi, lontano dalle piste dei pali dei borghi medievali, scopriamo una corsa nel deserto fatta di uomini pronti a prendere in braccio i propri asini, ricordando così a tutti che la vittoria è prima di tutto una vicinanza di anime.
