Spesso si dice che i veterinari siano medici ancora più bravi di quelli dedicati agli umani in quanto hanno a che fare con pazienti che non hanno voce: non sono cioè in grado indicare il proprio disagio attraverso le parole.
Ma se fin qui questo può perfino essere stato vero, le cose potrebbero essere in procinto di cambiare.
I ricercatori stanno infatti provando a usare l’Intelligenza Artificiale per colmare la sostanziale lacuna comunicativa tra cavalli e umani.
Ovviamente non con la voce – lì non ci siamo ancora arrivati e forse l’idea di avere cavalli in grado di esprimere a parole quello che pensano di noi potrebbe non essere un vantaggio. Bensì attraverso il linguaggio del corpo.
Combinando l’acquisizione di movimenti in 3D e grazie all’elaborazione dell’AI, i ricercatori stanno provando a elaborare un nuovo sistema di modelli in grado di fornire ai veterinari un potente strumento visivo per interpretare il linguaggio del corpo degli equini. In sintesi, una chiave per individuare problemi fisici e persino comportamentali.
Alla ricerca, condotta dal KTH Royal Institute of Technology e dalla Swedish University of Agricultural Science, è stato dato il nome DESSIE e rappresenterebbe il primo esempio di apprendimento disgiunto in modelli di movimento 3D non umani, così come sostiene uno dei suoi ‘padri’, il prof. Hedvig Kjellström.
Come funziona
DESSIE basa il proprio funzionamento su una piattaforma in grado di ricostruire l’esatto movimento tridimensionale dei cavalli a partire da video che vengono analizzati e ‘messi in memoria’ grazie all’AI. Utilizzando un sistema parametrico, DESSIE elabora quindi dei modelli sufficientemente precisi da consentire a un veterinario, ad esempio, di individuare cambiamenti che altrimenti potrebbero essere trascurati o interpretati in modo errato durante una visita, come la postura o, banalmente, il peso del cavallo.
Elin Hernlund, professoressa associata di biomeccanica alla SLU e clinico di ortopedia equina, afferma che DESSIE consentirebbe una maggiore accuratezza nell’osservazione e nell’interpretazione dei movimenti del cavallo e, di conseguenza, un intervento più precoce e preciso. In senso lato, consente di ottenere informazioni critiche “direttamente dalla bocca del cavallo”.
«I cavalli sono animali potenti ma al contempo fragili. Il loro modi di dirci come si sentono passa attraverso il linguaggio del corpo, – afferma la Hernlund. – Osservando le loro andature possiamo capire, ad esempio, se stanno provando dolore o fastidio da qualche parte».
Il team di ricerca sta ulteriormente addestrando DESSIE attraverso la ‘conoscenza’ di immagini di una più ampia varietà di razze e dimensioni di cavalli. Il che consentirebbe anche di collegare la genetica ai fenotipi e di comprendere meglio la struttura biologica di base degli animali.
«Stiano creando una sorta di voce digitale per aiutare i cavalli a superare la barriera della comunicazione tra animali e umani. Per dirci cosa provano» spiega la professoressa Hernlund. Lanciando di fatto una sfida importante e una nuova frontiera per i migliori impieghi dell’intelligenza artificiale.