Bologna, 25 giugno 2022 – Ormai vengono applicate solo nelle scuderie, ma una volta erano ovviamente necessarie ovunque: stiamo parlando degli arpioni da cavallo, tra i ferri da facciata che più amiamo per il loro immediato richiamare l’immagine di nobili destrieri come quella di solidi lavoratori del basto.
Sono comunemente chiamati ‘campanelle‘ e servivano a garantire la sosta senza fughe di cavalli, asini e muli ai tempi in cui il mondo si muoveva al ritmo del loro passo.
Di campanelle da cavallo ce ne sono di tutti i generi, di foggia addirittura apotropaica nel caso fossero infisse in palazzi signorili: che il potere in tutto il mondo ha sempre avuto gli stessi simboli.
Più semplici ed essenziali quando ci si aspettava servissero ad animali di servizio e fossero dislocate in zone non di rappresentanza. Addirittura in alcuni borghi dove era forte la presenza di mulattieri se ne trova ancora qualcuna in pietra.
Di seguito una interessante dissertazione sul posizionamento delle campanelle tratta dal libro ‘La Scienza e l’arte dell’architettura applicata alla costruzione…degli edifici civili’ dell’architetto Francesco De Cesare, edito a Napoli nel 1856:
“..nel giro de’ cortili addetti alla scuderie, e delle corti in generale, e quando uno solo fosse il cortile della casa, vanno messi gli anelli per l’attacco dei cavalli. Debbono questi situarsi all’altezza di metri 2 dal pavimento: si predispongono in prismi di pietra forte della cubatura di circa 26 cm., nel cui mezzo si fa traversare la spiga di ferro, ov’è messo l’anello. Questa spiga è tenuta ferma da un paletto di ferro nella parte opposta, o da una traversa messa a vite. Il prisma è solidamente fabbricato in costruzione nel muro, affinché non cedesse ai movimenti del cavallo, meglio è conformare il masso a piramide troncata con la base nell’interno del muro. I cavalli rodono l’intonaco nel giro degli anelli di tenuta, e con i piedi la parte sottoposta che vi corrisponde. Ad evitare un tale inconveniente si circonda l’indicato masso dov’è apposto l’anello, con dischi di legno, di quadrelli invetriati, di lamine di ferro o di altro simile. Se il cortile non ha zoccolatura di pietra forte, vi si fa almeno in corrispondenza dell’anello di tenuta in quel sito…Questi anelli vanno meglio al coverto, sotto i porticati, gli androni, i vestiboli”.
Per utilizzarle anche oggi senza danni occorre che l’animale sia abituato a fare esercizio di pazienza e rimanersene legato fermo e tranquillo.
Ricordiamo la necessità inderogabile di fissare la longhina alla campanella con una legatura facile da disfare tirandone un capo, in caso di necessità.
Assolutamente proibito legare il cavallo con redine o briglia alle campanelle (od altro): in caso di strattone il cavallo si ferirebbe in bocca, con pericolo di gravi ferite oltre che di fuga spaventata e incontrollata.
Abbiamo visto campanelle da cavalli sulle facciate di alcune città e paesi rese inutilizzabili già in anni lontani da una graffa metallica che li tiene aderenti al muro.
Un modo come un altro per vietare la sosta degli animali dove non fossero più graditi, viene da pensare.
Sarebbe interessante saperne la ragione (causavano intralcio al traffico sempre più intenso?) e il momento in cui venne ritenuto necessario.
Così, giusto per curiosità.