Bologna, 24 gennaio 2021 – Non lo abbiamo detto noi, ma quel grande uomo di cavalli, cavaliere e istruttore che era Carlo Defendente Pogliaga: l’equitazione non è altro che un costante esame di educazione.
E nella prima Giornata internazionale dell’educazione ci piace tornare su questo argomento.
Certo, le Nazioni Unite per educazione intendono il diritto all’istruzione senza la quale i paesi non riusciranno a raggiungere l’uguaglianza di genere ne a rompere il ciclo di povertà che sta lasciando indietro milioni di bambini, giovani e adulti.
Per questo l’UNESCO invita i governi e tutti i partner a fare dell’istruzione di qualità una ‘priorità fondamentale’, ecco perché nasce la Giornata Internazionale dell’Educazione, appunto per dare voce a questi bambini.
E visto che in questa giornata siamo invitati a istruirci noi ne approfittiamo per rispolverare un argomento che sentiamo contiguo all’istruzione intesa come miglioramento personale, e che generalmente passa sotto la definizione di “buona educazione”
Ma cosa è davvero la buona educazione?
Certamente non il meccanico conformarsi a determinate norme di comportamento codificate dal galateo.
La buona educazione è il rispetto attento verso il nostro prossimo, il cavallo per primo nel caso di chi pratica equitazione: perché è lui il nostro prossimo più prossimo, l’altra indispensabile metà del binomio senza cui non saremmo nulla – o quanto meno, certamente non saremmo amazzoni né cavalieri.
E riguardo la buona educazione esistono regole precise che il cavaliere, anche alle primissime armi, deve conoscere: ve le ricordiamo qui in ordine sparso, e non è certamente per caso che ne abbiamo fatto il primo dei nostri argomenti equestri ma per l’importanza che hanno.
Fatele vostre, vi faranno anche sentire un po’ meno spaesati nel caso stiate pensando di cominciare a prendere qualche lezione in sella.
– Chiedere il permesso, prima di entrare in maneggio, all’istruttore in campo o ai cavalieri che vi stiano già lavorando per dar loro modo di spostarsi, o far spostare cavalieri non sicuri e cavalli un poco sull’occhio.
– In maneggio si cede il passo (rallentando, fermandosi o cambiando traiettoria) a chi viene da destra, e la pista (spostandosi verso il suo interno) a chi tiene un’andatura superiore alla propria perché questi ha maggiore necessità di avere spazio libero e sicuro davanti a sé.
– Chiamare sempre gli esercizi, o i cambi di direzione (alt compresi) che si intendono fare per non trovarsi improvvisamente sulla traiettoria di un altro cavaliere e causare incidenti.
– Se si monta un cavallo che calcia non limitarsi soltanto al canonico fiocchetto rosso sulla coda che non è una decorazione, ma un vero e proprio segnale di pericolo internazionale. Ovviamente nel caso stiate montando un cavallo del genere eviterete anche di farlo cadere in tentazione, quindi non lasciategli mostrare ed avvicinare la groppa ad altri cavalli o persone.
– Non indossare speroni e non usare il frustino per montare un cavallo che ci viene prestato, almeno non senza prima aver chiesto il permesso del proprietario che potrebbe anche non pensarla come voi sull’intensità delle richieste da fare alla sua monta. Evitare anche di andarsene a spasso tintinnando come un mandriano: gli speroni, a meno che non siate un ufficiale in grande uniforme, si tolgono quando non si è in sella.
– In ripresa non si deve chiacchierare o rispondere alle osservazioni fatte dall’istruttore. Risparmiare il fiato per lavorare ed evitare stupida confusione che dà fastidio a tutti. Tra le chiacchiere sono comprese anche quelle al cellulare.
– Scaldare in modo graduale il cavallo prima di cominciare gli esercizi più impegnativi, e farlo sempre asciugare e rimettere in fiato con una quantità adeguata di passo tranquillo prima di smontare di sella. Un cavallo non è una motocicletta e non si può usare come tale, senza attenzione al suo benessere e per la nostra fretta di andare altrove non possiamo procuragli guai fisici: anche lui è un atleta, anche lui ha bisogno di riscaldamento e stretching per non incappare in guai muscolari.
– Lasciare sempre in ordine scuderia, corridoi e selleria senza dimenticare attrezzature in giro o fiante, paglia, truciolo e quant’altro sparsi a terra e che qualcuno dovrà sistemare al posto nostro, perdendo tempo.
– Non superare mai la guida quando si monta in frotta, in campagna.
– Se si è in frotta con altri cavalieri non partire mai al galoppo davanti al loro naso, per evitare che anche chi non vuole si trovi trascinato dietro al vostro cavallo dall’entusiasmo generale. Se proprio non potete evitare di tenere un’andatura diversa da quella del gruppo, aspettate di essere abbastanza lontani da non dare fastidio e creare scompiglio. Allo stesso modo, non fare mai niente che possa mettere in difficoltà il membro più inesperto e meno sicuro della compagnia che è il punto di riferimento da tenere presente; a cavallo ci si può fare molto male, è nostro dovere evitarlo ad aiutare anche gli altri a non correre pericoli;
– In campagna non calpestare mai seminati, colture, campi coltivati di ogni genere prima che sia stato fatto il raccolto; sarebbe estremamente maleducato danneggiare economicamente chi lo lavora per la nostra personale sbadataggine.
– Non transitare mai in proprietà private senza aver chiesto prima il permesso. Se qualcuno si comporta da maleducato irrispettoso, presto i passaggi verranno chiusi ed eventuali testardi forzatori del divieto accolti con i cari vecchi scoppi caricati a sale. O almeno lo si spera.
– Se il cavallo perde un ferro fermarsi e cercarlo: il ferro non soltanto può essere poi rimesso dal maniscalco, ma se pestato dal nostro o altrui cavallo può danneggiarlo seriamente a causa di eventuali chiodi rimasti in sede che si andranno a conficcare nella suola del malcapitato.
– Aiutare sempre chi si trova in difficoltà facendosi trovare pronti ad una richiesta di soccorso. Altrimenti, che razza di cavalieri saremmo?
– Non si dovrebbe mai montare a cavallo a capo scoperto dicevano gli istruttori di una volta. Ma adesso le cose sono cambiate, e non si deve mai montare a cavallo senza il cap: siamo gentili anche con noi stessi, evitiamo rischi inutili e proteggiamoci per quanto possibile.
Tenendo sempre presente il rispetto del prossimo troveremo facilmente le altre regole di buona educazione anche da soli, e anche se siamo neofiti.
Tratto dal libro “Argento e vecchi filetti”, edito nel 2003 per i tipi delle Edizioni Antiche Immagini.
Qui un nostro articolo dove compare il nome di Pogliaga, e qui la pagina dedicata a questa giornata mondiale