Bologna, 24 marzo 2020 – Il buon Barbaroux, professore e cavallerizzo, letto oggi fa un poco tenerezza e un poco rabbia: riesce a trovare la voglia di disquisire per pagine e pagine sul perché sia meglio rimanere alla sinistra dell’amazzone piuttosto che alla sua destra, portando a favore del suo ragionamento ogni possibile causa di pericolosa oscillazione dell’inerme dama.
Dal contadino ubriaco alla fanfara militare passa in rassegna quasi tutti i casi immaginabili, trovando anche il tempo di raccomandare ai suoi lettori cavalieri – evidentemente tutti maschi – di non correggere (giammai!) la dama su questioni di tecnica equestre di fronte a terzi, pena le sue inevitabili ripicche infastidite.
Che fine psicologo, poffarre.
Tutto l’opuscolo è sullo stesso tono: le dame sono dipinte come esserini privi di nerbo, equilibrio e forza d’animo che il prode cavaliere ha da proteggere, sostenere e guidare, come se fossero del tutto incapaci di fare altro che svenire sulla sella.
Bravo ragazzo, per carità: ma temiamo fortemente che le dame di sua conoscenza ne evitassero abilmente la compagnia in passeggiata e altrove probabilmente fuggendo a un bel galoppo di carriera, e saltando tutto il possibile per seminare il noiosone ippomontato.
Abbiamo invece la prova, da altri libri sul tema, che le donne a cavallo sapevano farsi già valere (anche) nei secoli passati.
Promenades a cheval en compagnie des dames di L. Barbaroux, Imprimerie Genton, Voruz et Dutoit -Lausanne 1864