Bologna, 4 maggio 2020 – Un autore così timido da non dichiarare il proprio nome ha compilato, quasi due secoli fa, questo manuale per cavalieri dilettanti e amatori che ha la caratteristica di esser stato scritto nel 1825, quindi sul limitare di due epoche completamente diverse anche dal punto di vista dell’equitazione.
Leggendolo si sente chiaramente che l’autore risente ancora di una cultura equestre settecentesca (bridoni, salassi e parate sembrano quasi presi di forza da tomi ancora più antichi di questo), nonostante le illustrazioni parlino chiaramente di un mondo già proiettato oltre il primo quarto del XIX secolo.
Alcune istruzioni sono datate, altre valgono per buone ancora oggi ma il regalo più curioso che ci fa questo libro è di rassicurarci su di una locuzione che ancora ai nostri giorni viene spesso tacciata come filologicamente scorretta, e invece pare abbia radici ben più profonde di quanto supponessimo: già nel 1825 in Italia si parlava di sella inglese per definire la più adatta all’equitazione di campagna, che si differenziava dalla francese (più diffusa sino a quel momento) per la leggerezza e l’assenza di cuscini e appoggi per la gamba.
Sono soddisfazioni, non trovate?
Come quella che l’editore è ancora attivo ai nostri giorni, del resto: bravi.
Passeggiate a cavallo, o manuale dell’arte del cavalcare – Vallardi Editori, Milano 1825