Bologna, 25 settembre 2024 – “Nel mondo vivono milioni di asini e migliaia di muli e bardotti, ignorati da milioni di persone che non avendone mai visti li credono ormai perduti per una società come l’attuale, assorbita dalle macchine e dagli automatismi.Grande produttore europeo di soggetti molto belli e ricercati, l’Italia ha assistito alla loro lenta, fatale diminuzione numerica che ha accompagnato il decremento di tutto il suo patrimonio equino.Le ragioni sono note e vanno dalla meccanizzazione in agricoltura all’esodo dalla campagna verso un nuovo benessere cittadino, fino all’esaurirsi di famiglie depositarie di eccellenti capacità nell’allevare. Il processo è stato accelerato dalla prolungata negligenza nella gestione zootecnica del Paese e dalla disattenzione nel riorganizzare un patrimonio di riproduttori, di impianti e di tecnici ora definitivamente abbandonati.Come “riscoperta” zootecnica, molti Paesi avanzati tecnologicamente e ricchi lo allevano per lo sport, la compagnia, il lavoro nel giardinaggio e nell’orticoltura mentre i Paesi poveri che non l’hanno mai lasciato lo impiegano ancora nel lavoro della terra e come mezzo di trasporto”.
Estratto da L’Asino, il Mulo e il Bardotto di Raffaele Baroncini
Il ritorno del mulo, attraverso strategie europee mirate alla sua conservazione, è un esempio chiaro di come un patrimonio storico e culturale possa essere valorizzato per proteggere la biodiversità.
Il mulo non rappresenta solo una risorsa genetica, ma anche un simbolo della storia rurale europea e un esempio di sostenibilità ambientale, con un impatto positivo sui paesaggi e sugli ecosistemi in cui viene reintegrato.
Stati generali del mulo in Francia
Molte ed estremamente interessanti le indicazioni raccolte durante gli stati generali del Mulo, organizzati a Flumet e a Contamines Montoje dal 5 al 7 settembre 2024. Un evento senza precedenti che ha riscontrato una partecipazione di eccellenze internazionali.
Per l’Italia presente una delegazione capitanata dall’Associazione PASSIONECAITPR, ente selezionatore riconosciuto dal MASAF con sede nell’Aquilano e dal Prof. Augusto Carluccio, Direttore della “Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della riproduzione degli animali domestici” in capo al Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Teramo.
Una sinergia tutta Abruzzese che ha delineato le province dell’Aquila e di Teramo quali protagoniste in un contesto internazionale di gran pregio, proprio su temi importanti come la zootecnia e il territorio.
«Il mulo – ha spiegato il Prof. Carluccio durante il suo intervento – sta vivendo una seconda giovinezza grazie ad una particolare attenzione e sensibilità verso la tutela della biodiversità. Artigliere fin dai tempi della Prima Guerra Mondiale, oggi è utilizzato per l’esbosco nelle aree verdi dove l’accesso ai macchinari è impossibile; oltre che compagno fedele molto amato dagli appassionati di trekking e monta western.
Testimonianza di antiche pratiche allevatoriali che da diversi reperti annovera storicamente un mulo pesante autoctono in Abruzzo già alla fine del 1400».
Il primo registro genealogico del mulo italiano
Ed è grazie all’impegno dell’Associazione aquilana PASSIONECAITPR, già da anni concentrata con le proprie attività anche sulle produzioni zootecniche derivate, che nasce così il primo (ed unico) Registro Genealogico del MULO ITALIANO.
«Un progetto che si sviluppa all’interno del nostro Centro Studi per la Biodiversità – ci racconta la Presidente Annalisa Parisi -. Diventa realtà quanto già contemplato nello statuto dell’Associazione PASSIONECAITPR estendendo la salvaguardia della biodiversità anche alle produzioni muline (art. 4 comma III). I sistemi di valutazione e rilevamento si rifanno agli standard riportati nei documenti storici dell’Esercito, in base alla diverse taglie. Un registro di genealogie che raccoglie le ascendenze degli oltre 5000 muli presenti in Italia differenziando i genitori in base alle razze di provenienza. Le principali regioni in cui risultano ampie concentrazioni di questi esemplari sono l’Abruzzo e il Lazio. Sarà inoltre presente una sezione dedicata ai muli derivanti da fattrici di razze “estere” nate in Italia con asini di origine italiana. A livello internazionale siamo stati riconosciuti durante gli Stati Generali in Francia come i referenti italiani per il cosiddetto MULET DES ALPES grazie all’impiego del nostro Mammuth asinino di Martina Franca. Un’ulteriore sezione sarà dedicata ai “BARDOTTI” (incrocio tra stallone equino e fattrice asinina)» conclude la Dott.ssa Parisi.
La sinergia con l’Università di Teramo
Determinante l’apporto del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Teramo per la realizzazione del Progetto.
Il parco stalloni asinini in forze al Dipartimento rappresenta un patrimonio di Biodiversità unico, molto apprezzato per caratteristiche sia in Italia sia all’estero.
In secondo luogo la capacità di gestione delle pratiche di fecondazione, di stoccaggio del seme, di eventuale monitoraggio delle fattrici presso il Fondo Rustico di Chiareto (in provincia di Teramo) è un valore aggiunto considerevole ai fini progettuali.
Inoltre, il gran numero di Allevatori già custodi di altre risorse genetiche trova un ulteriore servizio a tutela della Biodiversità allevata in una struttura altamente specializzata unica nel suo genere in Italia.
Un quadro preoccupante a livello europeo
A causa della modernizzazione, le popolazioni di muli in Europa sono diminuite notevolmente, mettendo a rischio la conservazione di questa risorsa genetica e culturale. Questo porta alla necessità di strategie di conservazione per evitare la loro estinzione.
Molto importante strutturare sinergie internazionali che abbiano a cuore la reale conservazione di queste popolazioni condividendo strategie comuni.
Possibili progettualità di conservazione come strategia integrata per la tutela delle biodiversità
Le nuove strategie europee per la conservazione dei patrimoni di Biodiversità richiedono l’analisi di diversi concetti legati alla biodiversità, alla conservazione di razze storiche e all’importanza culturale ed ecologica del mulo.
Diverse iniziative a livello europeo mirano alla conservazione di razze animali tradizionali, compreso il mulo.
Queste strategie condivise si basano su:
- Sistemi di allevamento tradizionali e sostenibili
- Promozione di pratiche di allevamento che mantengano le razze storiche, come parte del patrimonio culturale.
- Centri di conservazione genetica per preservare la diversità genetica delle razze storiche e tradizionali, con programmi di riproduzione selettiva e banche genetiche.
- Auspicabile il sostegno economico e finanziario da parte dei governi affinché possano fornire incentivi per gli allevatori di muli tradizionali tramite sovvenzioni agricole destinate ad appositi programmi di conservazione.
Valorizzazione del patrimonio storico culturale
- Valore culturale: il mulo non è solo un animale da lavoro, ma rappresenta anche una parte del patrimonio culturale europeo, legato a tradizioni locali, alla storia rurale e alle pratiche agricole di secoli fa.
- Turismo: la promozione del mulo può anche avvenire attraverso iniziative culturali e turistiche, come mostre, eventi e tour che mettono in risalto l’importanza storica e la relazione uomo-animale.
Tour fotografici: al pari di altre specie cosiddette selvatiche l’osservazione delle mandrie di animali domestici quali asini, muli , vacche, pecore e cavalli, rappresentano un’attività importante per la valorizzazione del territorio che ospita queste realtà zootecniche.
L’interazione con le scuole: la riscoperta del mulo, così come di tutte le biodiversità deve necessariamente trovare una modalità per passare sui banchi di scuola fin dalle scuole primarie. Solo attraverso la conoscenza e la curiosità i giovani possono sviluppare un senso di amore e rispetto per l’ambiente e per le sue risorse.
Testimonial di bodiversità
Diversità genetica -I muli sono ibridi sterili, ma derivano da due specie (asino e cavallo) che rappresentano una diversità genetica importante. Conservare i muli significa anche mantenere la biodiversità delle specie da cui provengono.
Ruolo ecologico – La presenza del mulo e di altre razze autoctone può contribuire al mantenimento di ecosistemi agricoli sostenibili, particolarmente in aree montuose o difficili da raggiungere per le macchine moderne.
Un concetto integrato di salute – Inoltre, un approccio One Health applicato alla produzione di muli consente di bilanciare la salute animale, umana e ambientale. Allevare muli in modo sostenibile offre benefici che vanno oltre la produzione stessa: riduce il rischio di malattie, supporta l’economia rurale, preserva l’ambiente e protegge la biodiversità.
Resilienza delle razze tradizionali – La loro conservazione può essere vista come un investimento nella resilienza agricola e ambientale, poiché animali come i muli sono meglio adattati a specifici ambienti e cambiamenti climatici.
Ci piace pensare che questi bersi trovati in rete attribuibili a Luciano Bacoccola sia uno dei modi migliori per omaggiare il Mulo guardando al futuro.
“Mezzo di trasporto del passato
da tutti ormai dimenticato.
Usato in guerra dagli Alpini
su impervi sentieri ancora cammini.
Ma l’Italia ti ricorda fiera
perché non c’è monte al mondo
che non abbia un sentiero
che si chiama mulattiera”.
Comunicato a cura di PASSIONECAITPR