Roma, 10 marzo 2023 – È solo l’ultimo di una serie di campanelli d’allarme sulla situazione della prestigiosa istituzione equestre austriaca.
Dalla Scuola Spagnola di Vienna, da quello che tutti gli amanti dei cavalli del mondo considerano un vero e proprio tempio della bella equitazione, continuano ad arrivare notizie molto preoccupanti.
A nemmeno tre mesi dal suo insediamento il nuovo amministratore, Alfred Hudler, ha licenziato in tronco uno dei suoi più noti e apprezzati Oberreiter (vale a dire Cavaliere capo), Andreas Hausberger.
Il licenziamento si accompagna al divieto, scattato il 7 marzo scorso, persino di accedere alle installazioni della Scuola e all’immediata rimozione di Hausberger dal sito web della Scuola.
Secondo la stampa austriaca, a determinare una così drammatica rottura sarebbe stata una lettera indirizzata da Hausberger al nuovo manager della Scuola, nella quale criticava la sua gestione e lo invitava a dimettersi.
Hausberger ha preferito non commentare.
Classe 1959, dopo una carriera come calciatore professionista, Alfred Hudler ha percorso le tappe di un brillante curriculum manageriale, arrivando presto al ruolo di amministratore delegato della Vöslauer Mineral Wasser AG, azienda del settore delle acque minerali, per poi passare alla holding Ottakringer Beverages AG nel 2018, con il ruolo di portavoce del consiglio di amministrazione.
A dicembre è stato designato all’unanimità a dirigere la Scuola Spagnola, dopo una selezione che ha valutato 42 candidati.
È un esperto di marketing, ma come è stato per le ultime due direttrici della Scuola – Elisabeth Gürtler e Sonja Klima – non si può dire che sia una persona di cavalli.
Da diverso tempo ormai, la Scuola attraversa un periodo molto turbolento.
Prima una relazione della Corte dei conti austriaca ha lanciato l’allarme sulla gestione economica, poi è arrivata un’inchiesta giudiziaria legata al caso del presidente del consiglio di sorveglianza, Johann Marihart, accusato di aver fatto ospitare e addestrare il cavallo della figlia a spese della Scuola.
Anche per questo, fra i cavalieri e gli amici di questa istituzione, che non solo rappresenta un simbolo della cultura austriaca, ma che è un punto di riferimento per gli appassionati di equitazione classica di tutto il mondo, serpeggia una profonda inquietudine.
A partire dal 2001 la Scuola, che pur rimane di proprietà pubblica, in carico al Ministero dell’Agricoltura, ha subito una sorta di parziale privatizzazione e la sua gestione è stata sempre più orientata a un criterio di valorizzazione commerciale.
In questa ottica anche la nomina di Hudler si muove nel solco di questa visione che, come recita il comunicato diffuso in occasione della sua nomina, affida a un esperto di marketing il compito “di guidare la Scuola Spagnola d’Equitazione verso un futuro economicamente sano e sostenibile”.
L’unico problema che i magnifici stalloni Lipizzani allevati a Piber che, dopo un lungo e sapiente addestramento, si esibiscono nel maneggio d’inverno nelle più sofisticate arie di scuola, non sono un prodotto che si può vendere come una bibita gassata e, soprattutto, lo scopo e lo statuto di un “conservatorio” dell’equitazione classica come la Scuola Spagnola è difficilmente riconducibile a una gestione esclusivamente orientata verso il mercato.
Se non altro perché la logica del profitto spinge a moltiplicare gli eventi, a ridurre i tempi di “produzione” (vale a dire di preparazione e addestramento dei cavalli) e ad accorciare i periodi (necessari) di recupero per gli animali.
Se è vero, come ha dichiarato Martin Winkler, a Capo del Consiglio di sorveglianza della Scuola, che l’obiettivo è “raggiungere il giusto equilibrio tra la salvaguardia delle tradizioni uniche della Scuola e il mantenimento di una visione imprenditoriale”, secondo molti osservatori negli ultimi decenni si è assistito a una crescente enfasi sulla visione commerciale a scapito del rispetto della tradizione equestre.
La scelta di affidare a un manager senza alcuna esperienza in campo equestre la gestione di un’istituzione il cui core-business (per dirla in un gergo che a lui è sicuramente familiare) consiste nell’allevamento e nell’addestramento di cavalli pregiati, secondo i metodi messi a punto in secoli di cultura, appare estremamente rischiosa.
C’è infatti il pericolo che il vertice dell’istituzione parli una lingua diversa da quella dei suoi sottoposti, che pure sono difficilmente sostituibili, perché depositari di un sapere altamente specializzato e raro.
Un sapere che è la vera essenza dell’istituzione stessa.
Senza quel sapere la Scuola semplicemente non esiste.
La Scuola Spagnola, infatti, non è un luogo.
Non è il maneggio d’inverno, le scuderie, un tempo sontuose e oggi assai meno, non è l’allevamento di Piber.
La Scuola Spagnola è cinque secoli di sapere trasmesso da maestro ad allievo, secondo una tradizione rigorosa e impeccabile che, nel 2016, è stata dichiarata parte del Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.
La prova degli inevitabili attriti tra un management che pensa di gestire la Scuola come un’azienda e i cavalieri più esperti e rigorosi è d’altronde il fatto che l’avvento alla direzione di Elisabeth Gürtler, nel 2007, coincise con le dimissioni di Klaus Krzisch e Hans Riegler.
Mentre l’arrivo di Sonja Klima, nel 2019, indusse al ritiro Herwig Radnetter e Wolfgang Eder.
Ora è la volta di un altro dei cavalieri più in vista della Scuola.
Entrato come allievo nel 1984, Andreas Hausberger è diventato Cavaliere nel 1993 e Cavaliere capo nel 2007.
Si tratta di quello che, negli ultimi decenni, è stato uno degli esponenti più esperti e carismatici della Scuola, molto noto e apprezzato per la sua profonda cultura equestre, per la sua dedizione ai principi classici dell’equitazione, per le sue qualità di istruttore.
Perdendolo, la Scuola perde uno dei suoi uomini più rappresentativi e un patrimonio di sapere che le sarà difficile rimpiazzare.
Non si può che guardare con apprensione a quanto sta accadendo nella capitale austriaca.