Cosenza, 1 luglio 2022 – La notizia principale è quella relativa al risultato della giostra cavalleresca di Bisignano, ovviamente.
E a vincere il Palio del Principe edizione 2022 è stato Claudio Amodio, titolatissimo cavaliere che con il cavallo Quiz Quinto ha fatto trionfare i colori del rione Santa Croce.
Amodio ha vinto la finale contro Pierpaolo Turco su Simbatia, che correvano per il rione San Pietro.
L’esultanza di chi vestiva l’arancione di Santa Croce ha fatto fuoco e fiamme sottolineando, se ce ne fosse stato bisogno, quanto era attesa questa giostra dopo i due anni di astinenza a causa del Covid.
Ma oltre all’esultanza per la vittoria a Bisignano, comune di 9.000 abitanti , c’è molto di più: ne parliamo con Lucantonio Turco, una delle anime di questa manifestazione.
“Attorno al Palio di Bisignano si riuniscono tutti i ricordi, le tradizioni, la storia di questo paese” ci spiega Lucantonio.
“Qui a Bisignano siamo tutti cresciuti col cavallo” continua Turco, “tutti ne abbiamo accarezzato uno. Ed è sempre stato così, la Calabria era terra di grandi allevamenti e cavalli pregiati e un tempo era il primo principato del regno di Napoli. Il principe Pietro Antonio Sanseverino era un magnate a livello europeo. Fu l’unico napoletano a ricevere il titolo di Cavaliere del Toson d’oro, tra l’altro direttamente dalle mani dell’imperatore Carlo V“.
E proprio la figura di Pietro Antonio Sanseverino è al centro della rievocazione storica che ha il suo clou nella giostra cavalleresca del Palio del Principe.
Che si tiene da 32 anni, ed è stato voluto e realizzato proprio per avere un elemento catalizzatore che creasse energia attiva.
Una energia che non si esaurisce terminata la giostra, ma accompagna la gente di Bisignano tutto l’anno.
“Ci impegnamo in tanti personalmente per reperire i fondi necessari non solo a realizzare il Palio del Principe. Ma anche a studiare la storia locale e pubblicare i tanti lavori che negli anni abbiamo prodotto, insieme a storici e studiosi. Noi crediamo profondamente nella divulgazione della cultura, che deve essere fruibile a tutti. E’ la nostra mission da 30 anni, l’ultimo libro lo abbiamo pubblicato con Rubettino, un importante editore calabrese e avrà una tiratura nazionale. Sono più di 300 pagine di ricerca effettuata dal professore Antonello Savaglio sulla figura di Pietro Antonio Sanseverino. Noi crediamo molto nella forza della cultura, nel lasciare una traccia nella comunità in cui viviamo”.
E a noi sembra che ci stiano riuscendo, lì a Bisignano. Negli anni hanno pubblicato diversi lavori su personaggi storici locali, stratificando nel tempo la cura e l’interesse per il loro patrimonio storico.
Ecco a cosa servono i cavalli, oltre al resto: a riportarci la storia qui dove siamo adesso, e a ricordare che loro con noi ci sono sempre stati.
Così grazie alla giostra l’ultima settimana di giugno a Bisignano ci sono stati più di 10.000 visitatori, tra cui una antropologa con l’incarico studiare il palio.
“E’ stato il Ministero che ci ha contattati, stanno valutando la possibilità di inserire il palio del Principe tra i Patrimoni immateriali culturali. E ci hanno fatto i complimenti, perché dopo aver intervistato cuoche, tifoserie, rievocatori, capitani e cavalieri hanno capito che tutto il paese si cala nel ruolo e tutta la comunità è completamente coinvolta in questo palio. Ci sono sempre state rivalità tra i rioni, noi su queste abbiamo costruito la giostra. Ovviamente non potevamo far scontrare i cavalieri con le lance, quindi abbiamo pensato a una prova tra due binomi che affrontano il circuito in maniera speculare. Partono contemporaneamente, uno a mano destra e uno a mano sinistra. Percorrono il perimetro della pista cercando di infilare gli anelli apposti all’asta che sporge dalle otto torri che scandiscono il percorso. A parità di anelli presi vince il più veloce, maneggevolezza del cavallo e intesa del binomio sono alla base della prova”.
Così continua ad arrivare qualcosa di prezioso da Bisignano. Una volta il principe Sanseverino mandava al Papa la chinea bianca con 7.000 ducati d’oro, ora il palio del Principe ci ricorda la storia e la cultura devono essere di tutti.
A proposito, la chinea bianca (grigia in realtà, ça va sans dir) era una raffinatissima cavalla ambiatrice, o una mula che per madre avesse una giumenta di tal razza ed ereditato la stessa andatura.
Il termine deriva dal francese antico ‘haquenée‘, cavallo che va all’ambio: l’andatura più comoda per i lunghi viaggi, le persone un po’ anziane o comunque poco sportive.
Per inciso: la prima cosa che ci ha colpito quando abbiamo cominciato ad interessarci di Bisignano e della sua giostra è stata la qualità dell’estetica di ogni dettaglio.
Il materiale pubblicitario e la sua grafica evocativa ma moderna, la bellezza e la cura dei costumi dei figuranti.
Anche la semplicità essenziale con cui sono disegnati il percorso del palio e gli elementi che la compongono.
Parlando con Lucantonio abbiamo saputo che il direttore artistico del Palio del Principe è suo padre Rosario. Disegnatore affermato, negli anni della sua gioventù ha rifiutato di andare a lavorare alla Disney negli States per non lasciare il suo paese.
Lucantonio ci ha detto che è stato lui, papà Rosario, a insegnargli che l’arte e la cultura sono di tutti.
Che bello che si possa ricordare questa lezione a tanti altri, anche fuori Calabria: e tutto grazie a un gioco fatto insieme ai nostri cavalli.