Roma, 27 maggio 2020 – Siamo tutti orfani: niente preparativi per la trasferta romana a Piazza di Siena, nessun bisogno di impazzire per prenotare l’albergo, ci saranno risparmiate code infinite sotto il sole romano e giornate sfiancanti in costante peregrinazione dal posticino all’ombra da dove riusciamo a vedere bene il percorso ai benedetti posticini “tattici” sempre lontani, scomodi e sovraffollati.
Ma è inutile: ci mancano terribilmente Piazza di Siena e il suo adorabile caos, e sapere che oggi saremmo stati probabilmente già vicini a quell’ovale incoronato dai pini ci riempie di malinconia.
Eppure non tutti i cavalli hanno abbandonato Piazza di Siena, e forse il vuoto creato dalle restrizioni da Coronavirus ha il merito (oltre a quello di conservarci la salute) di dare risalto a quanto passa di solito inosservato ai turisti equestri che bazzicano Villa Borghese solo in occasione del concorso.
Ad esempio, in quanti sanno che proprio lì di fianco al campo ostacoli c’è un museo ricco di chicche equestri?
E’ quello dedicato a Pietro Canonica (1869-1959), scultore e compositore di origine torinese che visse proprio in questo delizioso edificio, la Fortezzuola.
Glielo donò il comune di Roma: Canonica era uno degli scultori più amati di inizio secolo, richiesto dai più importanti e prestigiosi committenti dell’epoca.
Non per niente nel suo museo sono custodite, tra le altre cose, diverse splendide copie dei monumenti equestri che realizzò per piazze e città di tutto il mondo: come quello al granduca russo Nicola Nicolajevich, il cui originale collocato a S. Pietroburgo è stato distrutto durante la rivoluzione del 1917.
Oltre a quello del granduca sono tanti i cavalli resi immortali da Canonica, queste sale sono piene di citazioni equestri e quelle dedicate ai cavalli da lavoro raffigurati nei bassorilievi che ornavano qualche glorioso monumento non sono certo le meno interessanti.
Ma la nostra preferita è quella che magari avete intravisto anche voi, tra un concorso e l’altro: è quella che vi accoglie all’entrata del museo e raffigura l’Umile Eroe, un mulo degli alpini.
Perché amiamo tutti i rappresentanti della famiglia equina, e sappiamo per esperienza che asini e muli hanno qualità di intelligenza e carattere che li rendono più che degni di ogni onore; perché ci piace che uno scultore conteso da dame e sovrani abbia scelto tra le sue opere quella dedicata a un mulo per accogliere ospiti e visitatori all’ingresso della sua casa.
E perché quel bronzo rappresenta un animale vero, con un nome e una storia da raccontare: era Scudela, un mulo che durante la Prima guerra mondiale sopravvisse ad una ritirata in condizioni durissime della sua batteria.
Lui e il suo “sconcio”, il suo conducente, erano stati dati ormai per dispersi quando Scudela raggiunse quello che rimaneva del suo reparto: ma era solo, il suo alpino non c’era più.
Scudela sopravvisse alla guerra e venne insignito della Medaglia d’Oro al valor militare, e preso a modello da Canonica per questo monumento che vuole ricordare lui e tutti i suoi compagni, umili eroi per l’appunto.
E ci piace moltissimo che proprio qui, dove di solito in questi giorni sfolgorerebbero i mantelli lustri di super-atleti equini dalle genealogie prestigiose, si ricordi un loro cugino dalla vita del tutto differente, ma non così diverso per quanto riguarda la capacità di svolgere ogni incarico, ogni lavoro che un uomo gli richieda.
La prossima volta che andate a Piazza di Siena dedicate un po’ di tempo al Museo Canonica, ne vale la pena.