Bologna, 4 aprile 2021 – A furia di cercare, forse anche noi abbiamo trovato un cavallo – l’unico – che può essere accettato a tavola. Si tratta di quello della trazione dolciaria abruzzese che prevede, per Pasqua, il suo arrivo insieme con la pupa.
Stiamo parlando di un dolce tipico, a forma di cavallo e di donnina, che in Abruzzo viene preparato il giovedì antecedente alla Pasqua e viene regalato in occasione della ricorrenza.
Si tratta di una tradizione piuttosto antica, che risale all’800. Si pensa fosse legata allo scambio di regali che avveniva tra le famiglie dei fidanzati all’ufficializzazione del legame.
La famiglia della ragazza regalava alla famiglia del ragazzo un dolce a forma di ‘pupa’. E in cambio ne riceveva uno a forma di ‘cavallo’.
Lo scambio, di solito compreso nel contesto di un sontuoso banchetto, aveva il valore di un ‘consenso’ all’unione da parte delle famiglie. Tanto la pupa, quanto il cavallo, rivestivano il significato simbolico di prosperità.
Accanto a questa simbologia ‘pagana’, l’usanza abruzzese ne porta con sé anche un’altra più prettamente legata al concetto pasquale. La pupa e il cavallo sono cioé anche simboli di resurrezione, che richiamano l’ultima cena. Quando Cristo spezzò il pane e lo distribuì agli apostoli.
È per questo che la pupa e il cavallo, per quanto verrebbe la tentazione di conservarli, devono invece essere spezzati e consumati il giorno di Pasqua. Per simboleggiare il gesto di solidarietà e comunione tra i commensali.
Realizzati in pasta frolla e con un uovo incastonato nelle rispettive pace, secondo la tradizione abruzzese, pupe e i cavalli sono preparati dalle nonne. Che ne fanno dono ai nipoti e alle nipotine.
Ai maschi i cavalli e alle femmine le pupe.
Così vorrebbe la tradizione ma… scambiateveli pure come preferite. L’importante, alla fine, è festeggiare Pasqua in serenità.