Siena, 8 aprile 2021 – A guardarla negli occhi adesso, questa distinta signora di 87 anni, non diresti certo che è un’assassina.
Eppure Rosanna Bonelli, detta Diavola per i senesi è una degli “assassini”, cioè i fantini che hanno corso il Palio di Siena.
Unica donna dello scorso secolo (e per il momento anche di questo) a inforcare un barbero per correre la carriera, la signora Bonelli ricorda ancora con orgoglio ed emozione quella giornata del 1957.
Ha raccontato in una intervista raccolta da Agi: “Fu un’esperienza meravigliosa quella di uscire dal cortile del Podestà del palazzo comunale a cavallo con la gente in piazza che urlava, incitava, batteva le mani, spingeva e cercava di toccare cavalieri e cavalli. Ad un certo punto, per una frazione di secondi, ho pensato che fosse solo un sogno, che niente fosse vero. Ricordo poi un silenzio ‘assordante’ della gente in attesa che il mossiere chiamasse le contrade una ad una per piazzarsi alla mossa, in attesa che il mossiere lasciasse cadere il canapo, quella grande corda che delimita l’area prima della partenza. Il cuore batteva a mille e l’adrenalina scorreva a fiumi. Minuti interminabili ma avevo raggiunto lo scopo: correre”.
“Il 1900 è stato il mio secolo, sono stata l’unica donna del palio. Negli anni duemila, almeno fino ad oggi, non ci sono stati che uomini. Sarà molto difficile che qualche donna fantino, per come è il palio di oggi, abbia qualche possibilità di misurarsi con fantini uomini, oggi fior di professionisti”.
Anche perché difficilmente si ripeteranno le coincidenze che le permisero di coronare il suo sogno.
Rosana Bonelli, nata a Siena nella Nobile contrada dell’Aquila, era figlia di Luigi Bonelli, autore e musicista famoso, che aveva scritto una storia su di una fanciulla soprannominata Rompicollo.
Questa Rompicollo letteraria partecipava, per l’appunto, al Palio di Siena: il regista Luigi Zampa lesse il racconto da cui era già stato tratto un pezzo teatrale.
E lo trasformò in un film, La ragazza del Palio, che per protagonisti aveva Diana Dors e Vittorio Gasmann.
Rosanna era cresciuta immaginandosi nei panni della Rompicollo inventata dal suo babbo, e in effetti era una ottima amazzone sin da bambina.
Per cui quando ci furono le riprese del film Rosanna riuscì ad assistere: sperava di poter almeno fare la comparsa in piazza, se non fosse stata lì non avrebbe potuto cogliere l’occasione.
E l’occasione si presentò: infatti ne mancava una e Rosanna tanto fece (anche con l’aiuto di Ganascia, celebre fantino che le faceva montare alcuni dei suoi cavalli in allenamento) che riuscì a montare e correre sul tufo di PIazza del Campo.
Era solo una finzione, certo, ma intanto aveva rotto il ghiaccio.
Si era presa un sacco di nerbate perché i vecchi fantini ingaggiati come figuranti non fingevano mica tanto, ci tenevano al realismo e alla credibilità.
Le diedero una lavata di capo epocale perché aveva corso senza permesso né assicurazione: ma alla fine era felice come non era mai stata.
E l’appetito viene anche galoppando, non solo mangiando: per cui dopo il palio finto Rosanna era sempre più decisa a correrne uno vero.
Provò a bussare alla porta di suo zio, capitano della contrada della Selva che aveva già vinto tanti palii, ma lui si oppose fermamente e mise il suo veto al progetto.
Non voleva rischiare l’osso del collo della nipote, Luigi Binelli era morto da poco e non c’era bisogno di altri guai in famiglia.
Peccato che il capitano della Nobile Contrada dell’Aquila, la contrada di Rosanna, non fosse a Siena quando zio Bonelli espresse la sua opinione in merito.
E visto che l’Aquila aveva appena vinto un Palio, la produzione del film spingeva per avere un aggancio di colore nella cronaca e promuoverlo, il barbero sorteggiato era poco competitivo (percina) e Rosanna era una brava cittina che ci sapeva fare coi cavalli la ingaggiarono.
“Gli altri fantini mi guardavano in silenzio. Mi parlavano poco, e quando lo facevano, mi davano del lei come io nei loro confronti. Qualcuno mi ha dato però anche qualche consiglio”.
Rosanna venne registrata in Comune, come da regolamento, con il nome di piazza Diavola: lei avrebbe preferito Rompicollo, ma non è che si possa avere tutto.
Corse bene nelle prove, quel 16 agosto del 1957 partì in ritardo alla mossa perché schiacciata da altri due fantini ma recuperò in fretta e al secondo giro era in terza posizione.
Cadde al terzo San Martino, una curva difficilissima del tracciato di piazza: dopo la carriera un gruppo di sostenitori di una contrada che si sentiva danneggiata dalla sua caduta venne disperso da un contradaiolo dell’Aquila, che usò come uno sfollagente il mazzo di rose che la contrada avrebbe voluto regalare alla Diavola come gentile omaggio alla sua fantina.
Diavola non ha più corso il Palio, ma Rosanna ha continuato a montare a cavallo tutta la vita ed è stata nominata fantino onorario della sua contrada.
Una emozione che non si può dimenticare e le riempie il cuore, anche dopo tanti anni.
Rosanna è stata l’ultima fantina della storia del Palio, ma non la prima: questo primato appartiene infatti a Virginia Tacci, una contadinella 15enne che corse il palio il 15 agosto del 1581, quando la carriera si disputava ancora alla lunga.
Virginia, senese anche lei, arrivò terza per i colori del Drago e divenne un vero e proprio mito per le donne di Siena dei secoli a venire.