Vienna, 28 gennaio 2022 – Da alcuni mesi gli appassionati d’equitazione di tutto il mondo guardano a Vienna con apprensione.
La celebre Scuola Spagnola, che da cinque secoli ospita i magnifici stalloni lipizzani, nel cuore della capitale austriaca, attraversa una crisi che rischia di metterne a rischio la stessa sopravvivenza.
Un danno terribile per quest’istituzione, iscritta dal 2016 nel patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO.
Dopo anni di una gestione discutibile e fallimentare, alla Scuola Spagnola di Vienna i nodi stanno venendo al pettine.
All’inizio di gennaio il presidente del Consiglio di sorveglianza della Scuola, Johann Marihart, si è dovuto dimettere dopo che la Procura della capitale austriaca ha aperto, all’inizio di gennaio, un’inchiesta per abuso di fiducia, sul caso di uno stallone acquistato dalla figlia di Marihart, che sarebbe stato ospitato e addestrato presso la Scuola, a spese dei contribuenti.
La vicenda chiama in causa anche Elisabeth Gürtler, amministratrice delegata della Scuola dal 2007 al 2018, e Sonja Klima, che le è succeduta dal 2019.
Tutto parte dalla denuncia dell’ex-cavaliere della Scuola, Klaus Krzisch, che da tempo critica la gestione della Scuola, che ha definito, in una recente conferenza stampa, “un disastro”.
Il caso è diventato anche politico.
Il deputato dei Verdi David Stögmüller, il cui partito fa parte della maggioranza di governo, ha presentato una settimana fa un’interrogazione parlamentare alla Ministra dell’Agricoltura, la popolare Elisabeth Köstinger, nella quale pone 41 quesiti sul caso della Scuola.
Il parlamentare chiede chiarimenti su quella che appare una gestione opaca e “disinvolta” e su un memorandum che la Scuola ha commissionato allo studio legale Dorda, per chiarire (giustificare) la posizione del presidente dimissionario Marihart davanti ai media.
Sinora la ministra Gürtler non ha fornito risposte soddisfacenti sulla vicenda.
Già nell’ottobre scorso, la Corte dei conti austriaca aveva denunciato, in una durissima relazione, la grave situazione finanziaria in cui la Scuola versa da diversi anni, che è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia.
A partire dal 2001, infatti, pur restando di proprietà del Ministero dell’Agricoltura austriaco, la Scuola è stata affidata a una gestione privatistica, nell’illusione che potesse sostenersi con i proventi dei biglietti e delle esibizioni all’estero.
Nonostante le centinaia di migliaia di visitatori all’anno, a partire dal 2014, i bilanci hanno però cominciato a chiudere in rosso, inducendo gli amministratori a una spasmodica ricerca di sponsorizzazioni e a moltiplicare le esibizioni.
Secondo la Corte questo ha portato a uno sfruttamento eccessivo dei cavalli, compromettendone il benessere.
Un’accusa gravissima per quello che è considerato un tempio dell’equitazione classica e del rispetto del cavallo.
Nel tentativo di far quadrare i bilanci, anche gli stipendi del personale sono stati tagliati, con la conseguenza che molti tra i groom più esperti hanno lasciato la Scuola, e sono stati rimpiazzati da personale meno qualificato.
La stessa manutenzione delle istallazioni equestri e del maneggio sarebbe stata trascurata per risparmiare.
Sempre più persone vicine alla Scuola denunciano la grave commistione interessi politici, che sta affossando la Scuola.
Fortemente contestata, da una parte della stampa e degli esperti del settore, è la nomina della nuova amministratrice delegata Sonja Klima.
Ex-insegnante elementare, ex-moglie di un cancelliere austriaco socialdemocratico, si è dedicata ad attività filantropiche in qualità di amministratrice delegata di Ronald McDonald Children’s Aid, e si è recentemente convertita al Partito Popolare Austriaco, appoggiandone la campagna elettorale nella Bassa Austria.
I critici notano che è lo stesso partito della Ministra dell’Agricoltura, che l’ha nominata un anno dopo, nonostante il parere negativo espresso dal comitato di esperti che era stato chiamato a valutare le candidature e nonostante avesse ricevuto un punteggio inferiore a un altro candidato anche dalla società di cacciatori di teste incaricata di esaminare i curricula.
In molti, in Austria e nel mondo, sostengono che la Scuola non possa essere gestita come una compagnia commerciale, ma deve essere sostenuta interamente dallo stato, come un museo, o come altri enti culturali.
La grave crisi che sta attraversando non può che allarmare tutti gli amanti della bella equitazione.
Anche la breve esibizione di cavalli e cavalieri andata in onda il 1° gennaio, durante il tradizionale concerto di Capodanno da Vienna, ha suscitato commenti costernati.
Cavalli e cavalieri sono parsi a molti mesti e dimessi e in tanti hanno notato che non solo non hanno eseguito le “arie alte” (cabriole e courbette), che hanno reso celebre la Scuola, ma che non hanno fatto nemmeno un tempo di galoppo!
La speranza è che il dibattito acceso in Austria dallo scandalo e l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale spingano presto il governo a intervenire con una profonda riforma, che restituisca la necessaria solidità economica e serenità gestionale a questa magnifica e storica istituzione.
Ringraziamo Giovanni Battista Tomassini: caporedattore della redazione Cultura e Spettacolo del Tg3, giornalista, cavaliere, studioso di cose equestri e amico di Cavallo Magazine.
https://www.youtube.com/watch?v=CMO-6EfE57A