Bologna, 24 febbraio 2022 – Solo il mese scorso avevamo dato la notizia dell’insolito trasloco di uno dei monumenti equestri di New York. Ovvero quello di Theodor Roosevelt che, dopo aver sostato dal 1940 di fronte all’ingresso del Museo di Storia Naturale, avrebbe dovuto essere trasferito nel Nord Dakota. Nel campus prospicente una nuova biblioteca presidenziale in via di allestimento.
Ora però, sul trasferimento del poderoso bronzo di James Earle Fraser si agitano pesanti ipoteche.
La statua del 26esimo presidente degli Stati Uniti, che lo ritrae in sella con un afro-americano e un nativo a piedi al suo fianco non è benvenuta neppure nel Nord Dakota, proprio nelle terre confiscate ai nativi. Che, con quel che rimane delle loro comunità, avevano reagito con veemenza all’arrivo della statua giudicata razzista.
A loro sostegno, oltre 140 artisti di chiara fama hanno presentato una petizione in cui si chiede alla municipalità di New York di…”fondere, riciclare e eliminare la statua la cui composizione implica gerarchie razziali”.
Ma la statua equestre di Roosevelt non è l’unica al centro del dibattito di natura anti-razzista. A 6mila chilometri di distanza dalla Grande Mela, nel cuore dell’europeissima Bruxelles a far discutere è Re Leopoldo II a cavallo. Un’altra statuta che celebrerebbe uno dei principali simboli del periodo coloniale del Belgio.
Anche in questo caso, la proposta sarebbe quella di fondere il monumento e, al suo posto, farne sorgere uno dedicato ai milioni di persone uccise durante il governo del Congo belga e alle altre vittime del colonialismo.
Bruxelles ha decine di monumenti e strade che prendono il nome dagli uomini che costruirono l’impero coloniale belga… A testimonianza di fatti storici consolidati. Quindi potrebbe non trattarsi di un compito urbanistico semplicissimo.
La decisione finale sul bronzo di Leopoldo II, in ogni caso, spetta ora al governo federale belga.