Bologna, 6 aprile 2024 – 5 aprile 2024: una data che segna la storia del Cavallo Siciliano. Ieri, presso la sala convegni dell’istituto d’Incremento Ippico di Catania, si è svolta la presentazione del ”Riconoscimento della razza del Cavallo Siciliano”, un evento atteso da quasi trent’anni e di grande importanza per il futuro del “Sistema Cavallo della Sicilia”, una realtà economica di grande rilevanza, con un indotto e un numero di addetti e fruitori fra i più importanti d’Italia.
Ha introdotto l’evento il neo direttore dell’istituto Michelangelo Bentivegna, anticipando che il suo impegno sarà quello di fornire agli allevatori siciliani un supporto che sia autentico, supportato scientificamente, competente, moderno e formativo.
Stefania Reitano del Masaf, in collegamento da remoto ha presentato il lavoro che, in stretta e fattiva sinergia con tutte le componenti interessate, dagli allevatori agli enti pubblici regionali e nazionali e le Università, hanno svolto proficuamente negli ultimi anni per arrivare a questo risultato così importante e meritato.
Il Presidente Anareai Luca Marcora ha riassunto l’iter del “riconoscimento della razza a distribuzione limitata”, iniziato durante i lavori degli “Stati Generali del Cavallo in Sicilia” organizzati da “Sicilia, Parco Equestre del Mediterraneo” nel marzo del 2021, e finalmente conclusosi nonostante difficoltà e intoppi. Ha ribadito come questo sia solo un punto di partenza, «un’occasione unica per andare finalmente nella direzione giusta, verso un allevamento che sia economicamente sostenibile viste le enormi potenzialità qualitative delle razze siciliane nello sport e nel turismo equestre di qualità, che non hanno nulla da invidiare alle costose razze di moda provenienti fuori dall’isola in numero esorbitante e ingiustificato».
È stata quindi la volta dell’intervento di Francesco Russo, presidente dell’ARACSI (Associazione Regionale degli Allevatori di Cavallo Siciliano), vero protagonista del raggiungimento di questo obbiettivo inseguito con pervicacia da quando, spinti da “passione e amore”, si riunirono per la prima volta intorno a un tavolo gli amici Francesco Russo, Bruno Morello, Vincenzo Allegra e Benedetto Salamone, per organizzare il primo programma di identificazione di alcuni soggetti superstiti in Sicilia riconducibili al gruppo del cavallo siciliano. Ha brevemente ricordato anche la storia millenaria dei “cavalli siciliani” che ha rischiato di finire nell’oblio e le caratteristiche salienti di razza di questo cavallo possente, robusto, rustico, poliedrico e generoso.
Senza Francesco Russo il cavallo siciliano sarebbe rimasto ignorato, abbandonato, emarginato, nonostante abbia caratteristiche peculiari che, grazie al lavoro svolto da Russo e dagli allevatori della sua associazione, hanno già raggiunto traguardi sportivi d’eccellenza di livello nazionale, nella monta da lavoro e nel dressage, solo grazie ad allevamento e addestramento moderni e innovativi che producono soggetti di una “bellezza, comportamento, educazione e tecnica” di altissimo livello qualitativo, le uniche cose che contano per rendere appetibile un cavallo. I cavalli non “basta certo solo saperli mettere al mondo”.
Il neo commissario dell’istituto Ignazio Mannino ha anticipato l’indirizzo molto beneaugurante che vuole dare al suo lavoro, di concerto con l’Assessorato da cui dipende, affinché in un arco di tempo ristretto ma che “sia sufficiente per far bene, si diventi pronti e capaci di offrire vera formazione per essere in grado di immettere nel mercato europeo soggetti validi sotto ogni punto di vista, unica via per competere e rendere sostenibili attività allevatoriali che devono essere capaci di camminare anche con le proprie gambe”.
È stato quindi proiettato il promo video di 3 minuti del documentario in tedesco di un’ora prodotto e diretto dal nostro collaboratore storico Franco Barbagallo, intitolato “Sizilien Zu Pferd” (La Sicilia a cavallo) che mostra tutte le razze siciliane di equidi, le attività dell’istituto di Incremento Ippico nella tenuta di Ambelia e le meraviglie degli itinerari equi turistici d’eccellenza offerti da alcuni operatori siciliani che operano nelle Madonie, i Nebrodi, l’Etna, gli Iblei e i Sicani.
È stato un tourbillon esaltante d’immagini d’autore, montate magistralmente dalla videomaker Cristina Hess su un brano musicale estremamente coinvolgente, fra natura, storia, beni ambientali, culturali e enogastronomici. Il documentario sarà presto doppiato in inglese, francese e italiano per allargare l’enorme successo avuto in Germania (che ha già prodotto un centinaio di presenze nel corso del 22 e del 23) anche all’ambito europeo e d’oltre oceano.
Vi sono stati quindi dei brevi interventi tecnici. Matteo Vasini dell’Anareai ha spiegato i “come e i perché” di un riconoscimento di razza. Salvatore Bordonaro, docente dell’Università di Catania ha spiegato il lungo, complesso e paziente lavoro di indagine e ricerca genetica svolto sui soggetti equini in questione e il collega Alessandro Zumbo ha raccontato come “scientificamente” ha accompagnato Russo sin dai primi passi del progetto per arrivare all’agognato riconoscimento della razza odierno.
Ha concluso l’Assessore Regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, al quale riserveremo presto un’intervista per entrare nel dettaglio di ciò che ha anticipato. Ha ringraziato sentitamente tutti i protagonisti del raggiungimento di questo obiettivo così importante e ribadito di come voglia spendere il suo mandato soprattutto lavorando con gli allevatori e gli specialisti per raggiungere obbiettivi concreti e tangibili per far sì che i cavalli siciliani possano finalmente raggiungere quella sostenibilità economica che possono garantire, viste le loro indubbie qualità, se debitamente sostenuti, promossi e commercializzati negli ambiti più consoni.
Sono intervenuti anche Ketty Torrisi, che ha brevemente parlato anche delle altre razze di equidi siciliane, e Pucci Majorana, ippologo e studioso decano che ha svolto in questi anni una importante funzione di supporto e pungolo, troppo spesso colpevolmente inascoltati, per la salvaguardia di “tutti” i cavalli siciliani e del “suo” Purosangue Orientale, un’altra prerogativa d’eccellenza che può vantare solo la Sicilia insieme al Sanfratellano e alle specie di Asini autoctoni siciliani. Majorana ha ricevuto dal Prof. Bordonaro un attestato di benemerenza per il suo ineguagliabile contributo nel progetto di “Recupero, Conservazione, Valorizzazione delle Risorse Genetiche degli Equidi Siciliani” che Bordonaro porta avanti con crescente successo da anni.
Il presidente della Fise siciliana Fabio Parziano ha con forza schierato la Federazione siciliana a fianco degli allevatori e delle istituzioni odierne per dare il suo insostituibile contributo per far sì che, attraverso anche lo sport, i cavalli siciliani possano riscuotere sempre un maggior interesse da parte degli appassionati. Dedicheremo presto un’intervista anche a lui per entrare nel dettaglio dei suoi programmi che, già dall’inizio del suo mandato, hanno dato una svolta che ha tagliato i ponti con un passato da dimenticare.
Ha concluso Rodolfo Lorenzini, ideatore degli Stati Generali del Cavallo Siciliano, alla fine dei quali già nel 2021 un folto gruppo di autentici specialisti avevano evidenziato con studi e raccolte di dati inconfutabili, tutta una serie di criticità, problematiche e una serie di indirizzi, soluzioni, progetti operativi, possibili obbiettivi “concreti” a cui, a quel tempo, nessuno ha voluto colpevolmente prestare l’attenzione che meritavano. Oggi, si può definitivamente voltare pagina, una volta per tutte, per sempre.