Bologna, 11 gennaio 2025 – Avevamo promesso che avremmo approfondito la notizia dell’incidente occorso l’8 gennaio in centro storico a Firenze, in via del Sole.
Cominciamo dalla fiaccheraia, signora Paola: Gabriele Isardi, un suo collega, ci ha aggiornato sulle sue condizioni e la reale dinamica dei fatti.
“La mattina, come sempre, Paola Medici con la sua carrozza e il suo cavallo Benton si erano incamminati dalle stalle delle Cascine per andare in piazza Duomo. In via della Spada, per il sobbalzare del legno cade la tanica con l’acqua per il cavallo (sottolineo: per il cavallo). Ovviamente la signora Paola si ferma per raccoglierla, al momento di risalire purtroppo scivola, cade a terra e il cavallo riparte di passo facendo si che la Paola rimanesse investita dalla stessa carrozza. Il cavallo a quel punto, come sua abitudine in quel tratto del centro, parte di trotto. Ma purtroppo non essendoci nessuno a guidarlo va ad infrangere la carrozza contro le barriere anti-traffico e lì si ferma, perché è un bravo e tranquillo cavallo fino all’arrivo del marito della signora, Carlo, anche lui fiaccheraio. Il cavallo sta benissimo, non ha riportato neanche una sbucciatura, mentre la fiaccheraia ad oggi è ancora in terapia sub-intensiva per diverse costole fratturate, 3 microfratture alle vertebre, 1 microfrattura cranica, 1 polmone con una leggera perdita e molte escoriazioni e lividi”.
A Firenze operano 12 fiaccherai, tra cui 4 donne: quale è l’iter per poter fare questo lavoro, oltre alla competenza tecnica in campo equestre?
“Intanto per fare il fiaccheraio a Firenze bisogna avere la patente B, e con quella si può accedere all’esame di abilitazione per il “ruolo conducente per mezzi a trazione animale”. Poi studiare per l’esame in regione che verte su diversi argomenti: il codice della strada, veterinaria associata agli equidi. Poi tutta la normativa di “taxi”, “NCC”, “natanti”, “mezzi a trazione animale”. Una volta passato l’esame si può fare l’iscrizione al ruolo conducente, per il quale non si possono avere condanne in quanto siamo gli unici, oltre ai taxi, a poter svolgere un servizio di piazza”.
Ci parli di voi, dei vostri cavalli e della vita che fate insieme.
“I fiaccherai sono proprietari dei propri cavalli e delle carrozze. Il Comune di Firenze fornisce le stalle per cui paghiamo ovviamente un affitto al comune stesso. Tutto fatto a regola d’arte, perché il Comune di Firenze è molto attento al benessere dei cavalli. Motivo per cui i cavalli che fanno servizio devono passare annualmente la visita dell’ASL veterinaria (una visita molto attenta). Solo allora rilasciano l’abilitazione al cavallo. Ovviamente tutti i nostri cavalli sono assicurati per l’attività di fiaccheraio, altro obbligo imposto dal comune”.
Quanti sono i cavalli ‘diplomati’ dal Comune di Firenze?
“I nostri cavalli ad oggi sono 23 su 12 licenze, a parte una collega che per il momento ha un solo cavallo tutti noi ne abbiamo 2 ciascuno. 20 di questi soggetti sono cavalli ritirati dalle corse al trotto a cui è stato dato una seconda possibilità di vita. Vivono con noi il lavoro del fiaccheraio fino ad un massimo di 20 anni, dopo li mettiamo in “pensione”, cioè finiscono i loro giorni al pascolo fino a che non muoiono per vecchiaia. Una cosa molto importante, obbligatoria per tutti i nostri cavalli affinché vengano autorizzati dall’ ASL veterinaria al servizio di piazza: devono essere registrati come Non Destinati alla Produzione Alimentare“.
La vostra giornata tipo?
“Quando usciamo a lavoro prepariamo profenda (1 sacchetta di misto, 1 sacchetta di Croc e 1 balla di yuta di fieno) e acqua (vedi la famosa tanica) per il cavallo. La mattina tiriamo fuori il cavallo dal box e inizia tutto il lavoro di governo della mano. Puliamo i piedi, spazzolare criniera e coda, brusca striglia e ingrassaggio degli zoccoli. Piccola precisazione: per diminuire al minimo la possibilità che i nostri cavalli possano scivolare sulle pietre che pavimentano il centro storico facciamo mettere i ferri con le ‘gomme’ dal maniscalco. E’ necessario per la sicurezza e il loro benessere”.
Poi come continua la vostra preparazione?
“Finito di vestire ed attaccare il cavallo usciamo e ci portiamo in piazza, alcuni al Duomo e altri in piazza Signoria.
Qui facciamo mangiare e bere i cavalli, ognuno ha il suo secchio. Quando c’è lavoro si gira e come si ritorna in piazza nuovamente da mangiare e da bere a disposizione dei cavalli. A fine giornata si rientra alle Cascine, si spogliano dai finimenti i cavalli e si lavano loro le gambe, li asciughiamo. Adesso in inverno mettiamo la coperta e li riportiamo nei box, dove trovano nuovamente da mangiare. Alle stalle ogni mattina ci sono 2 stallieri che alle 5.30 si occupano per prima cosa di dare la ‘prima colazione’ ai cavalli (mezza calderella di mangime misto e mezza balletta di fieno), poi di rifare tutte le lettiere. Tutto ciò 365 giorni all’anno”.
Perché avete quasi tutti due cavalli?
“Il lavoro dei cavalli varia in base alla stagione: nei periodi di lavoro intenso li facciamo uscire a turno. Ne abbiamo due per quello, un giorno uno riposa e lavora l’altro e viceversa. Quando la stagione turistica intensa è terminata e diminuiscono le possibilità di corsa mandiamo uno dei cavalli al prato, e il poco lavoro che c’è lo svolge l’altro finché non tocca a lui andare in vacanza”.
Chi sono i suoi cavalli?
“Alfredo Di.Pa e Batik delle Badie, ex-cavalli da corsa. Passo più tempo con Alfredo e Batik che con mia moglie, come si fa a non volergli bene? Ogni anno ci coinvolgono molte associazioni di persone disabili e bambini e noi ci siamo sempre adoperati affinché tutto possa trasformarsi per loro in una giornata speciale. Come del resto in piazza, durante il lavoro: molti bambini e adulti vengono a trovare e accarezzare i nostri cavalli, e noi ci facciamo trovare pronti con carote e mele. Così che anche chi ha paura o non li conosce possa rendersi conto che, con le giuste accortezze e con il giusto rispetto, il cavallo non è “cattivo”. Ovviamente cerchiamo di selezionare i nostri cavalli anche per il carattere, affinché siano una sicurezza per tutti”.
Il vostro è un lavoro antico fatto in modo molto moderno.
“Spesso soffro vedendo antiche attività chiudere. Vorrei ricordare a chi ci giudica in modo superficiale, senza conoscerci che il nostro è un nobile e antichissimo mestiere che fa parte della storia. Dai tempi dei tempi i cavalli hanno accompagnato re, nobili, carcerieri e carcerati, cavalieri e chi più ne ha più ne metta. E chi ha contribuito a costruire i bei palazzi e i castelli e le altre opere d’arte di cui godiamo oggi? Ovviamente i cavalli. E allora la mia domanda nasce spontanea: ancora una volta vogliamo perdere un pezzo della nostra storia? Della nostra identità? Un fiore all’occhiello delle grandi e belle città d’arte che accolgono i turisti, affascinati dalla storia e dall’antico che si respira ancora in città come Firenze? Tutto per contentare chi ci giudica con superficialità, senza conoscerci?”
Il mondo reale sembra interessare meno del virtuale, putroppo.
“Una signora pochi giorni fa ha scritto sotto il post sul social di una collega, che ha messo la foto di lei che accarezza innamorata il suo cavallo, guardandolo faccia a faccia: “Ma lo sapete che questi cavalli da quando escono devono aspettare di rientrare alle stalle per fare la pipì?”. Ci rendiamo conto con chi abbiamo a che fare, chi è che ci giudica senza sapere nulla, nulla di noi e dei nostri cavalli? A me piange il cuore di fronte a tanta ignoranza”.