Bologna, 18 aprile 2022 – David Diavù Vecchiato, “Viva Buratto!”. Opera anamorfica. Parco Sandro Pertini, Arezzo, Italy. Aprile 2022.
È questo il cartellino immaginario che si legge percorrendo il sottopasso che porta al Parco Sandro Pertini, nel cuore di Arezzo, la città della Giostra del Saracino. Contestualizzato a spiegazione di un esempio della migliore street art italiana, in cui temi di spessore culturale, arte e fruizione si uniscono indissolubilmente.
L’autore è David Vecchiato, noto come Diavù.
Artista, curatore, filmmaker, cartoonist e musicista, Diavù si è formato all’Accademia di Belle Arti di Roma. Una carriera artistica all’insegna dell’eclettismo lo vede impegnato in produzioni assai diverse e, dal 2007, in opere di street art. Che non rinnegano l’approccio ‘colto’ e semmai lo avvicinano a chi, passando, non rimane indifferente all’uso dei colori e alla fisicità dei suoi protaginisti.
La parola all’autore
«Questa mia ultima opera si ispira alla Giostra del Saracino, commemorazione e torneo storico in memoria delle Crociate che si tiene due volte l’anno ad Arezzo, in Toscana. – spiega l’artista sulla sua pagina fb. – Lavorando là non potevo non lasciarmi influenzare anche dai nudi classici di Michelangelo o dai cavalli della Battaglia di Anghiari di Leonardo. Dagli affreschi di Piero della Francesca e da tante altre meraviglie che i maestri del Medioevo e del Rinascimento ci hanno lasciato in eredità. Tra queste gli studi sulla prospettiva e sull’anamorfosi, illusione ottica data dalla realizzazione di immagini deformate in prospettiva.
“Viva Buratto!” è un’opera anamorfica, cioè le figure che vedi a due dimensioni all’ingresso del sottopasso si ‘spalmano’ in realtà tridimensionalmente in oltre 50 metri di pareti e soffitti. È insomma solo un’illusione.
Come un’illusione è il Buratto stesso, questo fantoccio barbuto, “re delle Indie”, nemico immaginario contro il quale i giostratori si lanciano per colpirlo a morte. Buratto è l’accadimento imprevedibile che sconvolge la quotidianità, è la diversità che ti sfida a scoprirla, è il fenomeno che in fondo ci auguriamo che ci capiti affinché stravolga un po’ la banalità della nostra routine, anche se a costo di distruggere noi stessi, e non solo la routine. E quest’opera parla proprio di vita e di morte.
Il mio cavaliere stavolta non sta partecipando a un gioco, ma è in guerra contro il nemico immaginario da lui stesso creato, e per questo non sta rispettando alcuna regola della Giostra del Saracino. Sperando che di ciò mi perdonino gli aretini».
Viva Buratto, tanti grazie dall’autore
Il lavoro di Diavù è un progetto dell’Associazione MURo (M.U.Ro – Museo Urban di Roma). L’autore ha tenuto a ringraziare per l’opportunità Alessandro e Federico, giovani assessori del Comune di Arezzo, i partner The University of Oklahoma in Arezzo (Lucio, Kirk, Charlotte & co!) e Gruppo Ivas per le potenti vernici. Un ringraziamento è andato anche agli assistenti Benedetta Matteucci, Chiara Orillo e Giorgio Silvestrelli, che… «ho tentato di uccidere con orari impossibili e musica improbabile quanto assordante. Grazie a Marco Gargiullo per le riprese aerostatiche col botto, a Claudio e Constantin per le loro storie di vita, a Olmo per i semi, e a tutti i passanti che ci hanno coccolato di complimenti».