Bologna, 8 gennaio 2021 – Coperta sì, coperta no. Un dilemma che, oggi, potrebbe impegnare mesi di dibattito. Eppure una volta, almeno negli States, la querelle si sarebbe chiusa in un secondo. Le coperte erano obbligatorie per legge.
Oggi, abbiamo a disposizione molti tipi di coperte, materiali tecnici innovativi, tosatrici elettriche. Ogni proprietario può scegliere quali coperte usare, se, come e per quanto tempo. Si può perfino scegliere se tenere il nostro amico in box o metterlo al prato. O ancora se lasciarlo in una scuderia riscaldata senza coperta. Sono tutti vantaggi portati dal progresso nella gestione degli animali.
100 anni fa non era esattamente la stessa cosa. Anzi, ci volle l’intervento degli attivisti del tempo affinché venissero promulgate leggi che imponessero l’impiego delle coperte per i cavalli che stazionavano sulle strade. Succedeva negli Stati Uniti e gli anni erano quelli intorno al 1917. In alcune città, tali leggi sono in vigore ancora oggi. Oramai più per affezione verso una tradizione che non per necessità, ma viste le temperature in alcuni stati, viene da dire… meglio così.
Tornando a quegli anni in cui la trazione animale era ancora così diffusa nelle città statunitensi, va detto che i cavalli ‘da lavoro’ se la passavano davvero male. Non erano molte le carinerie che venivano loro riservate e il lavoro sulle strade era ingrato, impegnativo e pericoloso.
Un po’ per rispetto verso gli animali, un po’ per far sì che il ‘mezzo di locomozione’ venisse preservato al meglio, alcuni attivisti iniziarono a prendersi a cuore la faccenda dei cavalli e, soprattutto nelle grandi città del nord in cui i rigori dell’inverno sono davvero pesanti, cominciarono a battagliare per l’uso delle coperte per tutti i cavalli che stazionavano in strada.
Presto l’istanza della protesta venne recepita e furono varate delle leggi – in ciascuno Stato un po’ diverse – che imponevano l’uso delle coperte a meno che il cavallo non fosse in movimento.
Ma, si sa, quando una cosa viene imposta… I vetturini non gradirono affatto l’ingerenza nella gestione dei loro cavalli e se non fosse stato per le pene certe, multe e perfino prigione, forse il provvedimento sarebbe risultato inutile. Fortunatamente, le cose andarono per il verso giusto.
Le prime coperte
Negli States, la prima ditta a produrre coperte specificatamente per cavalli fu la Troy Woolen Mills nel New Hapshire. Era il 1857. Si trattava di ‘indumenti’ molto pregiati, di lana ben lavorata e sicuramente non indirizzati ai ‘lavoratori’ impiegati nelle strade delle città.
Tuttavia le coperte della Troy guadagnarono una buona visibilità anche grazie alla pubblicità della famosa linea Baker 5A che presto divenne un segno di prestigio tra i proprietari di cavalli.
Per i cavalli impegnati nella trazione sulle strade però la musica era diversa…
Ci sono documenti che comprovano che nel solo inverno del 1915, a Philadelphia, gli agenti della Spca distribuirono oltre 1227 coperte.
Nello stesso anno a Missoula, nel Montana, gli operatori della Human Society del luogo fecero passare la legge in cui i cavalli dovevano disporre di coperta anche durante il movimento, per almeno sei ore al giorno. In una nota del tempo si legge: “Gli indiani coprono i loro cavalli con tutto ciò che hanno a disposizione, anche con le coperte dei loro letti”.
Nel 1914, la municipalità di Buffalo incamerò entrate gran lunga superiori rispetto agli anni precedenti grazie alle multe comminate per non aver coperto i cavalli e un giudice nel Vermont condannò un vetturino a 90 giorni di prigione.
In Kansas, mettere la coperta ai cavalli è ancora una legge dello Stato e anche a New York City esisteva una ordinanza che prevede l’impiego di coperte da novembre ad aprile, con particolare attenzione anche per le coperte leggere impermeabili.
Posto che non è possibile ‘legislare’ la gentilezza, la coperta anche ai giorni nostri è sicuramente un gesto di attenzione nei confronti dei nostri cavalli. Se hanno freddo e se ne hanno bisogno. Un gesto ma ricordiamocelo, non l’unico.