Bologna, 7 marzo 2022 – Mentre in Europa fischiano le bombe, dalla Somalia ci arriva un sussurro tiepido di speranza.
La Somalia è un paese in cui è difficile ricordarsi quando è cominciata la guerra. Ufficialmente era il 1986 ma le cose andavano malissimo anche prima. Da tempo.
La Somalia, tanto per capirci, è quel paese che, nel 1994 è costato la vita, tra i tanti, a Ilaria Alpi e Mira Hovratin, giornalisti italiani… E a milioni di persone ha imposto una migranza orribile. Poveri tra i poveri.
Bene, in questo quadro, dove ben ci guardiamo dal pensare a una qualsiasi valutazione, è nato il primo centro ippico. Il primo dopo decenni. Perché anche se la guerra civile non si è ancora esaurita, la voglia e la speranza di tornare a essere ‘normali’ passa anche attraverso i cavalli e lo sport.
Non immaginiamoci niente di lussuoso. Non immaginiamo terreni curatissimi, prati e recinzioni. Siamo in un paese tra i più poveri del mondo. Eppure a Mogadishu, un giovane appassionato, Yahye Isse, ha aperto un centro e offre, gratis, lezioni equestri. Lo riporta la Reuters e a noi, che abbiamo i cavalli nel cuore, non può non venire in mente che, anche in scenari così estremamente ai margini, il cavallo riesce a essere la risorsa e la risposta giusta.
Tra le attività di Yahye Isse ci sono le corse. Sulle strade polverose delle periferie. Vero… Non sono il massimo… Però…: «Le corse dei cavali sono proprie di strade senza guerra. I bambini e anche gli adulti impazziscono a vedere i cavalli. Che hanno una bellezza che attrae la gente» spiega Yahye Isse.
Nel lungo periodo della dittatura di Siad Barre solo i militari imparavano a montare a cavallo in Somalia. Ora invece, grazie al coraggio e alla passione di Yahye Isse e dei suoi cavalli già 30 studenti hanno completato un corso di 6 mesi presso le scuderie che sono sistemate proprio accanto allo stadio di Mogadishu.
I cavalli impiegati in questa attività sono 14 e insieme a Yahye Isse lavorano 8 ‘studenti a tempo pieno’. Yahye Isse e tre istruttori del centro non percepiscono alcuno stipendio e i fondi per creare la sua scuola, l’intraprendente somalo li ha recuperati dalla sua attività principale di noleggio auto.
Sicuramente un primo ‘mattoncino’ per ricostruire cultura e rispetto. Riportare il cavallo vicino alle persone e farne crescere la qualità della vita. Vista dal nostro punto di vista, la strada è sicuramente lunga. Ma è bello sapere che c’è speranza e da qualche parte sta cominciando.
Yahye Isse forse non sa che nel suo piccolo, la sua scuola dimostra ancora una volta che il cavallo cammina accanto all’uomo nella storia. Nei momenti brutti e in quelli in cui si prova a ripartire.
Per vedere l’intervista Reuters CLICCA QUI
Fonte Reuters