Bologna, 27 Dicembre 2020 – Lo aspettavamo fin da quel maledetto giorno in cui due anziani coniugi cinesi furono ricoverati allo Spallanzani. Il vaccino contro la pandemia inizia oggi a determinare un nuovo corso della nostra vita, equestre e ‘laica’. O almeno così tutti speriamo che sia. E mentre aspettiamo che le oramai celeberrime dosi che viaggiano a meno ottanta arrivino fino a noi, eccoci tutti interessatissimi alla scienza e ai vaccini. Di tutti i tipi. Che in qualche caso hanno incrociato il loro cammino proprio con quello dei nostri amici a quattro gambe.
Un esempio? Nell’immunizzazione passiva, una delle due principali tipologie vaccinali, il paziente riceve direttamente gli anticorpi contro uno specifico microrganismo infettivo. Questi anticorpi si ottengono da varie fonti, tra le quali in ‘pole position’ c’è il sangue (siero) di animali, solitamente cavalli, che sono stati esposti a un microrganismo o tossina particolare e che hanno sviluppato l’immunità.
Avvicinando temi più recenti, e proprio in virtù del concetto di immunuzzazione passiva, non sarà sfuggito ai più lo studio condotto in Sud America, all’esordio dell’attuale pandemia, per ottenere anticorpi sulla carta in grado di neutralizzare il coronavirus. Un team di ricercatori argentini ha utilizzato anticorpi ottenuti iniettando nei cavalli una proteina – innocua per gli animali – ricombinante di Sars CoV2. Gli anticorpi, contenuti ed estrati appunto dal siero dei cavalli sono poi stati ‘depurati’ affinché non scatenassero reazioni allergiche.
Sullo stesso filone di ricerca anche un gruppo di scienziati dell’Università del Costa Rica che, sulla scorta di quanto già fatto in passato per studiare antidoti contro il veleno di alcuni serpenti, hanno condotto uno studio analogo per trovare una risposta contro il Covid 19.
Ma ora, a mettere una ferma ipoteca su teorie e studi è finalmente arrivato il vaccino. Qualche studio avrà la forza economica di andare avanti. Altri si fermeranno. L’importante è comunque che, chi lo desidera, possa trovare una risposta scienifica a un proprio bisogno in termini di salute.
Ripercorrendo la storia della scienza e dei vaccini, tra i tanti, ecco un altro minuscolo incrocio con il mondo dei cavalli: correva l’anno 1967 e la Federazione italiana contro la tubercolosi, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, lanciava l’emissione filatelica per la trentesima campagna contro la tubercolosi.
Sul retro del gustoso cimelio storico si legge: “La vittoria sulla tubercolsi, insomma, è condizionata al senso e alla resposnabilità, alla solidale unione di tutti i cittadini: ed è vittoria che renderà il popolo italiano artefice di una delle più alte e ambite conquiste sociali del nostro tempo“.
E il cavallo è lì, a saltare oltre l’ostacolo con tutti noi. Anche oggi che la nostra sfida, più che tubercolosi, si chiama Covid19.