Bologna, 27 agosto 2022 – Il monito ci arriva dagli States: servono veterinari equini. Almeno questa è l’idea dell’American Association of Equine Pratitioners che proprio negli States ha formato una commissione per il ‘recrutamento’ di più professionisti dedicati al nobile animale.
In Italia, la situazione è piuttosto diversa in quanto non esiste una specializzazione universitaria ‘formale’ per veterinari equini. Ci si laurea in veterinaria punto e basta. E semmai è poi onere del futuro professionista acquisire una propria personale declinazione che lo porti a esercitare prioritariamente in un ambito specifico.
Però… se è vero che sempre più spesso viene riportata una carenza di personale sanitario – medici e infermieri – potrebbe non essere lontano il tempo in cui ci ritroveremo anche da noi con una penuria di veterinari. E tra questi quelli che sceglieranno di dedicarsi al complesso mondo dei cavalli.
Tornando agli States, l’American Association of Equine Pratitioners ha evidenziato come ci siano aree intere del paese che soffrono la carenza di professionisti in grado di occuparsi perfino delle cure di base per gli equini, tanto da diventare un tema di benessere e welfare. E le cose andranno sicuramente peggio se si considerano gli accessi universitari a veterinaria.
Secondo l’associazione americana, solo l’1,3% dei laureandi in veterinaria si rivolge al mondo degli equini. In una previsione decisamente poco rosea, il 50% di loro lascerà il ‘mercato’ professionale degli equini. Per rivolgersi a quello ben più redditizio dei piccoli animali.
In tutto ciò, il sistema formativo universitario americano non aiuta di sicuro… Sempre secondo l’associazione, il giovane veterinario all’inizio della propria carriera, parte con un debito contratto per gli studi universitari di circa 200mila dollari. Che difficilmente riuscirà a ripagare con gli introiti molto bassi di chi si occupa dei cavalli.