Bologna, domenica 24 marzo 2024 – Tra pochi giorni si disputerà una delle corse di galoppo ad ostacoli più importanti al mondo: l’Irish Grand National, 2024. Sono ben 154 anni che questa corsa viene disputata. Sono 154 anni che gli irlandesi, non solo appassionati del settore, si danno appuntamento a Fairyhouse il lunedì di Pasqua. Questo appuntamento di ippica è talmente entrato a far parte dell’identità irlandese da essere soprannominato: Dub’s Day Out, perché è l’unico ad avere il potere di svuotare Dublino.
Parlando dell’Irish Grand National, non possiamo non menzionare Rachael Blackmore, la prima amazzone che è riuscita a vincere questa corsa giunta alla sua 173° edizione (con un cavallo sfavorito, per aggiunta).
Ogni volta che giunge la notizia che una donna, un’amazzone, riesce a vincere una manifestazione di ippica, c’è sempre un grande scalpore. La notizia non è più incentrata sulla vittoria, sul cavallo, sull’allenatore, ma sul fatto che una donna sia in grado di vincere una corsa competendo con altri uomini. Uno stupore sempre sorprendente dettato forse dal fatto che ippica e sport equestri sono, probabilmente, gli unici a vedere competere uomini e donne, senza distinzioni di età, alla pari.
Ebbene, per i più scettici, ci sembra giusto ricordare anche la vittoria di un’altra grande amazzone: Michelle Payne. Anche lei provocò tanto scandalo perché riuscì a vincere, dall’altra parte del mondo rispetto a Rachael Blackmore, la Melbourne Cup nel 2015. Anche lei con un cavallo sfavorito, dato ben 100 a 1.
Come l’Irish Grand National, pure la Melbourne Cup ha dovuto aspettare oltre un secolo, ben 154 anni, prima che una donna riuscisse a dimostrare che l’ippica non è una questione solo maschile. La battaglia di Michelle Payne è nota a tutti tanto da essere arrivata anche sul grande schermo con il film intitolato “La Campionessa”.
Ultima nata di 10 fratelli, Michelle vive in una famiglia profondamente devota all’ippica: tutti i fratelli e sorelle intraprendono la carriera nel mondo delle corse al galoppo, chi con più fortuna e chi con meno. Il padre, uomo di cavalli molto rigido, ha degli scontri molto forti con Michelle in quanto non condivide la sua decisione di diventare amazzone professionista. Inutile ricordare le varie difficoltà da affrontare, gli incidenti, perché come sappiamo nel nostro mondo si cade e spesso molto male (in una caduta durante una corsa a Mildura, Michelle cade e viene calpestata dalla sua cavalla: 3 vertebre rotte, fegato lacerato e pancreas spaccato), e le umiliazioni dei colleghi uomini che la escludevano in tutti i modi possibili.
Oggi non vogliamo ricordare le avventure e disavventure di Michelle Payne, ma vogliamo riportare alla luce una persona che fu importantissima per la sua vittoria. Una persona senza la quale Michelle sarebbe stata veramente sola e che, probabilmente, non avrebbe avuto la forza di andare avanti, sempre e comunque.
Quella persona è suo fratello, Steven Payne, detto Stevie. “Non è niente, non vi preoccupate. Ho solo la sindrome di down”, è con queste parole che Stevie tranquillizza chiunque provi a fermarlo, mentre si aggira nelle scuderie dei vari ippodromi.
Stevie Payne è il fratello di Michelle, ha la sindrome di down, ma questa sua particolarità non ha potuto fermarlo davanti alla sua, evidentemente congenita, passione per i cavalli.
La sua particolare sensibilità nel riuscire a capire i cavalli era talmente evidente da colpire l’attenzione proprio dell’allenatore, Darren Weir, della scuderia a cui appartiene il cavallo con cui poi Michelle ha vinto la Melbourne Cup. Ma, non solo lavorava per quella scuderia, ma si occupava proprio della “sua” cavalla: Prince of Penzance.
E fu proprio Stevie a stare vicino fino alla fine alle due ragazze, Michelle e Prince, finché non entrarono in pista insieme per fermare la storia della Melbourne Cup, con la loro vittoria.
Il padre di Michelle Payne le ripeteva continuamente che durante la corsa doveva aspettare il momento giusto per scattare, che Dio apriva sempre un varco, doveva solo essere pronta a coglierlo.
Quel giorno il varco aperto da Dio condusse Michelle alla vittoria, ma non era sola. Con lei correva anche Stevie. Insieme sono cresciuti, essendo i due fratelli più piccoli e vicini d’età, e insieme hanno combattuto la vita, aspettando che quel varco si aprisse nel momento giusto. Insieme hanno dimostrato che la disabilità non è sempre tale: è solo la prospettiva da cui viene guardata che ne determina il giudizio.
Possiamo perciò dire, e per la prima volta con grande soddisfazione e gioia, che le medaglie di alcuni sono spesso le medaglie di altri. In questo caso, siamo certi che Michelle Payne condivida questa affermazione con noi, così come condivide la vittoria con il suo fratellino Stevie.