Bologna, 19 ottobre 2023 – I cambiamenti climatici che stiamo vivendo da diversi anni incidono sulle temperature elevate anomale anche oggi che ci troviamo alle porte dell’autunno. Questo scenario ci porta a fare i conti con diversi insetti fastidiosi per noi e per i nostri cavalli.
Tra questi, particolare attenzione meritano le zecche, acari ematofagi (si nutrono perciò di sangue dell’ospite togliendo nutrienti all’organismo) che, risvegliandosi dal letargo invernale, si avviano alla ricerca di un ospite da parassitare. Queste, pur essendo minuscole, sono dei parassiti tutt’altro che innocui!
Questi acari, infatti, sono responsabili della trasmissione all’uomo e agli animali di diverse malattie, alcune delle quali rappresentano delle zoonosi, fungendo da vettori per diversi agenti patogeni.
La diagnosi e la gestione delle zoonosi richiedono, oltre un livello elevato di competenza, anche una sinergica collaborazione tra i servizi medici della medicina umana e della medicina veterinaria, garantendo così un approccio adeguato ed efficace in ottica One Health.
Il termine One Health viene definito, infatti, come lo sforzo congiunto di più discipline professionali che operano a livello locale, nazionale e globale per il raggiungimento di una salute ottimale delle persone, degli animali e dell’ambiente.
Conosciamo meglio le zecche e le loro peculiarità
L’habitat preferito delle zecche è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con clima preferibilmente fresco e umido, ma possono trovarsi anche in zone a clima caldo e asciutto o dove la vegetazione è più rada.
Di fatto le ritroviamo, essenzialmente, lì dove sono presenti sul territorio ospiti da parassitare, per questo motivo luoghi come stalle, cucce di animali e pascoli sono tra i loro habitat preferiti.
Le zecche non saltano e non volano sulle loro vittime, ma si appostano all’estremità delle piante, aspettando il passaggio di un animale o di un uomo, attratte dal calore corporeo e dall’anidride carbonica emessa.
Nel cavallo tendono a localizzarsi principalmente sotto la coda, a livello della vulva, sulla mammella, sullo scroto, sull’ano, dentro le orecchie e comunque in tutte quelle zone in cui la pelle dell’animale è più sottile.
La zecca infetta l’animale tramite il pasto di sangue e generalmente rimane come parassita sulla cute dell’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni, poi si stacca e si lascia cadere spontaneamente.
È bene sapere che il rischio di trasmissione di una malattia aumenta proporzionalmente con la durata del pasto di sangue, per questo motivo è fondamentale rimuovere il prima possibile le zecche dall’ospite.
È buona norma controllare spesso i cavalli che passano le loro giornate fuori al paddock o al rientro da una bella passeggiata e, se necessario, utilizzare prodotti repellenti per le parti distali degli arti.
Quali le malattie che le zecche possono trasmettere ai cavalli
Le principali patologie più diffuse in Italia sono:
- la Piroplasmosi e l’Ehrlichiosi (Anaplasmosi) entrambe causate da emoparassiti
- la Malattia di Lyme (Borelliosi).
Vediamole brevemente insieme….
Piroplasmosi
La piroplasmosi è una malattia causata da due specie di protozoi: Babesia Caballi e Theileria Equi.
Questi protozoi sono parassiti intracellulari che si localizzano nei globuli rossi, determinandone la rottura con conseguente anemia emolitica.
Si tratta della patologia da emoparassiti più comune, che può manifestarsi con diverse forme cliniche, da quelle acute/iperacute più gravi a quelle croniche con sintomi più lievi, come la perdita di peso o il calo della performance sportiva, fino addirittura alle forme asintomatiche, che possono manifestarsi clinicamente solo a seguito di eventi particolarmente stressanti.
I sintomi tipici delle forme acute sono abbastanza aspecifici, con febbre anche elevata, mucose pallide e itteriche, anoressia e depressione. Le urine possono essere scure per la presenza dell’emoglobina derivante dalla rottura dei globuli rossi.
La malattia è diffusa in tutto il mondo ed è endemica sul territorio italiano, in particolare al centro sud. La diagnosi della malattia non è semplice e richiede l’intervento del medico veterinario per analisi approfondite e specifiche per la ricerca degli anticorpi e/o del protozoo nei globuli rossi.
Nel caso in cui il cavallo manifesti febbre, mucose pallide e itteriche, in assenza di altri sintomi specifici è bene attivarsi tempestivamente, affinché, a seguito di diagnosi di certezza, si possa intervenire con un eventuale terapia mirata.
Infine, non dimentichiamoci che molti cavalli, a seguito della terapia, guariscono dalla forma clinica ma rimangono portatori mentre altri semplicemente possono essere infettati non sviluppando mai la forma clinica.
Ehlrichiosi Anapplasmosi
L’Ehrlichiosi equina è una malattia causata dal batterio intracellulare Anaplasma phagocytopilum (ex Ehrlichia equi), responsabile di una sindrome meno grave della piroplasmosi di solito autolimitante.
È accumunata alla piroplasmosi equina in quanto porta a febbre e sintomi simili con la differenza però, in questo caso, che il microrganismo si ritrova nei globuli bianchi.
La gravità dei sintomi varia con l’età e la durata della malattia e la febbre può durare anche fino a dieci giorni.
A volte gli animali superano la malattia senza che questa venga riconosciuta e senza ricorrere alla terapia farmacologica; i rari casi fatali sembrano essere associati ad infezioni secondarie.
Malattia di Lyme o Borreliosi
La malattia di Lyme è causata dal batterio Borrelia burgdorferi, e può colpire sia gli animali che l’uomo, rappresentando quindi una zoonosi.
Mentre nell’uomo è la più diffusa e rilevante patologia trasmessa da vettore con diffusione nelle zone geografiche temperate, la sua rilevanza clinica nel cavallo è ancora poco conosciuta.
Da alcune indagini sierologiche effettuate su cavalli sani localizzati in aree endemiche in Nord America, sono stati individuati casi con presenza di anticorpi verso Borrelia burgdorferi, segno evidente di una recente o passata infezione, ma senza segni clinici di malattia.
In Italia la malattia è presente, le regioni maggiormente interessate sono il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria, il Veneto, l’Emilia-Romagna, il Trentino Alto Adige (Provincia autonoma di Trento), mentre nelle Regioni centro meridionali e nelle isole le segnalazioni sono sporadiche.
Nel cavallo la malattia si manifesta con febbre e diversi segni clinici, non sempre presenti contemporaneamente. Possono manifestarsi paralisi, gonfiore alle articolazioni, sintomi oculari, sintomi neurologici, laminite, zoppie ricorrenti.
La diagnosi non è semplice e richiede analisi approfondite.
È generalmente raccomandato non trattare i cavalli sieropositivi (che presentano anticorpi) in assenza di segni clinici, per non incorrere in un trattamento non necessario con aumento del rischio di reazioni avverse e l’utilizzo inappropriato di antibiotici.
La salute del tuo cavallo è importante, perché da essa dipende anche la tua salute e dell’ambiente che ti circonda. Il Medico Veterinario è una figura chiave in questo scenario, perché ha le conoscenze e gli strumenti per aiutarti a garantirla e a poter vivere con il tuo cavallo momenti di benessere, a 360 gradi.
La conoscenza è un primo passo per la consapevolezza. Rivolgiti sempre a lui per avere un quadro completo!