Bologna, 8 agosto 2024 – Marcel Duchamp diceva che è lo spettatore che fa il quadro. Parafrasando, sono gli spettatori che oggi fanno le Olimpiadi. Uno spettacolo alla Galeano di mamme, nonne, bimbi, famiglie, colori, nazionalità, incroci, passioni, emozioni. Un caleidoscopio infinito di paesi e colori in simbiosi con l’evento principe dello sport mondiale. Viviamo tutto intensamente, il medagliere azzurro esploso a Tokyo ci regala giorni di straordinaria eccitazione. Coperti da centinaia di ore di diretta, migliaia di interviste, milioni di telespettatori, miliardi di sponsorizzazioni.
Conosciamo sport nuovi, tifiamo personaggi mai visti, paghiamo abbonamenti per pochi giorni, viviamo in una bolla ritmata da uno starter o una boa, disegnata sulla Senna o a Sait-Denis, criticata e desiderata, meravigliosa e purtroppo breve. Le Olimpiadi stanno per finire. E ora che ci siamo immedesimati come non mai nell’inno, che abbiamo esposto la bandiera al balcone, che andiamo fieri di una spilla e di una scritta Italia, ora che contiamo le medaglie come i giorni all’alba, ora che ci sentiamo finalmente sul tetto del mondo, ora ci piacerebbe che tanti media, spettatori, opinionisti, sponsor, politici, presidenti, talent, ambassador e giornalisti trattassero gli imminenti Giochi Paralimpici con lo stesso entusiasmo, la stessa ricchezza di mezzi e dettagli, lo stesso interesse e la stessa forza d’impatto.
Perché questi sono atleti ancora più d’oro di Ceccon e Martinenghi, ancora più ammirevoli di Paolini ed Errani, ancora più meritevoli del Setterosa e dell’Italvolley, perché i Giochi li hanno vinti nel momento in cui non si sono arresi e li rivincono oggi che sono nello stesso villaggio, nella stessa città, negli stessi impianti, nelle stesse gare per le quali per giorni e giorni tutti abbiamo esultato e sognato.
Il nostro impegno
Noi di Cavallo Magazine tratteremo i nostri campioni, ad iniziare dall’impareggiabile Sara Morganti, come abbiamo trattato i loro colleghi che li hanno preceduti. Con lo stesso amore, tifo, passione e affetto, con la stessa identificazione in un sogno chiamato Italia e chiamato Sport. Un giorno Italo Cucci mi disse: «Presto le Paralimpiadi saranno più seguite delle Olimpiadi».
Speriamo che quel giorno sia vicino.