Bologna, 29 novembre 2023 – Abbiamo raccontato a più riprese il dramma del commercio delle pelli di asino, soprattutto nei paesi più disagiati del pianeta, Africa in primis. Così come delle battaglie portate avanti da molte associazioni che in quei luoghi cercano da decenni di promuovere la cultura di una tutela degli animali, non fosse che per il ruolo determinante che svolgono nella poverissima economia agricola in cui sono indispensabili lavoratori.
È notizia di questi giorni – direttamente da The Brooke – che siamo alla vigilia di una nuova consapevolezza. Per il momento almeno politica.
La African Union, in rappresentanza di ben 55 Stati africani, ha annunciato che a febbraio 2024 dovrebbe essere finalmente siglata una moratoria sul commercio delle pelli d’asino. Diventerà quindi illegale e proibito commerciarle.
È il risultato ottenuto con la presentazione di un rapporto intitolato Donkeys in Africa now and in the future – Gli asini in Africa adesso e in futuro – di fronte a un importante tavolo tecnico intergovernativo che si occupa in Africa di risorse, agricoltura e ambiente e che ha deciso di sposarne le istanze.
Secondo il report – prodotto dall’African Union Inter-African Bureau for Animal Resources (AU-IBAR) e realizzato da The Brooke – nell’ultimo decennio centinaia di migliaia di asini sono stati macellati per la loro pelle, destinata all’esportazione. Principali ‘clienti’ i cinesi che la utilizzano in preparati per la Medicina tradizionale. Tutto ciò ha avuto un impatto disastroso sugli asini e sulle popolazioni per le quali sono insostituibili strumenti di lavoro.
L’adozione del report e la moratoria sono state salutate con grande entusiasmo da molte associazioni, tra le quali si sono schierate The Brooke, Spana, The Donkey Sanctuary, World Horse Welfare e la Coalizione Internazionale per gli Equidi da Lavoro (ICWE)
«Speriamo che tutti i Paesi africani rispettino questa decisione e interrompano il commercio delle pelli per preservare questo patrimonio naturale – gli asini – che versa oggi in una situazione critica così come pure i mezzi di sussistenza che esso sostiene» ha dichiarato Raphael Kinoti, direttore regionale di The Brooke, esprimendo il parere unanime di tutti i suoi ‘colleghi’.