Bologna, 11 dicembre 2024 – Sul numero 425 di Cavallo Magazine ci eravamo occupati dell’Alfabeto del Benessere: e a voi cosa sarebbe venuto in mente con la lettera ‘B’?
Capita ancora, a volte, di vedere un cavallo con il ballo dell’orso.
Fermo davanti alla porta del suo box, se può con la testa fuori, sposta alternativamente il peso da un arto anteriore all’altro con un ritmo più o meno ansioso ma sempre, ossessivamente continuo.
Si tratta uno dei comportamenti stereotipati più noti, un grave vizio redibitorio (dà quindi il diritto di rescindere dal contratto di acquisto) e causa di sostanziale infermità.
È infatti poco controllabile nei soggetti che lo hanno già acquisito e può divenire causa di deperimento, lesioni, affaticamento e perdita di condizione.
Che poi quella parolina lì, vizio, mette fuori strada: non è certo per una sua malevola e dispettosa volontà che il cavallo impara a muoversi a quel modo, anzi.
Si tratta di un modo di reagire allo stress causato dalla frustrazione da confinamento.
Sono i cavalli che escono poco per muoversi, che non hanno la possibilità di fare una adeguata quantità di movimento e vita sociale, che non hanno distrazioni a sviluppare quella che a tutti gli effetti è più una difesa, una richiesta d’aiuto che un vizio.
Questo movimento reiterato infatti si pensa sia associato al rilascio di endorfine.
Da notare che molto spesso i cavalli lo imparano imitando un altro compagno di scuderia che ha già fatto propria questa anomalia comportamentale.
Messi nelle stesse condizioni di noia, nella stessa scuderia e con le stesse carenze di cura e movimento ci vuole un attimo a prendere lo stesso ‘vizio di stalla’.
Perché i cavalli, non dimentichiamolo mai, sono animali sociali e nati per vivere in branco.
«Questi loro aspetti affiliativi» ha scritto Andrew F. Fraser nel suo libro ‘Il comportamento del cavallo‘, «ne aumentano le capacità di imitazione; le tendenze allelomimetiche inducono il cavallo a selezionare cibo non velenoso, a riposarsi, a rotolarsi, stare in ozio e muoversi col branco. In situazioni innaturali come il confinamento, un cavallo in cerca di nuove esperienze può imitare altri in scuderia che siano affetti da ballo dell’orso, ticchio d’appoggio…» e altri tic assortiti.
Tanta aria, tanta luce, piccoli amici che passano a fare compagnia: questo Haflinger ha tutto l’agio di dare sfogo alla propria curiosità – Foto per gentile concessione Anacrhai
Mai come in questo caso quindi è importante prevenire il problema.
La segregazione dai suoi simili, la mancanza di attività fisica, la monotonia e l’impossibilità di applicare le proprie facoltà a lungo andare causano stress nei cavalli, e una situazione di chiara sofferenza.
Date loro la possibilità di muoversi ogni giorno liberi nel paddock, possibilmente in compagnia di qualche altro cavallo amico o comunque con la possibilità di interagire almeno visivamente con loro; garantite loro la giusta dose di attività fisica.
In definitiva non abbandonateli nel loro box, illudendovi che una palla colorata e qualche giochino di gomma facciano le veci di una vera vita da cavallo: che è fatta di amici, di spazio, di galoppate, di stimoli.
E anche di voi, sì: i cavalli di oggi è da 5.000 anni che li selezioniamo perché abbiano voglia di fare qualcosa con noi umani, tanto che sono arrivati a trovarci sostituti sufficienti dei loro compagni di branco.
Ma proprio per questo non possiamo deludere le loro richieste di attenzione: come è, a ben vedere, anche il ballo dell’orso.
Due Lipizzani che fanno grooming tra loro: un bel paddock e un amico con cui condividerlo sono una ottima cura e prevenzione per i problemi comportamentali come il ballo dell’orso EPA/CHRISTIAN BRUNA ATTENTION